quadra 1/30
30.Elia Buletti
Nella mia cameretta ammazzando il tempo
immagine alla chiara fonte
pagine 32
dicembre 2006
Elia Buletti vive per il momento a Berlino.
mentre accendo una candela
penso a una frase perfetta
ci sono altre 30 pagine
di roba del genere
nel taccuino nero
infilato sotto al pane in cucina.
*
faccio solo il mio dovere!
ascolto le confessioni nei bar:
dopo ca. 10 min. mi rompo.
penso:
questi pensatori non sono
abbastanza magri per toccarmi
e non hanno abb. lische.
*
non tutti i fannulloni
sono uguali,
prendete i ragazzi
tristi ad esempio
loro non guardano
dalla finestra,
lavano i piatti piuttosto
mentre i capelli
gli si dilungano.
29.Giuseppe Curonici
La maschera di Edipo Re
immagine di Nadja Ottino
pagine 84
ottobre 2006
Giuseppe Curonici
è nato l'8 agosto 1934 a Lugano. Laureato in Filosofia Teoretica a Milano, Università Cattolica. Dal 1959 al 1983 viaggi di studio in Europa. Un viaggio in Africa. Studi di semiotica.
Insegnante al Collegio Papio ad Ascona, nelle scuole del Cantone Ticino, direttore della Biblioteca Cantonale di Lugano. Ha fatto parte del Consiglio Comunale di Lugano (1960) e di altri comuni. Nel 1979 eletto nel Comitato della Corsi, Cooperativa per la radiotelevisione svizzera di lingua italiana.
Libri e articoli sull'arte contemporanea: S. Brignoni, M. Cavalli, C. Cotti, E. Dobrzanski, A. Ferrari, F.Filippini, C. Forster, F. Francese,A.Giacometti,
R. Guttuso, G. Gonzato, H. Hesse, G. Mc Couch, M. Marini, V. Matino, R. Pasotti, R. Rossi, L. Sturla, K. Wiemken, ecc.
La poesia di Valerio Abbondio, Gaggini Bizzozero, Lugano 1968 L'interruzione del Parsifal dopo il primo atto, Interlinea, Novara 2002. Premio Bagutta opera prima. Nell'isola distante, Interlinea 2004.
IN ARCADIA SONO STATO ANCH ’ IO
I. L'incontro
In Arcadia avevo sbagliato strada
si comincia con uno smarrimento
solo su un pianoro polveroso
poi con fragore mi veniva incontro
senza faccia tutto articolazioni un immane granchio di ferro
una macchina scavatrice
enormi ruote come tenebra rotante
profili di zappe e mandibole
sono fuggito a precipizio.
*
IL SIGNOR GALANTE E IL CELESTE
A Camignolo un grossissimo maiale
ben ingrassato a castagne
il signor Galante gli tenne lo scalpello sulla fronte
il Celeste lavorante calò un colpo di maglio
Il maiale gridò e cadde in avanti
gli si erano piegate le ginocchia
Lo lavarono, gettavano secchi di acqua bollente
raschiavano con i coltelli
lo portarono dentro
una macchina a manovella triturava le carni
i macellai erano impiantati nella sala della festa
dove erano stati ospiti perfino i vescovi
Il maiale era sparito, lasciarono ogni cosa in ordine.
Il signor Galante dormiva al piano di sopra
la vetrina era verso lo stradone
28.Lorenzo Morandotti
Giardino del sonno d'amore
immagine di Bruno Bordoli
pagine 32
aprile 2006
Lorenzo Morandotti (nessun legame di parentela con l’aforista Alessandro Morandotti, autore del libro Minime e vissuto molti anni prima) è nato a Milano nel 1966. Giornalista professionista, ha diretto la rivista trimestrale “Como”, il mensile “22100 Como” e il quindicinale “360 gradi”. Ha fatto parte della redazione della rivista milanese di poesia e filosofia “Margo” e collaborato alle pagine culturali dei quotidiani “La Provincia” di Como e “Corriere del Ticino” di Lugano. Ha inoltre lavorato come caporedattore a “Millennium Cultura”, una delle prime riviste culturali in Internet diretta da Donatella Bisutti. Dal 1995 al 2004 è stato redattore della rivista letteraria “La Clessidra” di Novi Ligure. Dal 1997 è redattore delle pagine culturali del quotidiano “Corriere di Como”, abbinato al “Corriere della Sera”, dove cura anche l’inserto settimanale dedicato al tempo libero “Vivicomo”. Collabora con il periodico di letteratura “Satisfiction”.
Suoi testi di poesia, narrativa e critica letteraria sono stati pubblicati in varie plaquettes, riviste e antologie che gli hanno valso numerosi riconoscimenti e premi letterari. Nell’ambito del genere aforistico il testo più importante di Lorenzo Morandotti è Crani e topi (“Nel cranio si avverte odore di chiuso. Ed è impossibile aprire finestre” si legge in uno degli aforismi del libro). Iniziato nel 1985 è uscito a più riprese sia in volume (plaquettes) che su riviste e antologie. Per ultimo sul sito di Mauro Germani , Crani e topi è ancora inedito nella sua versione completa.
SIBILLA
Con occhi perplessi
guardavi l’emozione.
Il tuo cupo silenzio
di animale che lusinga la piovana
come un’ampia cerimonia contro il freddo
o un discorso sul finire dell’oblio.
Sembrava stesse per scoppiare via
la tenera pazienza dell’inverno
e indossavi una maschera di prima
Ora sono lo specchio, dietro la finestra.
Ogni volta che scorri lungo l’acqua
nell’ombra avvolta della luce
assomigli a una strana scalfittura
accenni timida
gli occhi aperti sulla casa della vita
che nemmeno la notte può alternare
profumo di cuffia e di lavanda.
*
ANCILLA
Il rubinetto è corto
si distingue
nei dintorni della pesca
tu gomena gentile
e se prendi lo sguardo
alza le mani
la natura
per te si fa bella
Madre camicia ha partorito una testa
e il bacio sui capelli
è una promessa di fecondità.
Ma adesso viene il lupo
resta in piedi sul dizionario
mangia tutto di te
la cacca e il cuore
*
VEDRETTA
Anima che spegni
al buio la candela
hai acqua nello stomaco
e mangi con il dito
buono per la terra
non vuoi più che si guardi
nella tomba di un bambino
Si voltano i curiosi
in fuga dal momento
signori del comando
il braccio destro
e la sua spina
si nutrono con brevi ali
27. Mariarosaria La Manna
Il mio corpo spiaggia rimane
a cura di Beatrice Norelli
Immagini Elio Zorzi
settembre 2006
Maria Rosaria La Manna
(Caserta 1957 – 1999)
Psicologa e psicoterapeuta.
Esperta in problematiche della condizione giovanile e promozione dell’infanzia e dell’adolescenza.
Responsabile del Consultorio Familiare ASL CE/1.
Ha coltivato attività artistiche nel campo della poesia, della musica jazz e teatro popolare.
Ha investito i suoi ideali in azioni di cambiamento all’interno delle Istituzioni Pubbliche e nel volontariato sociale.
Impegnata sin dagli inizi nel movimento femminista, ha pubblicato nel 1989, Piccolo inciampo, una prima raccolta di poesie (Ed. Del Delfino – Napoli).
Nel 2007 viene pubblicata una seconda raccolta Il mio corpo spiaggia rimane, alla chiara fonte.
7.1.89
Voglio cantare
le canzoni degli schiavi
voglio cantare
le canzoni della protesta
Io voglio gridare
le musiche della liberazione
Ma chi non ha grano
da seminare
o crede di non averne
trascorre l’inverno
senza attese.
Solo aspetti che passi.
*
I bavosi, sul treno
continuano ad aggirarsi
con ostinazione.
Loro non si sentono mai demodè.
E se li si uccide
si va pure in galera!
26.Quel che resta del cielo
Poesie di D. Berra, A.Buletti, G. Gazzolo,V. GuarracinoG. Isella, G. Larocchi, C. Martella, A. Maugeri, P. Montorfani, A. Nessi, G. Orelli, M. Scrignoli, J. Soldini, S. Takeda, G. Zani.
Marzo 2006
25.Elena Jurissevich
Salmi di secondo tipo
novembre 2005
Elena Jurissevich (Lugano, 1976) ha studiato teologia e lettere in Svizzera romanda.
Collabora alla rivista Hétérographe. Revue des homolittératures ou pas; e impara a insegnare italiano in un liceo ginevrino.
Per alla chiara fonte ha pubblicato: Salmi di secondo tipo, 2005
Fra il carnaio qualcosa s'impietra.
Nel pallore del vino s'affloscia il tuo incarnato.
Hai gli occhi d'oro e di vacca lo sguardo d'acqua
la pappagorgia glabra i seni. Quello stridio d'orgasmo il riso.
Tu eri lei, genitore che per superarsi partorisce Frankestein
per dolore di umanità un mostro.
Ma ora ti ho morta
e piango.
Affianco a te consumarsi respiro a respiro insecchire.
Senza un fuso dormire daffilati cent'anni
a competere con uno specchio del tuo ego
per ridarti l'imago.
Destarsi di pietra in un rimbombo
24.Christophe Martella
Brisco Delago
settembre 2005
CHRISTOPHE MARTELLA è nato a Brissago il 27 gennaio 1978, ha studiato lettere a Milano. È alla sua prima raccolta di poesie.
Al gentile lettore.
Tutto ebbe inizio in una cantina buia. A stento la luce si intrufolava attraverso una sottile graticola tra la parete volta a sud ed il vecchio soffitto di assi, credo di robusto castagno stagionato, poiché l’aria era colma di spore di muffa, il cui odore tanto profondamente pervadeva le narici, e i polmoni, ad ogni respiro.
Ricordo quel che Brisco Delago mi disse a proposito della fessura, di come fosse la meridiana che scandiva i tempi dei suoi lunghi ritiri dedicati alla scrittura. Di lì spiava ed indagava il mondo, senza mai veramente immergervisi, come attraverso uno spioncino e ne distillava, quasi fosse lo stesso fare dell’alambicco, versi succinti di inaudita potenza e verità.
Di quel fugace e casuale incontro serbo una memoria ricca di dettagli: quel che già ho detto, e la vecchia lampada poggiata sul tavolo, e il tavolo sghembo contro la parete su cui la luce tracciava i suoi muti geroglifici, e il barattolo di latta, e le due o tre penne di fagiano, e le alcune, smunte, matite che vi erano contenute. Rare carte, un po’ così, sparse, che ho saccheggiate, per quel poco che una breve occhiata a potuto mandare a cuore, e già ne tracimava, di frammenti di versi, appunto forse infedeli, che intonano, qui, il mio rincorrerlo, ma non un viso.
Brissago, 27 giugno 2005 C. M.
Le fontane
È il sentimento indefinito d’un tempo
che slitta su foglie ingiallite,
sotto il peso della pioggia
che preme, schiaccia e opprime
contro la terra - esala slozza e vecchia
il vissuto odore materno -
la leggerezza d’un momento.
Non è ancora il tempo
di cogliere l’oscura chimera
che dietro l’angolo si nasconde
tra le solitudini
di sbiaditi péluches abbandonati.
È il sentimento indefinito del tempo
che sorprende le fontane nelle piazze
quando una più vivida acqua
cade dal cielo e sommerge
gli zampilli, appannandone il senso
colto poi nella fitta rete di nebbia
che li assale, gelosi per lo scrosciare.
Ma non è il tempo
di figurare nemmeno l’ombra
dell’oscura chimera,
che da dietro l’angolo
una luce comincia a mostrare.
23. Gilberto Isella
Fondamento dell'arco in cielo
Immagini di Enrico Della Torre
2005
Gilberto Isella (Lugano 1943) è poeta e critico. Laureato in lettere e filosofia all’Università di Ginevra, ha insegnato nel Liceo cantonale di Lugano. È coredattore della rivista di cultura “Bloc notes” e vice-presidente del Pen Club, sezione della Svizzera Italiana. Collabora al "Giornale del Popolo", a riviste letterarie svizzere ed estere, e al festival luganese Poestate. Ha tradotto dal francese Charles Racine e Jacques Dupin, e curato un'antologia di scritti dell'artista Mario Marioni.
Tra le ultime raccolte poetiche si segnalano: Nominare il caos (Locarno, Dadò, 2001), Fondamento dell'arco in cielo (Lugano, alla chiarafonte, 2005), Corridoio polare (Castel Maggiore, Book, 2006) e Taglio di mondo (Lecce, Manni, 2007). Per il teatro ha scritto Messer Bianco vuole partire (Lugano, alla chiarafonte, 2008).
Pubblicazioni recenti:
La scanalatura del calice
Devìa la porpora
come il tramonto s’inclina
ad altri colori tesa
Prossime al vino
le nubi formano carene
in tinte stridule
*
Incorniciata
da un’unica finestra
la casa getta liquide luci
Nei riflessi la brezza
risveglia la circolazione dei gatti
Quanti
ammaliati dal tenue quadro
si asciugano in quell’acqua celeste
22. Giorgio Larocchi,
Aprile del '45
immagine Giorgio Larocchi
2005
Giorgio Larocchi (Muggiò,1929 – Arcore 2007) Ha esordito come pittore nell’ambito informale nella seconda metà degli anni Cinquanta, condividendo le esperienze della nuova figurazione milanese.
Come poeta ha pubblicato le raccolte
Rammendi e nidi (Book Editore,Castel maggiore,1990); Ogni movimento disturba (Lythos, Como, 1995); L’intervallo tra un pensiero e l’altro (Signum, Bollate, 2000); Aprile del ’45 (alla chiara fonte, Lugano, 2005); Esercizi di melanconia (Book Editore, Castel Maggiore, 2006).
Nella primavera del 2007 ha pubblicato “Attorno e dentro la sofferenza. A Roberta”, a poche settimane dalla scomparsa della moglie, è deceduto il 6 ottobre dello stesso anno.
Oggi linee orizzontali
simboli e sillabe musicali
placano sordi risentimenti
coprono date da dimenticare
affanni di notti insonni.
Ma risento l’abisso del
disgusto.
Nella coda dell’inverno
ancora risuonano stridori
inutili pallide parole di
perdono. Il paese è
morto gonfio di vergogna.
Il rammendo di un gorgo
scivola verso di me ridacchiando
tra impronte sulla terra molle
mentre cammino incontro
al tramonto alla stazione.
Il tuo grido è il mio grido.
E io scrivo. Solo
per salvarmi.
21.Ruben Oviedo
Poesie della tarda estate
maggio 2005
immagine: Ruben Oviedo
da Tra l'estate e la tarda estate
Dietro la faccia
sua, così bella,
i capelli lunghi,
biondi e vaporosi,
la gonna le gambe
l'organo sessuale
complementare,
c'è uno scheletro,
sporco di sangue,
uguale al mio.
Che cosa ci sia
di desiderabile,
sapendo ciò,
davvero non so.
E, adesso,
che cosa farò?
Dietro la nube
d'innamoramento,
che tutto trasforma
in meraviglia
c'è donna Maria,
pronta a lustrare
le sbarre di questa
quotidianità.
Che cosa ci sia
di desiderabile,
sapendo ciò,
davvero non so.
E, adesso,
che cosa farò?
20.Aurelio Buletti
E la fragile vita sta nel crocchio
immagini di M. Vals
maggio 2005
Aurelio Buleti è nato a Giubiasco nel 1946. Vive a Lugano. È stato a lungo docente. Ha scrito alcune poesie, quasi tute edite, e alcuni racconti brevi.
Scatola contenente i seguenti quattro libretti:
Pur nel modesto chiaro dell'esistere
pag. 34
La scontrosa incostanza della gioia
pag. 38
Vecchio vizio di scrivere in estratto
pag. 42
Non ciascuno stupore è senza voce
pag. 38
19.Fabrizio Frigerio
Poeti ciprioti del Novecento
giugno 2005
pag.62
con testo greco a fronte
Còstas Mòntis, Estratti da Istanti
Kypros Chrysànthis, Olimpia
Tàkis Filaktù, Giorgio
Còstas Cleànthus, Cercando l'amore
Dìna Paghiàsi, L'esecuzione
Fìvos Stavrìdis, Morale
Michàlis Pasiardìs, Voglio dire
Dòros Loìzu, Alle bandiere sfilacciate
Antis Kanàkis, Partiamo
Lèfkios Zafirìu, Le parole
Còstas Makrìdis, Mausoleo; I popoli vinceranno
Nìcos Orfanìdis, Troia
Andrèas Pàntzis, Nicosia
Antònis Pillàs, Poeta
Adriana Ierodiakònu, La barca da pesca
Michàlis Pierìs, Discesa da Vunì
Chrìstos Melìdis, Poema con le sette mosche
Polìcarpos Kyriàcu, Non è
Pàmpos Kuzàlis, Promesse
18.Pietro Montorfani
Intuisco che ridi
pag.40
Immagine di: Andrea Mariconti
gennaio 2005
Pietro Montrofani è nato a Bellinzona (Svizzera) nel 1980 e risiede a Lugano. È dottore di ricerca in italianistica presso l’Università Cattolica di Milano, dove ha tenuto seminari di Letteratura italiana del Rinascimento e di Storia della critica letteraria. Ha soggiornato in atenei stranieri (Mary Washington University, Katholische Universität Eichstätt) e ha pubblicato saggi sulla letteratura del Cinque e del Novecento (Lodovico Dolce, Pomponio Torelli, Giovanni Pascoli, Gianfranco Contini, Piero Chiara). Con la raccolta di poesie Di là non ancora (Moretti & Vitali) ha vinto il “Premio Carducci” e il “Premio Schiller incoraggiamento” nel 2012. È direttore responsabile dell’Archivio storico della Città di Lugano. Dirige la rivista e le edizioni «Cenobio».
Alla squilla secca del campanello
segue sempre un affrettarsi per le scale,
una corsa, uno strappo, qualcosa
che sbatte, un rumore come di chi
armeggi con le chiavi…
E sorrido anch’io quando
pur dietro il vetro opaco della porta
intuisco che ridi.
CAMERIERE IN UNA TRATTORIA
Sotto il vestito deve avere un tatuaggio
a fitte meglie, qualcosa che lo copra
per intero dai polsi alle caviglie.
La massa attorcigliata dei capelli
ricorda quei batuffoli d'ovatta
che togli all'ombelico la mattina,
gli anelli alle sue dita sono meno
del metallo che gli intonaca la faccia.
Veste pezze di grigio-militare...
Eppure il mio continuo tossicchiare
lo chiama un raspeghin.
17.Vincenzo Guarracino
Una visione elementare
Immagine: alla chiara fonte
pag. 40
febbraio 2005
Vincenzo Guarracino, poeta, critico leterario e d’arte, tradutore, è nato a Ceraso (SA) nel 1948 e vive a Como. Ha pubblicato, in poesia, le raccolte Gli gnomi del verso (1979), Dieci inverni (1989), Grilli e spilli (1998), Una visione elementare (2005); Nel nome del Padre (2008); Baladas (2007); Ballate di atese e di nulla (2010).
I.
Qui è come riapparire al desiderio
immessi in una cenere di attese
ove ripensa la rosa la sua anima :
il lume rade ancora quanto è oscuro
al nostro esperimento di verità :
ma vive dacché esposto nelle lettere
e ti pensa, Roberto, da ogni morta
natura la polvere all’esilio
l’Altro ti pensa dal suo esistere :
II.
dal libro per conoscerlo l'assente
procede come l'ego alla memoria
invita nela neve all'immanenza
e l'astratta insistenza dell'assillo
in agguato nella nebbia di Brianza
ricorda che nulla più del semplie
può distrarre dall'ordine l'insonnia
sapendo che ad esprimerci è l'istante
ove la vita si selebra e cancella:
III.
rinchiuso in una cella di rinunce
il sogno è ridotto a San Jeronimo
ai congengi di un'assurda verità:
enigma il tempo incontrollabile è
nell'aria di un'afosa Estremadura
legge che si ferma a quella pagina
dove ha scritto Gloria la sua estate
di colore di calcare e deserti
cui ridusse il fasto l'Imperatore:
nel minimo sfiorarsi c'era stato
a cercarlo quel margine assoluto
la musica da cui origina il viaggio:
IV.
dal malbianco senz'alibi e pretese
si spoglia la storia: nella cronaca
sa di attimi in un gioco di sapienza:
con la danza senza fine delle ore
riconosci i silenzi nella trama:
oltre il detto ti commuove l'inquieto
allarme: l'intesa all'altro secolo
tra tante differenze e ricorrenze è
presagio di un sogno che desidera
il tratto con passione di una fede
non il nulla che nega al suo visibile
transito terrestre ciò ch'è ardore:
V.
"Dimentichi i confini della morte"
a Yuste t'ammoniva il Gentiluomo
e certo di evitarlo chi sognava
il tragico ponte tra due nomi, il salto
nel segreto che confonde Dio e nulla?
che senso ad esser vivi è tenerezza?
-ma tu che già eri in viaggio al pensiero
delle cose costrette in uno spazio
dicesti ch'era incubo: figura
(a provarci, le rime non perfette
(vita:lite/ferita) quale danno
stigma di "bellezza inenarrabile"?)
........
16.Angelo Maugeri
Nóstos
Immagine: Istvan Gyalai
pag.44
novembre 2004
Angelo Maugeri è nato a Motta Camastra (Messina) il 29 marzo 1942. Ha studiato a Messina, Napoli, Roma e Palermo e, durante gli anni universitari, ha fatto esperienze di lavoro a Palermo, intervallate da lunghi soggiorni a Francoforte sul Meno (Germania). Dopo la laurea in lettere, conseguita presso l’Università degli Studi di Palermo, si è trasferito dapprima a Como, poi a Milano, infine a Campione d’Italia, nelle cui scuole ha insegnato dal 1969 al 2009. Attualmente risiede nell’hinterland comasco.
Ha pubblicato le seguenti opere:
Poesia
Mappa migratoria (Geiger, Torino, 1974);
Verbale di s/comparsa (con un ritratto a penna di Carla Tolomeo; Geiger, Rivalba-Torino, 1976);
Il filo del discorso (altre ragioni) («Niebo - Rivista di Poesia» n. 2/3 (Deambrogi, Milano, 1977);
Minimi variabili («Niebo - Rivista di Poesia» n. 2/3 (Deambrogi, Milano, 1977);
I sensi meravigliosi («Quaderni della Fenice» n. 4, Guanda, Milano, 1979);
Il fiume i falchi la distanza il vento («Almanacco dello Specchio» n. 9, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980);
Passaggio dei giardini di ponente (Società di Poesia / Lunarionuovo, Milano / Acireale, 1983);
Kursaal (Guanda, Parma, 1989);
Piccoli viaggi (Laghi di Plitvice, Lugano, 1990);
La stanza e la partita (Nuova Editrice Magenta, Varese, 2000);
Nóstos (con due disegni di István Gyalai; alla chiara fonte, Lugano, 2004);
Varianti variabili (con quindici dipinti di Arianna Maugeri; Consorzio Artigiano «L.V.G.», Azzate, 2012);
Prove d’impaginazione (Nuova Editrice Magenta, Varese, 2015).
Narrativa
Figura femminile (I libri degli amici, Ispra; 1993);
Ramo materno (“Il gatto dell’ulivo”, Edizioni Ulivo, Balerna, 1996);
Recita di Natale (“Il gatto dell’ulivo”, Edizioni Ulivo, Balerna, 1996).
NOSTOS
1.
Il cammino dell'anno riporta
parole sommesse parole che
ti parlano del ritorno
ti parlano del fiume delle rocce dei boschi
ti parlano del vuoto se tornano vuoti
i profili dei nomi gli aspetti dei volti
nei resti dei pensieri che cambiano
i volti ai nomi le impronte ai corpi.
2.
Le insidie del giorno si celano
nel bianco della notte.
Si attenua
l'ansia della fine ogni volta avvertita
come una sfida.
Quante labili
figure si affollano
sulla parete del tempo.
Instabile è il traguardo della mente
il filo del confine trasposto nei rapidi
strappi del cuore.
3.
Le stagioni dell'acqua costeggiano
le balze bordate di fiori.
Il divenire degli alberi sente
il ritmo della voce che affonda
nelle pieghe dei lamenti -
forse dolore di terra
che le sue forme lascia come una cosa
perduta nella fuga
della casa che più non ti aspetta.
4.
Sentono angosce e temporale
le rondini che volano basse
brivido nerobianco nel sereno della sera
dal colmo al muro -
muro del sonno
sere accovacciate per stringere il buio, lo stesso
elemento del freddo.
5.
Le gioie non nate anche nelle giornate
di dolce primavere, il peso che si porta
con lo stupore dei bagagli tra arrivi e partenze
e delle partenze rivanga per chi più non parte
un viale solitario, l'oscurità straniera
che ne cuore impianta ruote e fazzoletti.
6.
L'orrore del limite è lo sguardo che incide
il respiro delle ombre così vivo e minerale.
Più le guardi più ti senti guardato, puoi svanire
come un guizzo dell'occhio nelle inquiete
parvenze che la mente dischiude
giorno e notte.
15. Jean Soldini
Cose che sporgono
Immagine: Bruno Pinto
pag. 28
ottobre 2004
Jean Soldini è nato nella Svizzera italiana, nel 1956. Prove di resistenza a un pensiero autoritario che, con i suoi travestimenti multiformi, è minaccia mai debellata contro l’esistente concreto e meticcio, i suoi studi sono volti a delineare una metafisica alimentata da un’estetica dell’ospitalità. Quest’ultima non va confusa con un’estetizzazione dell’ospitalità, ma vuole essere filosofia impegnata a riflettere sul sentire attraverso ciò che nei sensi ha la sua componente imprescindibile: donare e ricevere cibo, acqua, un tetto sotto cui dormire, un abbraccio. Tra le sue pubblicazioni: Alberto Giacometti. Le colossal, la mère, le “sacré”, Lausanne 1993, Saggio sulla discesa della bellezza. Linee per un’estetica, Milano 1995, Alberto Giacometti. La somiglianza introvabile, Milano 1998, Il riposo dell’amato. Una metafisica per l’uomo nell’epoca del mercato come fine unico, Milano 2005, Storia, memoria, arte sacra tra passato e futuro, in Sacre Arti, a cura di F. Gualdoni, Bologna 2008, Resistenza e ospitalità, Milano 2010.
NELLA SONORITÀ DELLORGOGLIO
Il vetro si è rotto.
Guardi attraverso i rami
il rimprovero, la delusione.
Apertamente nudo, l’uno,
coperta di lana grossa, l’altra,
per pregare
per indovinare una passione
nella sonorità dell’orgoglio,
di un sopportabile fastidio.
L’occhio altrove,
dirigi infine,
nel succedersi degli ignoti.
TROPPO SOLI GLI ALBERI
Troppo soli gli alberi,
vicini,
nell'aria che precede lo sguardo.
Preparano l'abbandono
della simmetria,
dell'asimmetria.
Se preparano a forzare il possibile
su di un Flugrad,
finché un lampo
non spazza la pupilla
che rotola sull'acqua
come frutto,
e pietra poi
nell'abisso del fattibile,
tra le sue due estremità:
qui e qui.
S'ALLONTANANO INSIEME
S'allontanano insieme.
Attraversano seduti
l'esattezza,
immaginando in anticipo
segni di fiamme e di percosse,
pagine d'indulgenza,
passi e battiti di congiure mancate.
Avventure
prevedibili e terribili
appese a un filo,
a ricevere gli applausi
nella debole luce
di un commento.
14.Gabriele Zani
Locali
immagine alla chiara fonte
pag. 20
settembre 2004
ALTRO BAR
Fosse per gli occhi limpidi
e dagli abiti neri attillati
soprattutto quel bianco che trapela
di gioventù
ci sarebbe di che sentirsi satiri.
Ma più che ninfe sembrano megere
quelle del tavolo accanto
sbircianti il tuo origliare
di tra le alte foglie
i verdi gambi di questo bar cittadino.
ADOLESCENTI
Bevevano sospese a un tavolino
minuscoli bicchieri di verde liquore e
una si tormentava l'orlo della gonna
l'altra s'accarezzava le puntute scarpe
dai tacchi alti, lucide di vernice rosso fuoco.
Ammazzavano a loro modo il tempo
giocando a fare le due signore un po' in là
mentre aspettavano nel trambusto crescente
l'anno nuovo che viene e quello vecchio che se ne va.
13. Agostino Colombo
Ci fosse un'altra vita
maggio 2004
pag. 32
immagine di copertina: contatto kodak,
fotografo ignoto, inizio '900
Agostino Colombo è lo pseudonimo di uno che è nato ai bordi di uno stagno e conosce poco dei suoi simili, ma che, nonostante tutto, è contento di essere al mondo.
RADICI
Sono nato ai bordi di uno stagno tra i canneti,
ho ancora addosso il sapore del germoglio
e il freddo del vento che soffia tra le foglie;
sono nato sotto la ragnatela e il nido del passero
e ho visto luccicare il luccio quando veniva il temporale
e certi barconi avvicinarsi alla mia casa di canne
come per prendermi con la loro civiltà e le loro regole,
mi nascondevo tra i rami più folti, ero come una lucertola
o un topo di campagna, ho sempre avuto un rifugio
dove nascondermi agli uomini, sono invecchiato
e conosco molto bene lo stagno, le canne, l’umido
ma non so quasi niente di loro, miei simili.
CI FOSSE UN'ALTRA VITA
Appaio in maniche di camicia bianca a righe fini e blu
come un fantasma su di un carro che sarebbe poi tutto
per me se ci fosse un'altra vita da vivere in un altro tempo e tu
calzoni sdruciti, maglietta bianca che sembri
un pesce fuori dall'acqua
accoccolata al fianco; tu macedone o alessandrina o lombarda,
tu profumata di chicchi di riso, capezzoli ardenti e cieli tersi
e mani che se fossero state queste nostre vere
non si lascerebbero più;
invece solo fumo e sillabe che fanno sognare un tempo altro
da questo estremo che ci è dato in sorte, cavallo
carro e una certa violenza del vivere che come donna
non capiresti mai:
io uomo in giacca scura e spessa, in velluto direi, e bombetta;
uno spaventapasseri di mezza età in mezzo all'erba alta,
un capo, un contrabbandiere, un uomo antico
e tu la donna a lui seduta accanto
su di un carro che ha un secchio in latta agganciato
e dondolando batte
e fa l'eterno rumore dell'andare e un telo per fare ombra
quando si fa l'amore e si dorme nel viaggio che non termina mai
e del quale soltanto tu sapresti qualcosa ma non sei voluta venire.
12.Davide Monopoli
A titolo provvisorio
immagine di copertina di Davide Monopoli
pag. 48
aprile 2004
da sette poesie.
ecco, la fucina risuona - in filigrana, questo
è il suono della bottega del segno - il rumore
del testo nel suo farsi, nel suo dirsi e ritrarsi,
si compone e si decompone che è un piacere,
a suon di grafemi, carta canta sotto il torchio,
una questione di carattere, anche. ri(n)tocca
il testo mentre la trama si disfa, fra incastri e
disincastri, conta annessi e connessi, senza
mai dimenticare l'umiltà dell'artigianato,
neppure per un istante, al contrario. ma è
soltanto in questo modo che la scrittura
continua, senza battere la fiacca, battendo
anzi il ferro mentre è ancora caldo, bocca
spalancata del suono scaturito dal battito
incastrato fra l'incudine e il martello
da a titolo provvisorio.
poesia - si forma come al fondo una frase, poi
si sviluppa in svariati modi, e cresce, dall'interno,
prende piede, sulla carta, intorno al motivo originale
coagula tutta una serie di cose - materiale vario che
si deposita, stratifica, allora declini, coniughi, sempre
sul crinale, da lato, ti fai da parte, le parole si aprono
e cedono di punto in bianco ai loro segreti, una figura
sboccia allora, o un suono, dopo resti con la bocca
aperta, con gli occhi spalancati - a contemplare - e
trattieni il fiato, spesso a lungo - incredulo, vivace.
11.Tommaso Soldini
Ribelle di nemico privo
pag. 48
immagine di copertina di Massimo Giudici
febbraio 2004
A VOLTE VORREI
A volte vorrei essere filosofo
dispiegare sapere,
divulgare a più non posso:
- la dialettica hegeliana intende
non c'è differenza (uff,
distorto da storie sto)-.
Padrone mi vedo di un'essenza mai più randagio semmai pubblica scienza.
Cammino ritto tra un podio e un partito.
Influenza?
del fare deciso smagrita.
Toh, mi sveglio, gli occhi sprango,
vedo bianco e nero e cesso.
RIBELLE DI NEMICO PRIVO
Prometeo mi ha lasciato
verme, agli altri Frege e Rilke e Dante,
soave scolpir di sillabe e senso
io, Narciso senza specchio
resto, né arte né parte,
cameriere senza clienti
infermiere senza pazienti.
Ribelle di nemico privo.
10.Daniele Bernardi
Giona Bernardi
Elia Buletti
Davide Monopoli
Flavio Moro
Alessandro Tedesco
Antologia della durata, febbraio 2003
7 libretti in un cofanetto
dalla nota introduttiva di Davide Monopoli
„Wozu Dichter?“ – a che servono i poeti? – si chiedeva nel bel mezzo di sentieri interrotti, un antico maestro. Come spesso accade, il tempo passa – ma la domanda resta viva, e invariata. Certo poi, sono le risposte a cambiare. Oggi come oggi, più che altro, il poeta fa quel che può, si fa in quattro: mette carne al fuoco – la sua. A che cosa serve la poesia, allora? – poiché un interrogativo di fondo accompagnerà sempre il fare poesia. Forse è proprio questo il suo pre-testo. Si potrebbe tentare di tracciare un piano della situazione, una magna charta – ma non si tratterebbe in fondo che di un sorvolo, necessariamente impreciso, e col rischio implicito di scadere nell’erudizione. Tutto attraverso, le cose si muovono. La poesia non se ne sta con le mani in mano. Anche se non gode di grande attenzione, ascoltata o meno, per un poeta che muore, ve ne sono almeno tre che nascono. Perché mai si continuerà a nominare invano? Più d’una risposta incerta è stata data in proposito. La poesia è anche questa forza sotterranea, cresce, sgorga dalla terra. I tentativi di raccolta poi, di “autoantologizzazione”, non sono certo nuovi: non siamo noi i primi, ma non saremo nemmeno gli ultimi – si spera. Semplicemente, nel nostro piccolo, affiliamo in questo modo le nostre “armi da preghiera”......
10. Antologia della durata, Flavio Moro
Alti e bassi di una stella senz'arte né parte, 2003
pag. 28
immagine di copertina: Flavio Moro
COLLAGES (politico)
Poniamo il caso che un tizio a testa nuda, potesse contemplar con una lama proprio a quest'uso destinata in che modo una zucca vaglia e pesa il brulichio dei termini tutto lo sciame dei venti che gli solletica le orecchie dopo un aspro tagliare il nostro sacco Indubbiamente è poi tutta farina l'uno sull'altro triangoli, quadrati, folleggiano, col mantello e la barba. Discorsi vanno a catafascio da una statua senza voce Ma che importa! son sempre nelle nuvole i macigni e mill'altre meraviglie del genere
COLLAGE (dionisiaco)
Dunque, sul palcoscenico tutto è posticcio, non è altro che terra la commedia e potrebbe cascar dalle nuvole
ma una specie di nuova divinità ovunque col suo sguardo spacca in quattro uno specchio si finge ora che non è mai esistita in alcun luogo che altro mostra una fronte e altro nasconde in giri e rigiri incessanti del suo cervello ma il risultato si annulla diverso in un punto qualunque poiché non v'è luogo in cui non si veda la fronte apriti cielo, che c'è dell'altro pendono innumerevoli pensatoi ne ho piene le tasche
Se poi qualcuno cercasse una qualche luna crederebbe di vedere uno sciame di mosche e di zanzare che rissano insidiano cadono e muoiono tuttavia un solo sguardo basterebbe a disingannarlo essendo scambievole la derisione conviene che ridano devo dirlo o tacerlo? Io intendo dimostrare il cielo che sono ch'è quando in tondo ora ch'è rotondo in quadro per terra e per mare ormai è tempo il ticchettio dei dadi reca scritto a chiare note che non c'era affatto bisogno di dirlo! ridiscendiamo sulla terra c'è da stabilire una differenza
Essi sono caso per caso i miei ergastoli, come se si trattasse di un mosaico ciò che li legò nella pallida immagine degli attori che sostengono la loro parte su di un palcoscenico di una fonte di noia
ed ora mutano le loro facce Le spine dei cardi si lascian turbare dalle parole più che dai fatti
10. Antologia della durata, Daniele Bernardi
Tutto questo andare a rotoli, 2003
pag. 28
immagine di copertina: Daniele Bernardi
da QUATTRO POESIE
preme
contro gli archi del costato
ingorga spugna
trapuntata di alveoli
a fior di labbra
l'orifizio sgrana l'occhio
la brace squilla
onda azzurra che palpita
a fior di pelle
sul pelo dell'emisfero
*
ALLA FINE ESSERE ATTORE
alla fine essere attore forse
non è altro che questo rientrare ad ora tarda
masticare lentamente pollo al curry
tenendo un dialogo ad uno specchio laido
chiudere piano la porta
della propria stanza soli
dopo aver fatto tanto rumore
10. Antologia della durata, Giona Bernardi
Il limite generale dell'ABC, 2003
pag.20
immagine di copertina; Giona Bernardi
CI SONO COSE
Ci sono cose che partono da niente. A prescindere da interpretazioni e significati. Non ho tempo. La scio perdere le immagini, non la vita. Se sbuffo, pensare bene mi fa male, mentre dico il mio bene a qualcun altro.
Sono stato nel bagno fino a quando l'incoscienza mi ha permesso un bacio dall'acqua tempera che si scola il buco cercando di stare calmo. Sul culo. Visitato da un materasso circolare che sciolga i nodi del doppio in una forma unica sui nervi. Planarsi i polmoni rasi d'aria tremante non scalda la vista.
era pittura.
/é
e voglio ridere adesso.
se amo amo e basta
non ragiona mai abbastanza.
non ha parte.
serve a difendersi, con amore.
Scorrevole, come non riuscire a muoversi. Malamente contorto e attaccato dalla terra, inconvinto dalle cose razionali mi mantengo attaccato.
Infermo convinto controllo continuo spoglio che cerca per un altro e dice aspetta.
Cercano troppo sul mio culo, rapido dileguo su tutto cerco fusioni. Me ne voglio andare, fa male tutto, adesso no, calmo mi rompo, ma ti lascio troppo stare.
10. Antologia della durata, Elia Buletti
Armi da preghiera, 2003
pag. 28
immagine di copertina: Elia Buletti
E SIANO IN QUIETE
e siano in quiete fuori preme la febbre
con le sue occhiaie morbide appiccica
falene in cenere ti supplicano così dolci
spinose chine addolorate
con un teschio alle spalle fasciate in plastica
ed esili così spaventate non hanno tempo da perdere
succhiano la spina ti sono alle costole
carezzano un cuore con le gambe aperte
e un fegato che fiorirà.
pallida monaca senza veste senza corpo
sciogli questa illusione in preghiera
te ne prego te ne prego te ne prego
fai a brandelli i tuoi stracci ed asciuga le sue gote
il buffone odia la sua vita e la ama
poiché lui non attende e non diverrà
verrà appeso invece o bruciato
sotto ai suoi piedi saranno scalzi
a mani vuote.
(nulla è stato scritto di lui
nulla qua dentro è vuoto
siano in pace là fuori)
TANTO OGGI FA BRUTTO
tanto oggi fa brutto
e tutto tanto si muove
fa grigio è appena breve
tutto come una breve solitudine.
oggi battono i fiati sul margine
e non c'è sete di potere
sulla via dello spirito
c'è una curva dietro la tua bellezza
una cosa dolce poi tutto scompare.
tutto quello che mi chiedo.
se ci vado già ci sono
e mai ci sarò
quando me ne sono andato.
10. Antologia della durata, Davide Monopoli
Per altri versi, 2003
pag. 28
immagine di copertina: Davide Monopoli
IN UN MOMENTO QUALSIASI
in un momento qualsiasi del tempo,
l'occhio si spalanca sul labirinto, e tace.
apertosi nella nebbia, si risigilla nelle tenebre.
ma l'anima è un volo notturno.
d'altronde trotterellando in linea sbilenca,
sospesa in una zona senza tracce,
durante la fuga dall'attesa, attesa, suo malgrado,
funambolo sul filo del rasoio che separa
e congiunge il corpo in parte triste e in parte
allegro, nel cuore della durata, poi: sull'orlo
della caduta, mentre rotola il dado,
-infine, sprofondando dolcemente fra
il movimento e la sua ombra, in un lento
divenire musica nella formulazione di
un ritmornello, una cantilena divina, il cui
flusso sgorga in sé, e se non è corrente
é un getto di forme, un gioco febbrile,
assurdo e la fine ovunque
intorno all'orlo.
E SEI QUI
(...) e sei qui, sull'orlo,
mentre tendi muscoli e
nervi una musica ti
attraversa, sciogliendo
il pensiero in canto,
nel breve sorvolo che
accenna appena ad un
movimento che riduce
ogni tuo gesto alla
polvere, movimento
che da questa polvere
condensa ancora (infinite volte)
corpo e carne e cuore
che pulsa al ritmo
di questa danza senza
sosta che non (ti)dà
tregua, e scioglie ogni
(tua) sensazione in questo
divenire che sucote,
che svuota e che colma,
contnuum (...)
10. Antologia della durata, Alessandro Tedesco
Ritagli, 2003
pag. 28
immagine di copertina: Alessandro Tedesco
SOLO
Solo nel mio assenteismo,
godo di una certa
popolarità,
si un certo folclore intrinseco.
SENZA TITOLO
E allora il gesto godrà di una loquace confusione.
QUI
Qui si lavoricchia un po'
un po' di non so cosa,
ma lacune volte mi piace
semplicemente
aprirmi una porta e
chiudermela.
09. Giovanni Orelli
Quartine per Francesco
pag. 28
aprile 2003
Giovanni Orelli è nato a Bedretto nel 1928. Ha insegnato in vari ordini di scuola, vive a Lugano. Ha pubblicato tre romanzi da Mondadori (il primo è l’Anno della valanga , uno da Einaudi, Il sogno di Walacek , e due da Donzelli, Il treno delle italiane e Gli occhiali di Gionata Lerolieff.
Ha pubblicato diversi racconti “ticinesi” (la raccolta più recente è Da quaresime lontane ), e diverse raccolte di poesia, tra le quali Un eterno imperfetto uscita da Garzanti.
Nel dialetto di Bedretto ha pubblicato le poesie di Sant’Antoni dai padü (Scheiwiller); in italiano due raccolte di sonetti, Quartine per Francesco (Interlinea) e Concertino per rane (Casagrande).
Ha curato un’antologia (storia e testi) delle lettere nella Svizzera italiana e, con Diana Rüesch, il Carteggio Bertoni-Chiesa. Collabora al settimanale “Azione” con una pagina quindicinale di segnalazioni librarie.
Nella primavera del 2012 è stato insignito del Gran premio Schiller.
Con la casa editrice Messaggi Brevi ha pubblicato nel 2000 Farciám da Punt a Punt. Facezie dell’alto Ticino e, nel 2008, Immensee. Tra Chiasso e Basilea.
Del 2014, racconti in I mirtilli del Moleson, Nino Aragno editore, Torino, 2014.
Per alla chiara fonte ha pubblicato una prima silloge delle Quartine per Francesco, 2003; Cata mia da sàvei, 2004 e la raccolta Frantumi, 2014.
Nel quartiere lo dico a tutti, pesi a tre mesi sei e cinquantotto
un frontaliere fa: fantastico, io me li giuoco al lotto.
Sei e cinquantotto nel giorno del tuo primo trimestre di vita:
“Salve, alégar e viva” come diceva un Clemente archimandrita.
Una pozzanghera è per te un mare immenso
e zan giù con i piedi, due o mille, a sguazzare.
Per me les jeux sont fais, niente più mare.
Questa la differenza tra te e me, immensa.
La vecchiaia è un disastro, dicono alcuni vecchi,
uno di quelli io. Ma hai ragione tu che credi
nella pozzanghera. Rimettici i tuoi piedi,
guardala come un tuo avvenire lieto specchio.
08.Fabrizio Scaravaggi
Oscar spariva
marzo 2003
pag. 22
Fabrizio Scaravaggi, scrittore di racconti brevi. Migrante dal 1955. Pubblicazioni in riviste e cataloghi d’arte dal 1979. Premio Schiller 1990 per il volume di racconti « Pure sviste », edito da Casagrande Bellinzona. |
Oscar non è un cane. È il mio cane. Per puntiglio dico che è l’unico cane che mi ha adottato. Appena uscì dall’auto, che l’aveva trasportato da me, mi dette un’occhiata d’intesa sorniona, dalla quale intuii che sarei diventato in breve tempo il suo migliore amico. Nonostate ciò, undici giorni dopo, spariva....alla più totale chetichella. ..... |
07.D.Bernardi, G.Bernardi, E.Buletti,
D.Monopoli, F.Moro, A.Tedesco
Si opera nella sola durata
maggio 2003
pag.18
Daniele Bernardi
uno sbuffo
che di volta in volta muta
apre la volta torta
della sacca cardiaca
un soffio
arde i cardini giugulari
inalbera il fiotto purpureo
vela del ventricolo
si tendono funi rosse
annodate alle giunture
scricchiolano
finché un sospiro del sangue
non le spezza lungo l'eco
del tonfo conseguente
Davide Monopoli
in che cosa consiste
questo nostro essere poeti?
questo nostro vivere nella sola durata,
in una zona senza tracce, dalla parte del fuoco,
questo nostro vivere fuori dell'arbitrio fra alto
e basso, in attesa dell'evento, del verso,
del gesto che cattura, per altri versi,
il flusso imperversante della vita
-di quel che manca alla vita,
in attesa di una palingenesi
che non ha ancora nome,
tra il dire e il fare, navigando
in altro mare, in che cosa consiste
questo nostro essere poeti?
questo gioco insensato di scrivere,
questo nostro essere ladri di fuoco,
verso per verso, giorno dopo giorno,
istante dopo istante, rotolando nel
silenzio tra il colpo di dadi e le sue
tracce astrali, in attesa del momento
in cui colpire, in cui aprirsi al
verso che apre al
mondo-e alla
sua voce
Alessandro Tedesco
Dura come il marmo, questo riallacciarsi, una corda protesa nel vuoto,
come una mago a suon di suoni, verrà e andrà come non volevo, troverò
ancora il luogo da compatire e penserò il viso come un periodo da
schernire, il nome la causa il luogo e il colpo del vento,
poi delirio polvere, che tutto ciò secca come un tubero
che si nutre di sole senza radice.
Giona Bernardi
Rispetto le cose alla luce del sole, senza essere
capace di metterle a posto.
Da lontano voglio tutto così vicino sotto le
coperte ma mi dimentico del freddo.
Poi volo via col vento davanti agli occhi di un
amico. Chiamami.
Qualsiasi cosa porta, chiamami.
La luce non si leva mai di torno, allora posso dire
chiaramente quello che penso, Mi sveglio con un sorriso
tutti i pensieri più semplici di questo mondo come
difesa estrema. Non faccio niente, quardo i giocatori
polverizzati dalle rise. Mi duole il cuore sulla
macchia sveglia, troppo circondato , ti vorrò sempre
bene, cammina, non penso facile. Devo essere vero.
Nessuno ha voglia di farsi un cazzo sul mio letto,
maledizione. Però sorride sempre, non ho voglia di
fare foto. Chiede poco gabbiano.
Mi farà male la schiena, come sempre troppo cibo,
posso solo fare quello che devo e se devo mi faccio
pure fuori dalle risa.
Elia Buletti
e siano in quiete fuori preme la febbre
con le sue occhiaie morbide appiccica
falene in cenere ti supplicano così dolci
spinose chine addolorate
con un teschio alle spalle fasciate in plastica
ed esili così spaventate non hanno tempo da perdere
succhiano la spina ti sono alle costole
carezzano un cuore con le gambe aperte
e un fegato che fiorirà.
pallida monaca senza veste senza corpo
sciogli questa illusione di preghiera
te ne prego te ne prego te ne prego
fai a brandelli i tuoi stracci ed asciuga le sue gote
il buffone odia la sua vita e la ama
poiché lui non attende e non diverrà
verrà appeso invece o bruciato
sotto ai suoi piedi saranno scalzi
a mani vuote
(nulla è stato scritto di lui
nulla qua dentro è vuoto
siamo in pace là fuori)
Flavio Moro
chi sia non so, come mi so,
non sono,
cosa che non è cosa,
punto e cerchio
io,io non credo alle mie parole
io,io non credo alle mie parole
io sono ognuna delle mie parole
ogni mia singola parola ha vita autonoma da sé
, e da me
io sono ogni vita delle mie parole
, la mia vita
non parla
la mia vita vive la vita delle mie parole
, dal di fuori
la morte spegne la morte
delle mie parole a nuova vita
, da dentro
io vivo la morte apparente che parlo,
che vive fuori di me,
che vive fuori di sé
le mie parole non mi appartengono,
quel che mi appartiene è cosa morta,
le mie parole vivono la mia morte, da dentro
io appartengo loro come cosa viva,
ma la loro vita non dipende da me,
dipende dalla mia morte, quella che tace,
che taccio,
quella che non riguarda me,
ma le mie parole
06. Domenico Notari
Un amore tedesco
settembre 2003
pag. 20, racconto
Domenico Notari, architetto, vive e lavora a Salerno. Suoi racconti sono apparsi sulle riviste “Nuovi Argomenti” e “Linea d’ombra”, sulle statunitensi “Webster Review” e “TriQuarterly”, sull’elvetica “Viola” e trasmessi dalla Radio Svizzera di lingua italiana. È stato inserito da Goffredo Fofi nella sua antologia Luna nuova. Scrittori dal Sud (Argo, 1997). Ha pubblicato, tra l’altro, il romanzo L’isola di terracotta (sull’epopea dei ceramisti di Vietri sul Mare negli anni Trenta, Avagliano, 1999, II edizione 2000), i racconti Ritratti (Ascona Presse, 2004), Un amore tedesco (Alla chiara fonte, 2003) e i saggi Il cibo nei romanzi di Maigret (paroladidonna.it, 2002), Cinema: immagini, parole e... (AA.VV. Educazione all’immagine, CUES, 2004). È autore del documentario radiofonico a puntate Salerno, un archivio della memoria per”Cento lire” di Radio RAI. Ha collaborato al “Mattino” e al “Corriere del Mezzogiorno” con recensioni e racconti. Ha insegnato scrittura creativa all’Università di Salerno. Ha fondato e conduce dal ’98 il laboratorio di scrittura creativa “L’officina del Racconto”.
.....Ho stentato a riconoscerla. Non ha niente del ritratto del salone, quel dipinto da morta. Che fine hanno fatto il pallore mortale, le occhiaie profonde, le unghie violacee?
Davanti a me - stendo a crederci - una donna ancora giovane, non certo quella sfiorita del quadro. È in giardino, sotto il pergolato, tra anemoni e begonie, seduta a un tavolo di pietra. Ha fianchi generosi, viso florido, pelle liscia e luminosa, labbra carnose...
05. Aurelio Buletti
Segmenti di una lode più grande
novembre 2002
pag.90
Aurelio Buletti è nato nel 1946 a Giubiasco. Ha lavorato come docente.
Vive a Lugano. Ha pubblicato alcuni libri di poesie e un libro di racconti:
Riva del sole, Pantarei, Lugano 1973
Né al primo né al più bello, Iniziative Culturali, Sassari 1979
Trenta racconti brevi, Casagrande, Bellinzona 1984 [Premio Schiller 1984]
Terzo esile libro di poesie, Mazzuconi, Lugano 1989
Brevi, Alla chiara fonte, Lugano-Viganello 2001
Segmenti di una lode più grande, Alla chiara fonte, Lugano-Viganello 2002
Temi (5 poesie), Alla chiara fonte, Lugano-Viganello 2004
Rosa shoping, Fondazione Diamante, Riva San Vitale 2005
E la fragile vita sta nel crocchio – Poesie brevi 2000-2004,
Alla chiara fonte, Lugano-Viganello 2005 [Premio Schiller 2006]
Contesse, Gentiluomini, Altri e Altre, Alla chiara fonte, Lugano-Viganello 2010. Altre poesie e altri racconti sono usciti su giornali, riviste o in libri antologici.
Traduzioni di sue opere (libri):
Vertraulichkeiten eines Strandverkäufers. Geschichte aus dem Tessin, (Übersetzung und Nachwort von Cornelia Schlegel), Benziger Verlag und Ex Libris, Zürich 1989 Rivage du soleil;
Ni au premier ni au plus beau; Troisième frêle livre de poèmes, (Traduit de l’italien par Adrien Pasquali, Préface de Clara Caverzasio), Editions Empreintes, Lausanne 1998
Nicht jedes Staunen ist ohne Stimme – Non ciascuno stupore è senza voce – Gedichte 1970-2009, (Auswahl und Übersetzung von Christoph Ferber, Nachwort von Giovanni Orelli), Limmat Verlag, Zürich 2010
Osorna nepostojanost radesti, (Preveo s talijanskog izvornika: Tvrtko Klariċ), Felsina, Zagreb 2010 [È la traduzione in croato di E la fragile vita sta nel crocchio].
Regine, A.D.V. Lugano, 2014
da 1. Poesie per Giò
UN BEL SILENZIO
Un bel silenzio sta fra queste righe
di parole pensate lietamente.
Viene da te, s'incanta.
Si fa ancora più zitto, più cortese,
si fa velo fiorito, si sospende,
poi con un lieve sibilo si scioglie
al tuo primo sorriso.
LIEVE LUCE
Della necessità di queste righe
non c'è nessuno
che si fidi a parlare.
Vengono povere,
camminano nel dubbio,
si scostano all'incedere
delle frasi che contano.
Sola le porta incredula letizia
cui lieve brilla di speranza
che tu legga e sorrida.
PRECAUZIONE DEL SOLE
In un freddo mattino dell'inverno
vale la precauzione
del sole:
non si cammina sul lato dell'ombra.
Fosse gelo la vita,
dimorerei dalla parte di te.
Anche se vi sto, pur essendo emozione.
04.Haiku della 2 c
maggio 2002
pag. 40
Luna
Sposa velata della notte,
di tutti noi ella è madre.
Protettrice del silenzio.
*
Ferita
Un sasso ferisce lo stagno
l'acqua torna quieta
ma non è più lo stesso.
*
Solitudine
Sullo stagno morto
il gracidare di una rana
che s'immerge.
*
Haiku
In una tempesta di vento
ecco case cadere giù
e mattoni volar via come haiku.
*
Solitudine
Solo, al buio
la luce è pura immaginazione,
e la paura aumenta a ogni respiro.
*
Io
Io mi sento grande
ma nel mondo
una goccia in mezzo al mare.
*
Una creatura
che sia ragno o usignolo
natura madre salvala.