Gianfranco Lauretano è nato nel 1962. Vive a Cesena. Dirige la collana “Poesia contemporanea” e l’“Almanacco dei Poeti e della Poesia Contemporanea” per la casa editrice Raffaelli e la rivista di arte e letteratura “Graphie” per l’editore Il Vicolo. Alcune sue raccolte di poesia sono     Occorreva che nascessi (Marietti, Milano 2004), Questo spentoevo sta finendo (alla chiara fonte, Lugano, Svizzera, 2013), Di una notte morente (Raffaelli, Rimini 2016), Rinascere da vecchi (Puntoacapo ed., Alessandria 2017). Ha pubblicato volumi di traduzioni dal portoghese e dal russo (Puškin, Mandel’štam) e volumi monografici su C. Pavese, C. Rebora, G. Gozzano, F. Tozzi.



*




lunedì


 
Un sentore annuncia nell'aria
qualcosa che non è normale.
Per il parco si sente la signora
zampettare, meno elegante
del suo cagnolino. I rumori
come attutiti da lontano
hanno mutato frequenza.
E dove sono i passerotti?



*


martedì


 Di colpo l'aria si raffredda.
Ci leviamo dal letto ignorando
di seguire ancora una promessa
un immane presente ci avvolge
un muro di tempo. Per fortuna
il cielo di piombo non promette
niente di buono, per fortuna
succede qualcosa che non so.



*


mercoledì
 

Un silenzio imponente di aria
è il fragore che ci desta
penetra le imposte serrate
della stanza, trapassa le pareti
s'impone all'ombra del risveglio.
C'era un universo dopo
il vetro, che fine ha fatto?
Con circospezione da banditi
spalanchiamo una fessura
e il biancore ci travolge.
Mentre vivevamo nel pianeta
senza ordine dei sogni
la terra invasa dalla neve
si è fatta invisibile
per eccesso di visione.



*


giovedì


 Ballo in discesa d'aria fredda
provvisoria come lo stupore
troppo breve che il candore
ci regala a falde dal cielo.
Così gli dèi antichi dovevano
mutarsi in umani perché
noi potessimo guardarli
senza perdere la vista,
così succede adesso
nella sembianza della neve.



*


venerdì


 Questa strana manna nell'aria
rallenta la corsa consueta
le auto sono immobili bovini
gli alberi sculture concettuali
di ghiaccio. Costretti all'attesa
godiamo della quiete, fremiamo
per la noia. Troppo lentamente
passa per noi. Ma quando
è cominciata? Quando finirà?



*



sabato
 

Neve, eterno presente
cristallo di aria, cielo bloccato.
La città azzera la sua storia
lottiamo con la lastra livida
dei selciati, interni ed esterni
si rifiutano a vicenda, dopo due
minuti la bellezza s'è ibernata.
L'oblio è il risultato del gelo.
Tutto questo biancume
questa pagina non scritta
taccuino senza idee... ci manca
la vita di prima, a noi che
non sappiamo più che c'era
un prima. Ma che scalpore
quelle chiazze di verde
che riemergono nel parco!



*



Domenica
 

Una luce fioca tocca l'aria
mentre dorme il seme
di grano al calduccio, come
mi raccontavano da piccolo.
Le cose nascoste si riavviano
al disgelo, dopo la stasi
disumana di una epoca diaccia.
Dietro le nubi il sole c’è
ma ama andarsene e tornare
far risorgere la storia
rendere possibile il racconto.






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