OSARE LA PACE


 


Immagine: Barbara Carle, Airone bianco, 13.gennaio 2022




Osare la pace   

ingenua, irenica, tardiva

Poesia

N.1 marzo 2022




In una scena che si voleva ironica di un film* di una ventina di anni fa, le partecipanti al concorso Miss America dovevano dichiarare cosa secondo loro era necessario per migliorare la società, per farsi meglio conoscere e apprezzare da giuria e pubblico. Tutte ripetevano “la pace nel mondo”. Era evidente che nessuna poteva rispondere altrimenti, pena il passare per una persona egoista. Solo la protagonista (in realtà una detective in copertura) dichiarava di desiderare punizioni più dure per chi commetteva un crimine dopo essere uscito di prigione per buona condotta a quel punto si registravano alcuni secondi di silenzio imbarazzato degli astanti, finché lei non aggiungeva, veloce e sorridente, “e la pace nel mondo”. Tutti allora sorridevano e applaudivano sollevati. Nonostante l’inferiorità morale della sua risposta, la protagonista desta la simpatia del pubblico perché è sincera. La pace nel mondo è un desiderio altruistico e molto alto, bello da dire e difficile da sentire davvero come proprio e urgente. I nostri bisogni (sociali e personali) autentici invece sono più concreti, controversi e potenzialmente imbarazzanti. Però sono gli unici che ci muovono davvero ad agire, a cercare soluzioni e inventare nuove vie. La pace probabilmente è possibile quando si mettono in campo con schiettezza i bisogni delle nostre società e si cerca insieme una soluzione, perché, per quanto imbarazzanti, sono l’unica fonte di energia creativa che abbiamo.


*Miss Detective (Miss Congeniality) è un film del 2000 diretto da Donald Petrie e interpretato da Sandra Bullock. 

per alla chiara fonte
Irene Valsangiacomo 

Irene Valsangiacomo dopo il liceo ha studiato recitazione alla Scuola di Teatro di Bologna " Alessandra Galante Garrone" e in seguito presso la Facoltà Teologica dell'Emilia Romagna di Bologna e la Facoltà di Teologia di Lugano. Insegna nelle scuole superiori a Bologna.



 

Immagine: 

Christian Viredaz

Au lever du soleil ce matin

le ciel était rouge sang.


ore 7:10 del 24 febbraio 2022



 

 

Angelo Maugeri


IL SUONO INCONFONDIBILE DELL’ORO 


                             Quid non mortalia pectora cogis,                                                                        
auri sacra fames. 

                              PUBLIO VIRGILIO MARONE 
                              (Eneide, 3. 56-57) 



Saprai mai l’incanto oscuro 
del sensibile amalgama terrestre 
d’argento e rame e oro cui dà pregio 
il lavoro dell’artefice e un sigillo? 
A generare 
la sete dell’accumulo e la guerra 
mai finita dell’uomo contro l’uomo 
è il crepitio 
del magma nel crogiolo, è quel brillio 
che abbacina gli occhi ed esplode 
in tempi e modi atroci. 
Ed ecco il tintinnio delle monete, 
ecco a confronto 
meno suadente la voce del ferro, 
il clangore del bronzo o lo squillo 
infantile dell’argento: 
accenti indifferenti mentre l’ansia 
del possesso accende il volto 
ed eccita il sangue che brucia 
anche l’anima. 
E le monete rimbalzano e danzano, 
e sulla pelle scivola 
come una musica antica 
il suono inconfondibile dell’oro. 


il testo: Il suono inconfondibile dell'oro è stato pubblicato in Lo stupore e il caos, puntoacapo editore2021.  


Angelo Maugeri è nato in Sicilia nel 1942. Studi a Messina, Napoli, Roma e Palermo e lunghi soggiorni in Germania. Nel 1969 si è trasferito in Lombardia come insegnante. Risiede nell’hinterland comasco. Al suo attivo ha varie pubblicazioni di poesia, tra cui: Mappa migratoria (1974); Verbale di s/comparsa (1976); I sensi meravigliosi (1979); Passaggio dei giardini di ponente (1983); Kursaal (1989); La stanza e la partita (2000); Nóstos (2004); Prove d’impaginazione (2015); Lo stupore e il caos (2021).



 


Tiziana Mayer


NEL  FANGO


Ora che fuochi gravidi di terra hanno iniziato
a minacciare lo splendore del sole che li nutre,
e nella notte a spargere 
fiamme di drago
                • non sapete, non sapete
che il soldato Petrov è maciullato, e giace
nel fango senza gambe?
Nel fango ove giacquero i suoi padri, 
e i suoi vicini ebrei 
degli anni Quaranta, 
senza un perché giustiziati
nella belletta nera incenerita dagli spari,
nell’aria dolce che del sol s’allegra,
(e per tre giorni respirò la rena) - 
è rimasto fisso il Cristo nell’icona. Figgeva
lo sguardo alla lordura
della fanghiglia mescolata al sangue,
alla creatura nuova che dibattendosi, nasceva:
uomo-tronco, immemore ormai del suo passato.   
E come suona 
lontana l’ora del principio di una guerra che impietriva
oppresso ed oppressore, insieme, ed esaltava, 
insieme, oppressore e oppresso.
Nella vitrea agonia, adesso sa il soldato che l’amore
per il nostro Io è timore d’essere inghiottito
dall’azzurro che profondo su noi   
incurva i fonti dell'immenso,
e unica salvezza il cielo che, accanto al Cristo,
lo effigerà monco a riscattarlo 
nel vano non finito del suo abisso.



Tiziana Mayer Vive e insegna Varese. Studia l'ebraico. Con “alla chiara fonte” ha pubblicato Apocalissi Private e Ione. Per l'editore Ladolfi ha pubblicato Via Negationis, 2020;  per La vita felice editore, la traduzione del Commento alla Genesi di M. Recanati, 2021.  



 


 












Rosa Notarfrancesco


UN FATTO DETERMINATO

Di carattere allegro e vivace,
la guerra sa essere paziente
quando riposa sotto anestesia.

Questa guerra è un’altra guerra,
ma è anche la solita guerra chiave,
o quello che si dice di una guerra
che segue il decorso della malattia
delle parole brevi, elaborate dalla TV
per rispondere alla crisi del momento.

Ed eccola visivamente sullo schermo.
Non sembra un monito per l’avvenire,
questo è certo eh già, come la morte
d’altro canto proprio come la morte




Rosa Notarfrancesco nasce a Salerno ma vive ad Arezzo dal 2007. Diplomata in catalogazione dei beni culturali, si definisce una lettrice accanita, le piace viaggiare ed ascoltare la musica.


 


 















Nube verticale tecnica mista su carta, cm 43 x 29, 2021


Enzo Pelli


27 FEBBRAIO 2022


Oggi tira vento forte
frane naufragi
terrore morte.
Gli amici? Scomparsi
alcuni, forse morti.
Altri girano ancora:
brutti, soli, diversi, storti.

Quanta forza 
violenza rumore
per appena spostare
un po’ di foglia secca
strappare un filo d’erba
qualche fiore.



Enzo Pelli (Lugano 1948) ha lavorato nel settore culturale della Televisione Svizzera. Pratica la calligrafia, la pittura e la poesia. Ha pubblicato tre raccolte di versi: Momenti irripetuti Lugano, alla chiara fonte, 2014 Solo una nube che passa. Lugano, alla chiara fonte, 2017 Una musica lieve. Rio Ferrarese, Book editore, 2018;  Il tempo breve, alla chiara fonte, 2020.




 


Alberto Jelmini


MADRE E FIGLIO


Immagine gratificante della Madre:
il figlio in braccio a giocare
col globo azzurro 
racchiuso nel nastro d’oro,
il lieve sorriso di chi si compiace
di contemplare la propria creatura,
felice che il mondo 
corra su giusti binari,
diretto da saggezza superiore…

Oggi altre icone percorrono
la fumante scena
d’un mondo in disfacimento:
madri protese dal fianco del gommone
ad agguantare il figlio,
travolte, e dalle onde spinte
sugli gli scogli, 
le braccia tese
verso un fagotto di stracci
che lascia scorgere
il corpicino nudo di un bambino.
Icona del dolore, quando,
raggiunto un lembo di sabbia
nel clamore di grida disperate
confuse nell’urlo del mare,
in ginocchio, piegata sotto il velo,
contempla il proprio bimbo senza vita.
La vergogna del mondo intero 
sarà forse riscattata 
dalle giovani donne calate
nella furia delle onde
fra punte aguzze di scogli, 
a stento uscite alla riva
con bimbi nudi in braccio,
e genuflesse fradicie sulla battigia,
nel trepidante sforzo 
di ridar vita col proprio fiato
a occhi spenti, o atterriti,
lentamente, in un’aurora
forse soltanto sognata,
cogliere a fior di labbra, 
lieve, un sorriso.



Alberto Jelmini, nato nel 1938 a Lurengo (Quinto, TI), ha seguito gli studi magistrali, ottenendo in seguito il dottorato in lettere all’Università di Friburgo. Del 2008 la prima pubblicazione poetica Poesie (Locarno, Dadò). Ha fatto seguito Tracce con Claudine Giovannoni (Balerna, Ulivo, 2011) e Poesie sulla tavolozza (Locarno, Dadò, 2012).Nel maggio 2016 esce Essenza di donna, Lugano, “alla chiara fonte”, nel 2017, presso le edizioni Ulivo, è uscita una nuova raccolta poetica, Poesia e Danza.

 

 

Elena Ghielmini


LA PAS


Gh’ém bisögn da Pas
un cinq ghéi da Pas
nagótt d’altru,
tütt ul rèst l’è fófa
da bütà  
in dala tòla dal rüd,
dumà la Pas la fà viv
la carézza,
la sua fòrza
faia da Lüs e da Bén
la fà a tòcch i pelòcch,
ul mund al fiada.  
Sü la pèll segnáda
la Pas, cuarciád i òss
la fà nass girasuu,
cul sò Bóff in scòss  
tütt i fòrz adòss.


19 d’agóst 2020


LA PACE

Abbiamo bisogno di Pace / un cinque centesimi di Pace /null’altro, / tutto il resto è ciarpame / da gettare / nella spazzatura, / solo la Pace fa vivere / accarezza, / la sua forza / fatta di Luce e di Bene / fa a pezzi i macigni, / il mondo fiata. / Sulla pelle segnata / la Pace, coperte le ossa / fa nascere girasoli, / con il suo Soffio in grembo / tutte le forze addosso.

 

Elena Ghielmini nasce a Sorengo (Svizzera) il 14 novembre 1942- Scuole elementari a Sorengo - Ginnasio a Lugano. Diploma in lingua e commercio a Zugo. Soggiorno di sei mesi in Inghilterra. Inizia a scrivere poesie nel periodo dell’adolescenza in italiano e, dopo una decina d’anni alterna le due lingue, italiano e dialetto. Il primo libro in dialetto appare nel 1977 mentre il primo in italiano nel 1986; ha poi continuato a scrivere e a pubblicare. Ultimo in ordine di tempo: Lo Squarcio Luminoso, prefazione di Silvio Raffo, Ed. Ulivo Balerna.


 

Rosanna Marina Russo


SCALZI 

 

Cammino per il sentiero. 

Forse come ogni mattina, 

ma non ne sono certo.

L’aria è rarefatta e pregna 

di un profumo 

che mi sembra di conoscere

di gerani o garofani.

 

Voglio   camminare 

anche se non so bene 

dove stia andando. 

Non ricordo quale sia lo scopo 

del mio andare.

Voglio solo camminare.

 

Una gamba avanti l’altra 

e quella casa alle mie spalle 

diventa inesistente 

e quell’albero davanti a me 

mi dona ombra.

 

E questo cielo!

 Un azzurro  così pulito e silenzioso 

come sott’acqua. 

E quelle fluide nuvole bianche 

che nessuno più pugnala.

 

 Cosa sfioro coi piedi?

Mi solletica giocando tra le dita.

Guardo in basso. 

Ed è solo erba.

Erba tra i ciottoli. 

  

C’è un prato un po’ più in là. 

Voglio raggiungerlo e baciarlo 

come fosse la mia patria

Tutta la terra è la mia patria 

e nessuna terra lo è.

 

È su questo cuscino 

verde e giallo di margherite minuscole 

Immerso in un fruscio di sete 

che voglio ballare. 

Voglio che i miei piedi scalzi 

striscino sulla rugiada 

e saltino sui verdi trampolini.

Voglio che  le mie braccia 

accompagnino il gesto dei miei fianchi.

E ancora e ancora.

Mi sento un derviscio 

ubriaco di me stesso.

 

Ma perché i miei piedi sono scalzi?

 

Forse dovrei fermarmi, 

magari ho un punto d’incontro 

o un compito da svolgere

 

Mi sembra che niente 

sia più importante 

di questa mia carne viva

di questo fresco silenzio

di questa luce.

La luce che tanto mi mancava.

 

Ma dove? 

 

Ricordo, ora. 

Un rifugio e tanti di noi

stretti come questi fili d’erba.

Ma senza aria  senza cielo

Alzavo la testa ogni tanto.

Solo ogni tanto 

perché non avevo  fiato a pensarci.

 

Ma guardai sulla mia testa 

una volta di troppo. 

E corsi via.

Le voci  mi urlavano di tornare dentro.

Ma voi che avreste fatto 

se l’aria non riusciva 

a espandere  il vostro petto?

 

Ricordo, ora. 

In quel cingolato

stretto nell’abitacolo

buio

soffocante.

 

Prendi la mira, mi gridavano le voci.

Ma c’è un ragazzo che guarda il cielo, dicevo.

Spara, continuavano senza tregua.

 

 Se ci fosse stato questo silenzio vivo di foglie 

se il ruscello fosse stato

fresco 

non avrei sparato

non sarei scappato.

 

Ma lo feci e fu come accendere la miccia 

sotto i miei piedi.

Come colpirmi in pieno petto.

 

Mi siedo.

Ci sediamo.

Forse affranti d’impotenza.

 

 Ci ascolteranno? 

Butteranno le armi in un fosso 

e le copriranno di cemento?

 

Che si rapprenda e le mummifichi.

Per sempre.

 



Rosanna Marina Russo vive a Caserta. Ha collaborato con la rivista di poesia “Artepresente”, ha fatto parte del gruppo “Poiesis” e ora di “Spazi diversi”. Nel 1997 ho vinto il Premio di Poesia “Apudmontem – Villa Ravaschieri” e nel 2019 il Premio “Domus Artis Mater”. Ha pubblicato tre raccolte: Icaro (1997 – Ed. NOVA RES) , Tenerezze inespresse (2001 – Spring Edizioni) e Le sottane del pudore, 2018 – ed Controluna).


 

István Gyalai


 

Il vento, tecnica mista, 2020


TÉBOLYULT TEKINTET 

 

ma fagyos tűzeső a feltörő forrás

mely száz sebből fakad

ha a béke kép

vásznát most kések hasogatják

ha a béke vázában virág

most törött cserepek véres tócsában

ha a béke madár

ma a robbanás derült égből

földre teríti s lezuhant

remény képzelet öröm

sebzett vad ma gyilkos csapdában

ha tekintet a béke

tébolyultan néz ma vissza ránk

 

 

oggi un gelido fuoco si gonfia da una sorgente gorgogliante / che scaturisce da centinaia di ferite / se la pace è un quadro / la sua tela di lino è ora lacerata da coltelli / se la pace è un fiore /ecco ora spezzati i frammenti in una pozza di sangue / se la pace è un uccello /
oggi precipita dal cielo in un’esplosione / e giace schiantato a terra / speranza fantasia gioia / oggi un essere selvatico è ferito nella trappola mortale / se la pace è uno sguardo /
oggi ci guarda follemente


 

István Gyalai è nato nel 1954 a Oradea in Romania. Ho studiato all'Accademia d'arte di Cluj tecniche della grafica e dell’illustrazione, incisione, tipografia e fotografia. Vive a Vienna dal 1989.

 

 

 

Ro Milan


LA NERA LAVAGNA
 
Sulla nera lavagna della vita
col gesso ho disegnato un cuore
mentre gli uomini s’ammazzan come bestie
nelle trincee di tutti i continenti.
 
Io amo, tu ami, noi amiamo,
e il piombo continua la sua strage.
 
Tutti vogliono la pace!
E la pace sia.
Ma, chi comincia?
 
Sulla nera lavagna della vita
con una spugna ho cancellato il cuore.


La nera lavagna, è stata pubblicata nella raccolta Il canto delle rane nel 1963.


Roberto Milan é Nato a Tortona nel 1937, dal 1946 abita a Chiasso e a Dalpe. Ha compiuto studi commerciali. Ha iniziato giovanissimo a dipingere e a scrivere poesie e racconti. È stato giornalista collaborando con riviste e quotidiani. Nel 1963 pubblica la prima raccolta di poesie Il canto delle rane cui seguiranno alcuni romanzi. Dal 1970 si dedica con assiduità alla pittura senza tralasciare la letteratura. 

 


Patrizia Nizzo


 

Messaggi di pace lasciati dall'autrice sui rami degli arbusti del Campidoglio a Roma


...

Piccoli universi chiusi vagano in un tempo ristretto,
drammi solitari, intime vittorie.
Lo steccato del nostro giardino è armato
o fagocita l'altrui spazio.
Per troppi il passo è senza terra
ammirando il cielo riflesso in uno stagno.

...

Patrizia Nizzo é nata a Todi (PG) il 2 aprile del 1954. Ha pubblicato tre raccolte di poesie: Come foglie Aletti Editore. Al di là dei rovi Gruppo Albatros. Il menestrello dei semplici, Edizione Il Convivio, La mia casa non ha porte, alla chiara fonte, Dalla nuvola non scendo Pellicano Libri, e un racconto: Dov'era Dio? Aletti Editore. Ha vinto alcuni premi ed presente in numerose antologie.


 


Teresa Rosario


L’uomo vede le stelle

eppure

tanto fugace d’innanzi all’Altrove

tanto eterno per così poco tempo

aspetta!

e sempre

e ovunque

dona grazia

perché sei solo polvere

polvere colma di bellezza 



Teresa Rosario vive e lavora a Lugano. Dopo il bachelor in “Art and movement” ha trovato il suo posto come mamma e Mamma diurna. Scrive brevi racconti fantasy, e usa l’arte a scopo ludico per l’infanzia.

 


Dina Moretti


 

L'immagine propone una visione di equilibrio di vita ( il fiume) nella quale gli ostacoli (i sassi) vengono aggirati in ‘contro-forma’ dall’acqua che può continuare a scorrere. L’idea è quella di forze contrapposte che si armonizzano favorendo il fluire della vita.

Dina Moretti è nata a Lugano nel 1958. Dopo gli studi all'Istituto Magistrale, si è diplomata all'Accademia delle Belle Arti di Brera (Milano) nel 1985 con tesi « Arte e scienza ». Vive e lavora in Svizzera e in Italia.

 

 Adriana Gloria Marigo

Luino, 27 febbraio 2022


Il nome fragile concorde ai moti celesti    

Questo è inverno clemente
persino grazioso nel mancare 
la sembianza ghiaccia – ricusazione
impropria alla sua arte trasparente

ma una caduta rovinosa
una malevolenza virale
sconnette la trama invernale
soffoca voce e parola

immette il succo inumano
lo scompiglio velenoso – eppure
Flora gloriosa modula il verde
e Fauna le gentili forme volanti

mentre a oriente un lindore di luna
sillaba crescente il nome
fragile concorde ai moti celesti
riposto entro nitore di cuore



Adriana Gloria Marigo, nata a Padova, vive a Luino. Direttrice della collana di poesia Alabaster per Caosfera Edizioni, si occupa di critica letteraria per le riviste online Readaction Magazine e Limina Mundi. Ha pubblicato in poesia: Un biancore lontano, LietoColle, 2009; L’essenziale curvatura del cielo, La Vita Felice, 2012; Senza il mio nome, Campanoto Editore, 2015; Astro immemore, Prometheus, 2020; gli aforismi lirici Minimalia, Campanoto Editore, 2017. 

 



Flavia Zanetti


 



 






Flavia Zanetti è nata a Locarno nel 1945, è  stata docente di scuola elementare. Dal 1992 al 2013 ha condotto Officinaarte, spazio espositivo e d’incontro a Magliaso, dove risiede. 
Ha dato vita al Gruppo artistico Ugualeuno tra il 1998 e il 2012; 
è affiliata a Visarte da vent’anni. Si considera autodidatta, disegna, usa la foto, crea installazioni dove privilegia il legno raccolto nel bosco e altro materiale povero. Ama il lavoro a tema dove l’interessa profondo va  all’essere umano che vive, pensa, soffre, muore.

 


Romie Lie


über lichtausgesäten feldern
die gräber in der luft

tausende von jahren wiegt
mein herz

zwischen meinen brauen
wachsen felsen

beim alten apfelbaum
verlässt mich das blut

ob meine hände je wieder
den frieden wagen


su campi seminati di luce
le tombe nell'aria

pesa migliaia di anni
Il mio cuore

tra i miei bruni
coltivare rocce

al vecchio melo
il sangue mi lascia

se le mie mani saranno mai in grado di farlo di nuovo
osare la pace



Romie Lie è nata nel 1954 a Langnau nell'Emmental in Svizzera, in una famiglia di lingua materna francese, ha imparato il tedesco a scuola. Di formazione è infermiera. Ha soggiornato spesso all'estero in alcuni stati dell’Europa e negli Stati Uniti. Scrittrice freelance dal 1981 e responsabile di laboratori di scrittura dal 1990. Ha pubblicato alcuni libri di poesia. Vive a Hinterkappelen vicino a Berna.

 


Lello Agretti


Avanti è la sera
sparsa 
fin dove giunge sguardo.
Chiara e lucida è la sera
ma tu diresti annotta.

Non increspa tra i rami.
Per via nessuno nessuno alle finestre
buio al lume quotidiano.
Taciturno silenzio.
Eloquente.

Odi?
Di là dai palazzi.
Non odi?
A metro a metro avanza.
A strada a strada.

È tempo.
Insorta è la parola.
Sta la parola come soldato
serrati piedi occhi negli occhi
contro ogni petto il petto.

Mai così prima 
mai così giusto il tempo.
Sorgi 
che alta è già la sera.
E le stelle.




Lello Agretti, nato nel 1949 a Torre del Greco (Napoli), vive a Caserta. All'attivo più di una pubblicazione. Predilige quelle fai da te e a tiratura limitata.


 


Fabio De Masi



mio figlio studia geografia:
la cartina politica
cosa c’è di politico, mi chiedo
questi tagli nel terreno
queste linee, queste scuciture
sembrano più cose anatomiche
le sezioni del vitello
la mappa esposta
dietro al bancone del macello



Fabio De Masi vive a Torino. Scrive racconti e poesie. Nel 2018 il racconto La finestra di fronte è stato pubblicato dal collettivo di scrittura Spazinclusi, mentre la rivista Pastrengo ha pubblicato Quando smetterà di piovere? È uscito a marzo 2021, sulla rivista Risme, il racconto Nascondino, e nello stesso mese alcune sue poesie sono uscite sul n. 4 della rivista Fluire – alla chiara fonte.  È uscito in questi giorni il racconto Poche cose sempre per Spazinclusi.


 

 

Valentino Alfano



Pace arida e devota
Riunita con il bene peggiore
Che se mi guardi
Si sente il profumo degli alberi

Parlo spesso di te
Oggi è buio
È la colpa del tempo
Che sale in un sentiero di pietre

Ho un'idea di dove porti
O di dove tu possa catturarmi
Che ci tieni tanto a vedermi
Per restarmi vicino



Valentino Alfano è nato a Lugano nel 1960. A diciott'anni, tramite un amico, conosce Massimiliano Pani, a cui fa ascoltare alcune sue canzoni: due di queste, Sensazioni e Il vento, sono scelte da Mina, che le incide nell'album Attila del 1979. Due suoi brani sono pubblicati come singoli, Oggi è nero nel 1982 e Devi dirmi di sì nel 1983. Una sua canzone, Sei o non sei, contenuta nell'album Bula Bula del 2005, è stata incisa da Mina in spagnolo con il titolo No sésierestu, con adattamento del testo in spagnolo di Mila Ortiz, e inserita nell'album Todavía del 2007. Il 20 gennaio 2015 debutta come cantautore con l'album 2 foto, pubblicato dalla GPC, che contiene anche tre sue reinterpretazioni di brani già incisi da Mina.


 


Bruno Bordoli


 


L'uomo dal cuore grande

olio su cartone, cm. 21 x 31, marzo 2022


Bruno Bordoli è nato a Porlezza (Como) nel 1943. Dipinge dal 1965. Recentemente ha interpretato  la sacra Bibbia con 380 tavole pubblicate nel 2018 da Mondadori Electa. Negli scorsi anni si è proposto in un ciclo di esposizioni corredate da testi di Philippe Daverio.


 



Barbara Carle


Tra Mandel'štam, Levi e Dante: fate leggere allo tsar



Quando il silenzio mette a disagio
chi è aggrappato a un vecchio scranno
la paura aumenta il fondo malvagio
e la rabbia s’impossessa del tiranno.


Partono colonne di carri armati
tra i boati delle bombe che cadono.
Gli innocenti sono massacrati
e ogni slancio di salvezza si fa afono.


La storia si ripete e non bisogna
mai sminuire la crudeltà umana.
Quanto abbaia Cerbero e agogna!
Fugge dall’Ade, infama e dilania.


Che cosa può fare la poesia
contro la cieca violenza del male?


Che il montanaro del Cremlino dia
la risposta. Era un pericolo reale
per lui il poeta. Egli mandò via
milioni al gulag. E nella lista
non mancarono i rei di poesia
una prova della paura stalinista
verso le estrose rime della sorte.


Levi udì il canto di Ulisse nei campi
dopo la morte era così forte
come echi rinnovati in lampi.


Che cosa può fare la poesia
contro la prepotenza che assale?


Quando scrivere è fare, la grafia
dell’arte agisce in noi e prevale.


Ho scritto
lettere piene d’amore.


Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse.
« Fate leggere la mia comedìa
allo tsar » disse Dante – « se vi cale ».



Barbara Carle ha pubblicato tre libri di poesia bilingue: Don’t Waste My Beauty, Non guastare la mia bellezza, Caramanica, 2006, New Life Nuova vita, Gradiva, 2006 e Tangible Remains Toccare quello che resta, Ghenomena, 2009, e un libro di prose e poesie, Sulle orme di Circe, Ghenomena, 2016, Ha tradotto vari autori italiani contemporanei in inglese e in francese.

 

 


Leonardo Tonini


IL SILENZIO


Quando la guerra è perpetua

anche la menzogna è perpetua

si insinua in ogni parola, 

sedimenta nelle coscienze.

Non spetta al poeta presiedere

la commissione d’inchiesta.

C’è in ogni verso una battuta

d’impercettibile silenzio,

c’è nelle notti un momento

che l’orologio non segna,

tace la volontà di dominio

regna sulla Terra la pace.  

 


Leonardo Tonini, Mantova 1974, si è laureato con Marzio Pieri, è poeta ed editore.


 

 



Massimo Bondioli


E questa è la mia poesia tratta da "Sotto il segno del tiglio", 2010.

 

Quand'ero ragazzo, una mia vecchia zia mi raccontava di quando da giovane era andata a "fermare la guerra", insieme alle altre donne del paese, un piccolo paese della campagna mantovana di antica tradizione socialista. La guerra era quella del '15/18.

 

Nel racconto di questa sua esperienza era andato perso ogni riferimento temporale ed era come se in lei fosse rimasto il convincimento di essere davvero riuscite a impedire la guerra. Ad un mio accenno di domanda per saperne di più, tagliava corto e rispondeva ripetendo che tutte le donne del paese si erano unite per fermare la guerra con una determinazione che a distanza di 60 anni pareva non essere stata minimamente intaccata. Non sono mai riuscito ad avere da lei alcun particolare.

 

 

A FERMARE LA GUERRA


La vecchia zia Ida
rievocava talora
le donne del paese
che andarono
cantando a squarciagola
a fermare la guerra.

Al fatto, non aggiungeva altro.

Dove andarono?
Quante erano?
Che cosa accadde?

Nella memoria era impresso l'essenziale
la forza inarrestabile di quelle donne
la certezza sull'esito finale.

E mai ebbi il coraggio
di mutare il corso della storia
indagando simili minuzie.



Massimo Bondioli è nato in Provincia di Mantova nel 1959, vive da molto tempo a Piadena Drizzona (CR).

È stato insegnante di scuola primaria per oltre quarant’anni. Oltre alla poesia e alla promozione culturale, si dedica a un’intensa attività di volontariato sociale.
Ha pubblicato le raccolte Sotto il segno del tiglio, Gattogrigio Editore, 2010, La chimica del mare, Puntoacapo Editrice, Pasturana (AL), 2014, Animali di strada (con Mauro Ferrari), Rossopietra, Castelfranco Emilia (MO), 2018, la plaquette Era dunque quella la via?, Alla Chiara Fonte, Lugano Viganello, 2019, Sul confine, Puntoacapo Editrice, Pasturana (AL), 2021.
Ha partecipato a diversi concorsi riportando significativi riconoscimenti. Sue poesie sono pubblicate su riviste e antologie.

bondioli.massimo@libero.it


  


Pietro Russo


Guardare il cielo dalla parte delle radici

ci provo ad esserne capace

come individuo, come specie

so che non tocca a me l'ultima parola

e che questa mi è data

per accordare il battito a un gesto d'aria

 

sento la sua mano leggera sugli occhi,

cado a terra, qualcuno pronuncia il mio nome

con un respiro

solo agitando le foglie




Pietro Russo vive a Catania. Si occupa di poesia, collabora con quotidiani, riviste e piattaforme digitali. Ha pubblicato il volume monografico La memoria e lo specchio. Parole del Petrarca nella poesia di Vittorio Sereni (Acireale-Roma, 2013). Diverse sue poesie sono apparse in riviste e antologie. Nel 2016 ha pubblicato A questa vertigine (Italic), che ha vinto il Premio Violani Landi per la sezione opera prima.

 


Christian Viredaz


La guerre

 

« C’est vrai, papa, que la guerre

ne rend pas les hommes grands ? »

 

Dans son carnet, l’institutrice

avait inscrit, d’une encre de reproche

 

« Joue à la guerre en classe ».

Comment s’en étonner, si les adultes

 

à longueur de nuit, à journée faite

guettent sur leurs écrans

 

celle que d’autres « grands » se jouent

sans pitié, sans raison, sans innocence.

 

« C’est vrai, papa, que la guerre

ne rend pas les hommes grands ? »

 

« Oui, c’est vrai. Jamais la guerre

n’a grandi les hommes. Mais ils ne sont

 

pas assez grands pour comprendre

qu’elle ne sert à rien. Que pour s’entendre

 

il faut apprendre à se connaître, et se parler. »

Mais il ne m’écoute déjà plus, le turbulent

 

bambin, et retourne en pétaradant

jouer avec son frère à la guerre, comme un grand.

 

 

février 1991

 


Christian Viredaz, nato nel 1955 a Oron-le-Châtel (VD), vive dal 2009 in un paese del Nord vodese. Poeta, ha pubblicato sinora sei raccolte (tra il 1976 e il 1996). Traduttore, ha lavorato presso la Croce Rossa Svizzera dal 1989 al 2000 e presso l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali dal 2001 al 2020. Dal 1981, ha tradotto un quarantina di libri, prevalentemente di autori svizzeri italiani.  É appena uscita la sua traduzione di Minimalia di Alberto Nessi (presso Cheyne), di cui quella di Corona Blues è in corso di stampa (presso L'Aire). In giugno dovrebbe uscire presso la casa editrice francese Circé la sua traduzione del Collo dell'anitra di Giorgio Orelli (La couleur du colvert).

 

 


 Immagine alla chiara fonte

 


Annalisa Mambretti


Stare nel mondo

 

Il giunco da battaglia al vento

flettendo la sua forza

sferzando la sua essenza

ma poi ritorna a posto.

 

Tutto si avviluppa e sciama

nello sforzo di stare nella Storia,

senza sapere di avere un nome,

Tutto esiste e non si rende conto.

 

Non noi,

tanto superflui

e vani

che col giunco e il vento

perdiamo la battaglia.

 

Ci accartocciamo

nello sforzo d’apparire

e apparendo

perdiamo il nostro posto.





Annalisa Mambretti nasce nel 1957 a Milano dove attualmente vive. In questi anni ha partecipato a letture e incontri poetici, alcune sue poesie sono presenti in antologie.

 

 


Franca Da Rin


RAMINA

                  Occorre mantenere in vita lo spirito dell’infanzia 

                    Vito Mancuso


 

I évan düi pügnìtt

s’tréisgiüt

in piràca

s’truzzéi da la paüra.

U bòs’c’ u piàca.

 

I évan düi péscìtt

tròp sgióan

par zapadè

tèra mèra

sóta la nüra

s’c’üra t la guèra.

 

I évan düi ögìtt

pèrz i lu vöit

det l’infinit.

U bòs’c’ u piàca.

La s’perànza la travàca.

 

I évan in düi.

N’anima vöida

e l s’c’òp cu vósa

Fermat tósa!

 

Na ramina

sül santéi di bazzi.

Na ramina

t la s’grafìgna

düi ginöcc c’u sanguèra

sóta la nüra

s’c’üra t la guèra.

 

U c’ör du bòs’c’

u piéisc e u piàca.

Ma i brèsc du só

i s’c’àudan, i s’tréisgian,

i duènan

i lu vif det la s’peranza.

La tósa, adess,

dai c’avì griss,

i lu sö ragurdàss,

la diss: parché?

  

Confine

Erano due pugnetti/ stretti/ in tasca/ strozzati dalla paura.// Erano due piedini/ troppo giovani/ per calpestare/ la terra amara/ sotto la nube/ oscura della guerra.// Erano due occhietti/ smarriti/ nel vuoto dell’infinito./ Il bosco tace/ la speranza/ svanisce. // Erano in due. / Un’anima vuota/ e il fucile che ordina /“Fermati, ragazzina!”/ Un confine/ sul sentiero degli scambi./ Un confine / che graffia/ due ginocchia/ che sanguinano/ sotto la nube/oscura della guerra. / Il cuore del bosco/ piange./ Il cuore del bosco tace./ Ma l’abbraccio del sole /scalda /stringe/ ti avvolge /nella vita della speranza. //La ragazzina/ ora/ dai capelli grigi/ nei suoi ricordi /si chiede: perché? 

febbraio 2022



Franca Da Rin, è nata ad Airolo (alto Canton Ticino) – dove ha sempre vissuto – il 21 dicembre 1943, da famiglia patrizia. Ha svolto i propri studi superiori, presso il Theresianum di Ingenbohl, con diploma di segreteria avanzata nelle tre lingue nazionali. Nel 1968, dopo aver lavorato come collaboratrice di direzione e traduttrice in varie istituzioni, ha sposato Silvio Da Rin, da cui ha avuto tre figli. Sin dagli anni giovanili, ha coltivato la scrittura di versi nella schietta parlata del suo paese, con risultati che l’hanno portata ai primi posti in diversi concorsi di poesia, tra cui il premio internazionale “Victor Hugo”, di Roma, e il “Tirinnanzi” di Legnano. Nel 2018, ha riunito la propria produzione nel volume Paisséi a stì – Pensieri a stille (prefazione di Guido Pedrojetta, Balerna, edizioni Ulivo). 


 


Giuseppe Amalfa 


2 MARZO 2022

 

Pruno che spruzzi il tuo candore al cielo

fuoco di petali che esplodi al sole di marzo 

 

quando tra qualche giorno lascerai il passo al verde 

                                                          tenero delle foglie

ricopri del tuo bianco i figli polverosi del campo di guerra 

sii sudario e culla per loro 

― colpiti ―

da chi non ha guardato la primavera.





Giuseppe Amalfa. San Pier Niceto (1981). Sacerdote gesuita, cresciuto nell’area dello Stretto di Messina, vive a Madrid dove studia teologia spirituale. 


 


 














Valentina Casadei


Così lontano, così vicino

annidarsi quell’assillo

ripetermi a memoria i detti dei saggi

seguirne le dottrine

provenire da un’altra solitudine

come alieno triste

con una coscienza da genio

nel rigore dell’anima

e l’incomprensione dei propositi

vacillare quella saldezza

sentirmi a casa nei pianeti



Originaria di Ravenna, Valentina Casadei, (1993) è una sceneggiatrice che vive a Parigi. Ha pubblicato tre raccolte di poesie, Tormento Fragile (2018), Il Passo dell’Inerzia (2020) e Uno Più Uno Fa Uno (2020).


 


Salvatore D'Ambrosio 


CONCETTO


… e l’erba

è felice del falcetto,

o l’allodola dei pezzetti di piombo

arroventati ?

 

… e la terra di abbracciare acque malate,

o il cielo di velarsi di nere organze?

 

… e un popolo lo è

delle bombe,

o dei nuovi confini

anch’essi assassini? 




Salvatore D’Ambrosio è nato a Napoli nel 1946, vive a Caserta dove è stato docente. Si è occupato di storia regionale e di storia postale. Ha pubblicato alcuni libri di poesia tra i quali: Barcollando Nell’Indicibile 1989, e Sillabe incise sulla roccia nel 2016 (Brignoli editore).


 

 


Giancarlo Stoccoro


PRIMI DI MARZO


Fai cielo se dirigi le braccia verso l’alto

dove l’aria si tinge d’azzurro

Fai voce di sguardo alle nubi

che s’approssimano mute

e gettano reti d’ombra sui volti incerti 

I tuoi occhi danzeranno tra le stelle fisse

seguendo il miracolo della luce

che custodisce la veste candida della luna 



Giancarlo Stoccoro (Milano 1963) è psichiatra e psicoterapeuta. Studioso di Georg Groddeck, ha curato l'edizione italiana della biografia (Georg Groddeck Una Vita, di W. Martynkewicz, Il Saggiatore, 2005) e altri saggi (Pierino Porcospino e l'analista selvaggio, ADV Lugano, 2016; Poeti e prosatori alla corte dell'ES, AnimaMundi, 2017). Suo è il primo libro che esplora il cinema associato al Social Dreaming (Occhi del sogno, Fioriti,2012). Ha vinto diversi premi di poesia e pubblicato numerose sillogi. Le più recenti sono: Naufrago è il sogno, Ensemble 2020, L’intuizione dell’alba, Puntoacapo 2020, Litanie del silenzio, Ladolfi 2021, Forme del dono, Bertoni 2021, Il tempo cucito dalle parole, Interno Libri 2022.



 

 

Rodolfo Carelli


Non ce l'ho fatta/cresce il nodo alla gola/non ce la faccio/a scrivere dei versi/mentre un popolo perde/la sua libertà/E' solo un'eco/che mi fa compagnia/una poesia/dell'infanzia dorata/e ve faccio dono
Salvatore Quasimodo


e come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
tra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo.
alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento
 



Rodolfo Carelli è nato a Montesarchio (BN) nel 1931, dal 1949 vive a Sabaudia. Ha vissuto un’intensa attività politica, è stato deputato dal 1976 al 1994. In poesia ha pubblicato: Un posto nel profondo Vallecchi premio Viareggio opera prima, Il regalo del torchio Laterza premio Dino Campana, Memoria d’amore, il Ventaglio premio Minturnae Fedele, Una cifra in più Newton Compton, premio Alfonso Gatto, Per questo ostinato amore Amadeus editore premio Presidenza del Consiglio. È stato amico di Mario Luzi. Con il poeta Renzo Ricchi, e con l’aiuto instancabile della moglie Carla, ha organizzato il Premio Circe-Sabaudia dal 1981 al 2010.    


Andrea Primo


SPINOZA


La casa semplice, a un piano. Stanze dove pensare e condurre un’esistenza dignitosa e dedita al filosofare. Dio, natura, razionalità, tempo. Baruch Spinoza percorre le strade sterrate di Rijnsburg diretto a casa sua. È notte.


Le condanne, specie quelle pronunziate da chi ti è vicino,

sono terribili urla che si allungano nel buio,

scendono fin nel cuore di chi va mandato a morte.

Il loro suono è rumore di passi nelle vene,

risuona come un aeromobile di guerra nella notte.

La minaccia è lì, pronta a farsi azione nefanda, rossa,

verme solitario che intacca gli organi, li consuma

in una fame che divora ed è divorata.

La minaccia, il pericolo. La minaccia.

E uno spettro incombente che perfora le orecchie

con pensieri di pianto, sottomissione, angoscia.

Il sentirsi perduti nella grigia luce sempre uguale.

Per favore, amici cui parlo sottovoce, ascoltatemi,

almeno ditemi che fare o dire,

che volto mai indossare, lieto o triste, beffardo o mite.

Amici di Amsterdam, qui sono io,

lontano, è vero, eppure c’è stato un tempo che ben ricordate

in cui tra noi i silenzi, le nostre ciglia perfino,

valevano come mille parole,

come parole in rotoli che contengono libri sacri,

libri benedetti da recitare con voce cantante in su e in giù.

Amici, in virtù di quelle ore e di quei minuti

In cui il nostro sentire era unico,

soccorretemi nei giorni del pericolo,

quando chi condanna vuol far perire non solo me,

che sono cosa da mettere in un angolo,

ma anche voi, ma anche il mondo, il reale intorno a noi:

ponti, strade, il bere sorseggiando, il libro chiaro e illuminato,

l’odore di tabacco che si accompagna al rumore geometrico del tornio.

Il mio mantello mi copre la testa lungo la strada,

ma sento un respiro qui nei pressi,

un passo sempre più svelto e nel buio chiudo gli occhi…


Andrea Primo è nato a Vitoria, (Ragusa), laureato in Lettere classiche a Pisa dove consegue il titolo di Dottore di ricerca in Storia Antica. Vive ad Aosta.

  

 


Giuseppe Torselli


 

















Immagine: Incastri di abete 60x60x12 - 2019


"Preciso. Io sono contro ogni maledetta guerra. Lo sono ancor più perché l’ho studiata nei minimi dettagli per difendermi e difendere da essa! Ora, un incastro è equilibrio e studio composito.  Non ci sono mezzi per mettere insieme con artificio meccanico, non ci sono colle. Gli elementi devono stare in armonia, essere stabili, durare nel tempo senza cadute. Non c’è un pezzo dominante o un pezzo servo, tutte le presenze hanno uguale importanza poiché anche i dettagli pesano sull’insieme, affinché tutto viva! Quindi signori del “potere”, di qualsiasi parte siate, sia che vi sentiate giusti e sicuri o che malversiate e siate condannati, ascoltate bene: ”NESSUNO HA RAGIONE”. Fermate le minacce, le azioni che uccidono, fermate le parole, fermate le menzogne, fermate la superbia, fermate la perfidia, fermate l’ipocrisia, fermate la tracotanza, fermate l’ignoranza, fermate l’arroganza, fermate tutto quello che avete dentro! Siate fermi nella verità, TUTTI. Si uccide in tanti modi, con le armi e con le parole false che costringono alle offese alle segregazioni alle prigioni alle morti, morale e fisica. SMETTETELA di SENTIRVI MIGLIORI semplicemente perché imbrogliate e malversate ogni parte che vi comoda. SMETTETE di UCCIDERE ANIME E CORPI! Dobbiamo vivere per incastri, in equilibri naturali e rispettosi della vita. Smettetela di sentirvi ricchi e potenti in un mondo di poveri e feriti a cui avete rubato la vita!" 


Giuseppe Torselli dimostra naturale inclinazione per l’espressione artistica in giovanissima età. Il tempo di apprendimento si svolge in completo riserbo e silenzio presso gli studi di due grandi maestri lombardi. Gli anni della giovinezza resteranno fondamentali per quel che riguarda il disegno con riferimento classico, le tecniche pittoriche, l’impiego dei materiali. E’ laureato in materia  tecnico-scientifica, oltre ad avere frequentato vari corsi specialistici. Effettua la prima personale in galleria privata a 24 anni. Da due decenni si applica anche alla scultura composta, in particolare agli incastri.

Negli anni si sono interessati al suo lavoro i critici e storici dell’arte: Marino Baldini, Germano Beringheli, Giuseppe Bonanno, Domenico Cerroni Cadoresi, Everardo Dalla Noce, Massimo De Grassi, Lev Menase, Giovanni Mormino, Nelida Nemec, Gorka Ostojic Cvajner, Luciano Perissinotto, Anna Politi,  Marcello Venturoli.

 Sue personali si sono tenute in Italia, Slovenia, Croazia, Francia, Germania, Belgio, Svizzera, Brasile. Ha  eseguito progetti patrocinati  in varie regioni d’Italia, in Slovenia, Brasile, Francia, Germania.










Grazie!

alla chiara fonte editore

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