Tiziana Mayer

Storie e eterni



Tiziana Mayer Vive e insegna Varese. Studia l'ebraico.     

Con “alla chiara fonte” ha pubblicato Apocalissi private e Ione.
Attende la pubblicazione, presso case editrici diverse, di altri due libri nel 2021.




STORIE E ETERNI

Ebbe il sapiente Prospero il coraggio
di attendere al pensiero della fine:
alla magia rinunciò, alle linee
del tempo, legate in un volume nella mano.
Una preziosa audacia, con acqua e fuoco, gli disciolse
tutti i libri in quinterni,
sentendo, di quel potere, il poco e il vano.
Oh Calibano, comunque perderai la tua battaglia
contro chi, non più dal proprio gioco dominato,
abdicare sappia all’effimero dei giorni fatti eterni.





IN LUOGO DI CONCLUSIONE

Vedessi sulla città albeggiare il fuoco,
il ruotare vorticoso
degli astri, senza più sapere
quale, notturno o diurno coro,
involga delle sue ale il sole!
Or sorge sì fioco, nell’estiva vampa, e arde
delle strade il greto.
Potessi, sentinella dalle rade
notti e troppi giorni,
la fiamma scorgere, l’incendiato strale,
che sciolga me e le astrate stole;
e più e più chiaro giunga a liberarmi:
unica stella, rogo di roveto.





PRESAGI



I

Oppido Mamertina

Qui, dove l’aria prende forma di colle
e il colle scoscende
in un luminare di scale, e pare
concavo antro che acceca
di ogni oscuro orma,
il sole puro distilla fulgida nebbia che sale
e goccia e traspare
come da vetro, da cristallo o ambra.
Il telo lucido del cielo abbàcina,
nasconde e palesa nel suo velo.
In sé le soglie e l’ombra d’altra luce
addita sì, ch’intervallo
non sia dall’altra all’una.
La scande il giorno, la fende come da una cruna…
attende.




II

A stento, nell’aria, si bilancia e specchia,
arrovesciato il suo fulgore,
il sole: miraggio di vapori in sé riflette
dieci raggi, un raggio;
e, come vi converge,
si capovolge il lume, si ritorce.
Quali trasparenze e acque rifluiscono
della risacca nell’alterno moto,
altro acume di là si tende e accende.
E l’occhio lo rilancia,
lo sperde nel frangersi del giorno;
lo arretra ed erge
al ruotato astro che d’intorno
la sua veste tesse d’irradiato fuoco.
Nel gioco di miragli,
rovescio e dritto è ignoto.




III

Il ricino di Giona si distende
Là sulle solitudini
Che non chiedono ombra.
Priva di occhi la nube pallida
Il cielo di sé sgombra ed a sé insieme sperde
il velo lieve delle aride fronde.
Alto levata sopra i propri culmini
unico schermo, riparo unico ed ombra
la fornace del sole le parvenze tutte
fonde nel suo crogiolo:
desiderii, gioie, inganni, sofferenze.




IV

Quando guardai le dita dell’aurora
stendersi rosee sopra il cielo puro;
il gocciare della pioggia trasparire
e lucente far l’oscuro;
quando intesi silente il cielo intessere
sinfonia che suona
di armonia divina,
(né sa né saper può come s’indova,
ma fra terra e sole,
mare e argilla sorgiva
sospesa aleggiare e stare),
alla scintilla che a sorpresa
mi percosse: “amore” udii
“che nella mente mia ragiona”.




V

Amore indefettibile,
amore incorruttibile,
amore senza morte,
che intorno a te medesmo volgi
e le altre cose
di mezzogiorno immobile e diffuso
orte fai della tua luce, mentre anelo
bolle l’asfalto nel meriggio
e bosco non v’è, ombra di rose,
ma selva di cemento che vi stenda ala
e lampeggia una farmacia la croce;
impreveduto e di bellezza adorno
piovi: scala
della terra, foce di cielo.






ritorna a Fluire 3











E-mail
Chiamata