Lello Agretti, nato nel 1949 a Torre del Greco (Napoi), vive a Caserta.
All'attivo più di una pubblicazione. Predilige quelle fai da te e a tiratura limitata.
PROCESSIONI
E giunsero ore veloci
a ridurre le distanze,
ore leggere e smaniose
di annullare i numeri quotidiani!
Vennero giù per le terrazze
offrendo sapori di verde arancio
un cestino di castagne
e alcuni vertici di luce.
Giornate di campane inattese!
La festa scorreva dai tetti e dalle taverne
e quasi non s’avvertiva
l’aria a ridosso di novembre.
Ma quando i ciclamini cercarono le trecce
un vento duro dispose nubi di piombo
per oscurare le curve
per imbrigliare cavalli e rivelazioni!...
Dal valico adesso scendono ore
che vanno al passo di ipotetici cammelli:
sono ore che tornano
verso l’abitudine...
LI HO SENTITI GIÀ QUESTI RUMORI
Li ho sentiti già questi rumori
già ascoltati.
Li conosco che a parlarne stancherei una clessidra...
Ma non per questo sono qui
non vi scrivo per far valer le mie ragioni.
È che certe volte
quando tiro sassi alle domeniche
quando per solitudine
m'adeguo a letti scomodi
quelle volte vorrei proprio dimenticarmi.
Sì dimenticare me.
Scordarmi.
Magari sopra un treno
come si dimentica un oggetto
la più stupida e sciocca tra le cose.
È che certe volte
me ne starei un poco più lontano
senz'alfabeti.
Vorrei sentirmi ulivo
dinanzi all'infinitamente mare.
A COSA SERVE
Se in quest'ora anonima e matematica
così uguale a domani
tu domandassi a cosa serve o sia
l'imprescindibile mio bisogno
d'irrompere nel tempo
di registrare imprimere incidere scolpire
non saprei dire se è tutta solitudine
il cocciuto tentativo di sentirmi vivere
modalità per una lacrima che non trova via
o invece il tuo dubbio stesso
quel punto di mistero quando
non trovando ragione scomodiamo Dio.
ESILIATA
Non l’affilata pena
ci offende l’infinito ennesimo
che davanti a noi si chiude
quasi nostra sorte fosse
sempre giro breve e mai
lo spalancarsi d'un lungolungomare.
Offende e ci ferisce
e lontanare la città non dà ragione
specialmente di sera quando
i muri di periferia rammentano
altra uguale solitudine
rimandano dolorosa malinconia.
Oh immedicata
tu
esiliata voce.
TUTT’UN FIATO
Poesiasempreamata
flusso vivissimo che mi penetri e superi
che stanca ma felice approdi alle mie rive
se quel che da tutta te proviene
e in me si fa Evento
se naturalmente e semplicemente
è a me il tuo venire se è
quel condurre e donare a me tutta te:
ogni fibra ogni ansa e ansia
le terre i mari i bastimenti
insieme lasciando nelle mie
le tue mani il fiore del cuore
dell’anima del sentimento
e dell’intelletto (tutta te)
così al modo stesso identico e medesimo
tutto di me da me a te si volge:
sensi e senso l’acque del mio principio
la concretissima visione
la radice che si fa strada
il pensiero che trascende.
E a chi domanderà se puoi tu
far nascere e manifestare
produrre donare balsamo e sollievo
stupore gioia magnificenza
incredulità quasi attesa soddisfatta,
ora so ora posso rispondere: sì.
Poesiaaperdifiato
e per domani
leggerti è avvicinare il bene confidente
abbracciarlo senza stringere
ascoltarne la voce e dopo dopo
il casto silenzio di due anime concordi.
Dopo. Questo dopo
ma intanto e prima
tornare sulla stessa via
rivivere il trasalimento nudarmi
e ancora ancora
fino a raggiungere la Solitudine
per accordarmi al suo respiro
respiro che è Vita
Vita che vince ogni Morte
respiro che dice senza pronunciare verbo
respiro dell’Amore che alle labbra sale se
come adesso
mi ritrovo a scorrere in lungo e in largo,
onda per onda
su questa pagina e oltre.
Inesausto inesauribile
come dispiegato seme che tra un po’
si farà spazio romperà la terra
terra che s’aprirà ubbidiente
a mostrarmi la luce.
RIMANI
Rimani
anche quando t’allontani
rimani per il frutto e la notte
l’ora chiara del mio cercarti.
Rimani
anche se resta soltanto l’eco
anche se a indugiare è il tuo respiro
il profilo trasparente
l’orma invisibile del tuo dettato.
Rimani perché io possa vedere.