Samuel Köllner  

       NELLA CASA DEGLI ANGELI

       n. 111 della collana Quadra

        pagine 54

        Immagine di copertina:

      alla chiara fonte

        luglio 2021




Samuel Köllner è nato a Lugano nel 1974. Ha lavorato come giardiniere paesaggista tra Svizzera e Francia. Ama e pratica la musica. Scrive poesie.



Introduzione di Gilberto Isella 


                    La natura è là, colpevole, ho un’idea della
                    direzione che avrebbe dovuto prendere 
                   per evolversi, purificarsi e liberarsi dal 
                   peccato. Ma io sono un uomo e mi sono
                    evoluto io stesso dal principio alla fine.
                             
Antonin Artaud



“Tra fiori di campo/ in un sogno dipinto/ ti ho presa per mano/ tenendoti accanto”. Questi versi di Samuel Köllner, tratti dalla breve suite La strada che incanta apparsa in Fluire 3, ricompaiono nella nuova raccolta. Parole e ritmi elementari, da canzonetta, il coraggio di lanciarli in controtendenza, quasi una provocazione. Nel dispositivo testuale di La casa degli angeli l’incanto permane. L’autore si affida ancora una volta a un’intelaiatura fitta di rime e assonanze e alla consueta regolarità metrica, caricando però il tutto di accenti malinconici, grumi di inquietudine e pathos senza inibizioni. Poiché qui lo stato di innocenza della parola - angelico appunto - non è gratuito, piuttosto il risultato di un assiduo, encomiabile sforzo per tenere a bada i propri demoni interiori, dopo averli evocati. Per esorcizzare, entro la realtà della vita corporea, una “zona infetta” fatta di illusorie apparizioni angeliche, di “ipnotiche passioni” esalanti da fiale. Inutile ricamarci intorno, bastano gli indizi o le chiare ammissioni riscontrabili nei versi. Samuel si sente santificato nell’estasi – quel “mare di vertigini” che per brevi istanti lascia intuire l’infinito - e al contempo crocifisso, condizione già sperimentata dal grande scrittore Antonin Artaud. Solo la sublimazione poetica è in grado di attutire, almeno in parte, l’impatto di questi ossimori esistenziali, del resto latenti in molti di noi. Come? Scandagliandoli in lungo e in largo e, nel caso presente, facendoli assurgere al canto, alla leggerezza: “cammina leggero/ sul bordo dell’abisso”. È arcinoto: l’ebbrezza psichedelica (da Baudelaire a Michaux e Burroughs) ospita nei propri templi il gouffre, l’abisso. Lo scenario complessivo appare devastante e tuttavia - a ben vedere - trova sullo sfondo qualcosa che non può non rammentare gli afflati del misticismo: ossia l’impulso a sfidare i limiti umani del sentire e del comprendere, alla ricerca dell’Altro. Samuel, da parte sua, non si lascia irretire in speculazioni fumose. Di queste pene visitate da forze oscure intende salvaguardare la concretezza, dando ampio spazio al vissuto in prima persona per consegnarlo all’evidenza. 6 7 Ogni vano poetico della “casa” è adibito all’evocazione: figure femminili sublimi (per così dire stilnovistiche) o al contrario nettamente desublimate, stazioni ferroviarie, vicoli deserti, parchi frequentati da drogati e marginali, cimiteri. Ma in realtà ciascuno equivale a un ricetto dell’anima, spazio intimo dove si adombrano rituali di morte-rinascita. Vi incontriamo il senso d’isolamento, l’alternarsi di illusione e delusione, soprattutto l’eros. Constatata l’impossibilità di conseguire l’amore genuino, l’io è costretto a consumare-straniare gli affetti in un magma di rapporti fantasmatici (sogni dipinti) o tendenzialmente mercenari, insidiati da segni mortiferi. Lo sconforto potrà allora incrostarsi di ironia amara: “Una frase diceva/ è in un posto migliore/ riposa in pace/ dove regna l’amore”. È in un clima siffatto che il sentimento di rivolta affiora: “Tra folli e dannati/ io sono il ribelle/ il diavolo cammina/ sotto la mia pelle”. Eppure non tutto è da considerarsi perduto. Nell’orizzonte della parola poetica, Samuel riesce a intercettare segnali d’altra natura, magari l’utopia di un futuro più sereno: “Fisso nel fuoco/ quella scintilla/ che come una stella/ di luce brilla”. 



Sono diventato santo


sono diventato santo
in eterna trascendenza
vedo gli angeli al mattino
in tutta luminescenza
sono stato crocifisso
in un’estasi riflesso
scese sangue verso il basso
sulla vergine di gesso
venga la rivelazione
sopra vello di bovino
venga scritta con il fuoco
che percorre il mio cammino




Nella casa degli angeli 

nella casa degli angeli
preparazioni estatiche
un mare di vertigini
in cielo fino al vertice
sognante tra le nuvole
in qualche tempio esotico
la mia visione è l’unica 
versione irraggiungibile
di spazio interminabile
del tutto contemplabile
nell’estasi magnifica




In una valle fiorita

in una valle fiorita

ho perduto la mia meta
in una valle infinita 
vidi una prostituta
non cercavo arcobaleni
né ruscelli e laghi alpini
solo un prezzo di favore
da chi pratica l’amore
ho passato notti intere 
chiuso solo in casa a bere
ho passato notti intere 
nella nebbia e nel dolore
ho trovato la mia pace
in un giorno senza luce
ho trovato la mia pace
ascoltando la sua voce 



Schizofrenia 

voci mi parlano
continuo a tremare
in ambulanza
mi vogliono legare
quanti dottori
ho dovuto ascoltare
nessuno mi dice
come scappare
orditi complotti 
immaginari
attraverso le prese
riesco a sentire
come un ossesso 
in psicosi stellare
urlavo al soffitto
senza capire
quante sostanze
ti devono dare
per non sentire
un pazzo soffrire




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