Pietro Russo
Migrazioni
Pietro Russo vive a Catania. Si occupa di poesia, collabora con quotidiani, riviste e piattaforme digitali. Ha pubblicato il volume monografico La memoria e lo specchio. Parole del Petrarca nella poesia di Vittorio Sereni (Acireale-Roma, 2013). Diverse sue poesie sono apparse in riviste e antologie. Nel 2016 ha pubblicato A questa vertigine (Italic), che ha vinto il Premio Violani Landi per la sezione opera prima.
I
Rallègrati, piena di grazia,
sono la voce dall’abisso
il mare che leviga le ossa
il tuo frutto non è perduto
nel fondale più scuro; guarda
come fanno festa i pesci
perché il grido del tuo frutto
sorvola il vecchio porto
II
Speravo di rivederti
alla tua migrazione mancano ali
vai giù come se alla fine
c’è la botola dell’inferno
tra te e me, l’inferno
che attraverso di me prende parola
mi manchi
suppongo non significhi niente laggiù
sei fortunato, amico mio,
a non intonare il canto delle carogne
III
Sei così idiota
pescatore di uomini
appartieni a una fede sbagliata
l’anima è salva ma i corpi
pieni d’acqua sono così pesanti…
quello che rimane sulla spiaggia
sono lettere vuote
come sacchi termici allineati
il tuo cuore da prendere all’amo
a cui preferisco il niente di prima
IV
Seduta su una bitta
una donna ascolta strane profezie
nemmeno una arriva al largo
perché così è stato deciso
nessun corpo ripescato
nessuna vista di tramonti
questo fu deciso
solo a una certa ora
si alza con le sue ali nere
affida l’ultima parola a un volo
IV
Seduta su una bitta
una donna ascolta strane profezie
nemmeno una arriva al largo
perché così è stato deciso
nessun corpo ripescato
nessuna vista di tramonti
questo fu deciso
solo a una certa ora
si alza con le sue ali nere
affida l’ultima parola a un volo
V
Prendete Tesfalidet
una corona di uccelli sulla sua testa
ogni libra di carne persa
un banchetto di sole ossa
Tesfalidet che apre le braccia
come un airone mentre il vento
percuote i suoi nervi
come uno strumento una musica sorda
ascoltate Tesfalidet
affondare nel foglio
gridare una parola antica
gridare uomo in vista
VI
Il corpo è triste, amico mio,
qui alla fine di ogni cosa
a cosa serve parlare di anima
la bocca piena di salmi
cosa possiamo aggiungere
dalle profondità differenti
a cui siamo giunti
un cuore rotto cosa significa
la tua bocca piena di pesci o di vermi
le parole sono quello che ci meritiamo
affidate alle ali di un airone
ma aspetta di vedere
cosa accade al corpo
quando manca la via del volo
VII
Eccoli i fuochi sulla terra
le anime puzzano di bruciato
Maria che attendi di sbarcare
dal suolo non temere alcun male
l’attrito del tuo piede sopra l’inferno
darai la terraferma al tuo frutto
l’isola è dove la luce muore
quando si aprono le acque
tutti gli annegati canteranno di te
Maria che leghi le anime
nella tua opera di vento e cordame