Gennaro De Falco
Via Vertoiba, 2


Gennaro De Falco è nato a Napoli, quartiere san Giovanni a Teduccio, nel luglio del 1976. Abilitato alla professione forense, da diversi anni vive a Milano, dove è dirigente sindacale della Fai Cisl territoriale. Ha ottenuto diversi riconoscimenti letterari ed è presente in diverse antologie. Si interessa anche di fotografia e di musica.


*


3x2

Passavamo interi pomeriggi
alla ricerca di 3x2 e prodotti in sconto.

Su via Marina,
nell’attesa infinita del tram,
continuavi a parlare dei supermercati
e di come fossero eccezionali certe offerte.

Le buste della spesa,
quelle non le mettevi mai a terra:
è sporco, mi dicevi, portiamo le infezioni a casa.

Così seguivo il tuo esempio,
e tra le piccole mani
stringevo forte le mie buste.
Come le stringo adesso,
circondato da frenetici impiegati.

E la tua voce
non svanisce.


*


Made in China

Quei giocattoli che compravi in piazza Mercato
erano i primi made in China a Napoli,
e tu già lo dicevi, i cinesi ci atterrano a noi.

Cinesi o extraterrestri per me era uguale:
era un riparo, il tuo regalo,
ai guasti della tua educazione.

È fatto in Cina, mentre s’apparecchiava la tavola
lo ripetevi a tutti divertito.
Il pane caldo
fumava ancora di bianco.


*


Grand Hotel a piazza Nazionale

In via Casanova,
ci camminavamo di pomeriggio,
il sole che dilagava in ogni spigolo di muro.
Lì vicino, a piazza Nazionale,
ci avevi fatto le scuole medie,
studiavi in un collegio, dalle suore.

Quel collegio era meglio di un Grand Hotel,
lo dicevi ogni volta,
con la tua voce doppia doppia,
forte più del traffico di via Arenaccia.

Poi raccontavi della fame degli anni ‘50
di quando si dormiva in dieci in una stanza,
della nonna
che faceva il contrabbando per campare.

Non capivo bene quelle cose,
ma la storia già mi faceva paura.

Napoli era bella e scostumata,
ed io imparavo a conoscerla
attraverso il tuo dolore invisibile.
E stringevo forte la tua mano
illudendomi così
di poterti guarire.


*


Italia 90

Lo dicevano tutti
che i Tedeschi erano i più forti,
che palla al piede facevano paura.

Lo ripetevo anch’io,
che di calcio non ne capivo niente.

Come ripetevo le notizie sui giornali,
caduto il muro, cambierà la Storia.

Ma tu non t’illudevi,
i goal di Matthäus ti lasciavano indifferente,
come le lattine nuove di Coca Cola.

Ridevi, irriverente,
dei crucchi che facevano festa
e del neocapitalismo dell’Est.

Frammenti di muro - ripetevi a tutti -
si venderanno per corrispondenza


*


Bicocca

Si perdono
i colori della primavera
sull’asfalto dritto e infinito
di viale Arbe e viale Sarca

ciminiere e capannoni dismessi
ricordano tempi altrettanto dismessi.

C’è un mondo reinventato
da impiegati in giacca e cravatta
che masticano in un panino            
fatture e fatturati                              

e fuori da questo mondo
gli autobus vanno veloci
sull’asfalto dritto e infinito
di viale Arbe e viale Sarca.

La primavera,
è come il loro arancione

scura di sporcizia
e catrame.


*


Via Vertoiba, 2

Era l’atto di riconciliazione,
la mano che accarezzava la fronte,
l’alba che nasceva dalla tua orbita.
Tutto era in quella luce,
nel prologo delle voci,
nella coincidenza dei battiti.
Tutto era in quell’istante,
voragine che si ferma al petto e diventa respiro.

Milano continuava a esistere,
il silenzio della stanza
era il silenzio delle strade.

Cercavi il gesto essenziale dell’inizio.


*


Si spezza la collana

Si spezza la collana, impazziscono le cellule,
si allarga il cerchio del dolore.
Il fondotinta trasforma i segni, l’insinuazione dei baci
ricompone la superficie della normalità
utopia del desiderio contro atto di presenza
e così scopri che neppure di notte
si ferma il traffico delle tangenziali
che Milano è un miraggio, un grande nucleo di cemento,
che non ci sono crocevia per le nostre braccia.



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