Angelo Maugeri
Luce, più luce


Angelo Maugeri è nato in Sicilia nel 1942. Studi a Messina, Napoli, Roma e Palermo e lunghi soggiorni in Germania. Nel 1969 si è trasferito in Lombardia come insegnante. Risiede nell’hinterland comasco. Al suo attivo ha varie pubblicazioni di poesia, tra cui: Mappa migratoria (1974); Verbale di s/comparsa (1976); I sensi meravigliosi (1979); Passaggio dei giardini di ponente (1983); Kursaal (1989); La stanza e la partita (2000); Nóstos (2004); Prove d’impaginazione (2015); Lo stupore e il caos (2021).


*


È un mistero fiorito

È un mistero fiorito
la primavera che fa rinascere
rose giganti nei piccoli
giardini di casa.

Esili e delicati
come petali di rosa
i pensieri appena nati
nel nuovo passeggiare lungo l’antico
sentiero del mattino.


*


I molti strati del terreno, l’archeologia

I molti strati del terreno, l’archeologia
della corte e dei sensi,
tra vecchi amori, vecchie mura e
torrette svettanti con merli e vessilli,
recriminazioni e rimpianti, e lassù
volteggi e sopralluoghi, domande
senza risposte o piuttosto
domande capaci di scandire
discorsi interrotti,
poi ripresi, interrotti, ripresi
tra lui e lei,
tra la fragilità e la forza, e l’esecuzione finale,
e ciò che domina il loro parlare:
l’effimero possesso strumentale
del territorio.


*


Ascendere d’incanto

Ascendere d’incanto
all’empireo dei sensi, alla gloria
d’ogni illusione d’amore,
fondere corpo e anima e ascoltare
in quella suprema fusione
cantare celesti canzoni,
suonare supreme armonie
e sentire vibrare
il profondo respiro animale.

Allora tutto sembrava possibile.
Era quello il punto luce
il limpido sguardo a oriente
quando la notte dei sensi
regnava sovrana
e la nascita del sole
nell’attesa che acuiva
passioni e desideri
pareva ancora lontana.


*


T’immergi fra le ombre della sera

T’immergi fra le ombre della sera
dove nessuno
potrà colmare il vuoto del perduto.

Non vuoi scoprire ancora il punto estremo
al termine del giorno, aspetti invano
un moto delle labbra, un lieve cenno
degli occhi da chi
ormai non può più volgere
a te lo sguardo, né in un soffio
dirti addio.


*


Luce, più luce

Vai in cerca delle parole
dette dai “grandi” in punto di morte.
Se cominci con Goethe (“Più luce”)
con chi finirai?

Immagini di entrare nella stanza
delle ore già vissute, riesumare
gli attimi in scadenza,
ma la porta è sigillata, è proibito
rovistare fra le pieghe
degli ultimi pensieri.

Gli anni vanno e vengono, non tornano,
scavano dentro un pensiero
che trepida e non smette
di battere impietoso come un pendolo
il tempo che scrive e cancella
parole estreme, estreme preghiere
che invocano luce,
più luce.


*


Cominci a raccapezzarti

Cominci a raccapezzarti
lentamente e a fatica
della tua vita.
Unica e sola
grazia e condanna
salvezza e perdizione.
Così ripensi
al sapore salato del sangue
così recidi
ogni legame di sangue.


*


La città lungamente cercata

Il paese degli addii ritorna
nel cuore di un ricordo
vivo come un rimpianto
o come la ferita di un lontano
giovanile abbandono.

Se guardi negli occhi dei tanti
compagni di viaggio
la gioia condivisa dell’andar via
anche dal nuovo approdo,
capisci che non è questa
no, non è questa
la città lungamente cercata.




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