Ruggero D’Alessandro

ESERCIZIARIO SU CELAN



Ruggero D’Alessandro (Palermo, 1962) lavora come quadro nel settore culturale del Canton Ticino. Ha pubblicato quaranta libri fra saggi, romanzi, poesie, traduzioni. Collabora alla rivista web “Tortuga”. È docente a contratto in diverse università.





I

Spezzata dal
sole raggelante del tuo silenzio,
il vano mugolare della solitudine
rattrappita – la tragedia dalle cento
trame, menzognera,
il niente del teatro.

Svuotato
dall’assenza di passi,
libero
è il sentiero nella neve
dalla traccia umana,
la neve silenziosa,
verso le trappole del ghiacciaio,
verso le stanze inospitali.





II

Annientata dal
monsone del tuo urlo primordiale
la cupa mistura di vita vissuta
e solo pensata – la poesia dalle cento
facce, menzognere tutte,
il negar vero della poesia.

Spaesato
dal moto vorticoso,
libero
è il percorso invisibile nella neve
dalla forma inumana,
la neve sorridente,
verso le astuzie del ghiacciaio,
verso le stanze infelici.





III

Spezzettata dal
libeccio sibilante del tuo linguaggio,
la stolta chiacchiera dell’ignoranza
ammucchiata – il farfugliare dalle cento
bocche, ipocrita,
sputo alla poesia.

Ripulito
dai viandanti,
sgombro
è il cammino nella neve
memoria della forma umana,
la neve trionfante,
verso le pianure del ghiacciaio,
verso i corridoi infiniti.





IV

Sgusciata via dal
sole spento del tuo linguaggio,
l’afona voce dell’esperienza
accatastata – la poesia dai mille
dialetti, insignificante,
il negarsi la poesia.

Separata per sempre
dal moto vorticoso,
libera
non è l’illusoria traccia nella neve
dalla forma umana,
la neve impunita,
verso scivoli del ghiacciaio,
verso le scoscese letali.





V

Separata dallo
scirocco infuocato del tuo salmodiare,
la ritmata chiacchiera dell’esperienza
inaridita – l’afasia dalle cento
lingue sfuse, menzognera,
il buco di poesia.

Incenerito
dallo scirocco infuocato,
sbigottito
è il sentiero della trascorsa neve
dalla deformità umana,
la neve disciolta,
verso le dune neonate,
verso le celle a cielo aperto.





VI

Spezzata nel cuore
oltre il vento delle tue parole esaltate,
la vuota chiacchiera della propaganda
asservita – la poesia delle cento
retoriche, menzognera,
la poesia che si fa verbale di polizia.

Sperperato
dal moto pauroso,
servo
è il sentiero nella neve
ogni forma umana,
neve che incatena,
verso le torture sul ghiacciaio,
verso i plotoni esecutivi.





VII

Evaporata  
con il vento della tua lingua d’Africa,
la monocromatica chiacchiera gettata via
la sentenza dalle cento
spade di giustizia,
la bilancia in assenza di pietà.

Impiccato
dal nodo scorsoio,
libero
dalla colpa il cammino
delle spoglie,
la neve d’assoluto lindore,
verso le tavole della Legge,
verso i sorrisi dei bambini purissimi.




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