Michelangelo Coviello Nato a Agropoli 1950. Vive e lavora a MIlano ha recentemente pubblicato PAPE SATAN un romanzo che tratta del rapporto tra Dante e Bonifacio VIII.
1
Applicammo il manuale e fu festa fugace
nelle strettoie della notte
la ragazza era appesa a una parete
mi apparve spavalda
in due pezzi il seno oscillante
stava per concedersi
la lingua si incollò
ai sedili sporchi di manopole
ma proprio in quel momento
di buon mattino
a portare pazienza come tutti noi
spero anche la salvezza.
2
Bocche a grappoli
bestioni e viaggiatori insieme
in agguato come un orologio
l'occhio che ne sortì
degrada la mira planando
fece il resto
con fervore la regina di picche
che scodinzolava
mentre il rubinetto scorreva e l'acqua grondava
se soltanto tu ci fossi a spiegare
il presagio
sacche di nuvole eccoci al caldo.
3
Vagabondi in dissolvenza
ciò che conta è prendersi
tutta qui la vita
frustare le parole nelle viscere di casa mia
far camminare l'umanità
un serpeggiare imburrato
ho fatto carriera in una notte
cantilene per adescare piccioni
saltellare sul metrò e femmine
con oroscopi sporcaccioni
dunque subito.
4
Sotto di sé sentiva ribollire il mare
molto di sotto
era un viso attraente
aveva i jeans larghi e fuori moda
la ragazza scosse la testa
parlava con vivacità
i tifosi smisero di chiacchierare
la ragazza voleva una tazza di caffè
ansimava e teneva le mani sul seno
vide i poliziotti con la coda dell'occhio
il viso rigato di lacrime
la stanza era molto piccola
così rimasero a letto tutto il giorno
FRONTALE CON VERNICE SPRAY
1.
Sono passate meno di sei ore dall'incidente
invece di andare a comprare una bottiglia
qualcuno grida alle sue spalle
rammenta a se stessa
è una mattina di settembre
all'ombra di una vecchia quercia
una volta aveva fatto sesso con il docente
dietro c'era uno schermo tv a scomparsa
è tutto digitale dovrebbe essere felice
2.
Il furgone dopotutto non è il suo
beve un altro sorso e all'improvviso
sì pensa è proprio così il poeta è ancora vivo
e diventa timido
con una destinazione ben chiara in testa
non è poi tanto strano
si ricorda di quando la stazione era ancora aperta
fermarsi era stata un'idea di sua madre
lui aveva fatto una smorfia
a quel punto un pensiero pesante
3.
Il giorno dopo un sottile camice bianco
ha preso la mano dell'amico
nessuna risposta e poi ci sono gli occhi
lui la fissa adagio lei scuote la testa
e in quei momenti il sole è ormai sceso
il sorriso scompare c’è silenzio
i suoi occhi si posano di nuovo
la maglietta che indossa non gli risponde
si alza si slaccia la cintura una mano
scende e il vento lo schiaffeggia
c’è ancora uno scampolo di luce
entrano i suoi occhioni sbarrati