Shuichi Takeda é nato a Tokyo nel 1946. Dall’infanzia é innamorato del mare e nell’adolescenza si é accorto che il suo mare é il Mediterraneo. Ha studiato la letteratura francese e poi la lingua italiana. Ha tradotto dall’italiano al giapponese in vari contesti culturali. Dal 1994, per undici anni, ha vissuto a Rapallo. Oggi vive a Kamakura e cerca di tracciare lo schema della biografia di un uomo trasparente.
In principio era il verbo,
nella mia vita é iniziata la parola con il mare,
col tempo sono seguite le altre, il mare mediterraneo
sento la voce del pettirosso nel mio cuore,
come rotolasse l’acqua di mare in gola,
perché
l’inizio era nell’Estremo Oriente,
in una grande città rovinata dalla guerra,
sulla riva del fiume non lontana dalla foce
la riva vicina a casa era il mio luogo preferito,
si sentivano i rumori dei vaporetti,
il sole tramontava al di là del fiume
si dice che le anime dei defunti ritornino a casa,
verso la metà di agosto,
di fronte alla casa, si preparava il fuoco dell’accoglienza
l’ultimo giorno si accendeva il fuoco
che accompagna le anime durante il viaggio di ritorno,
la cenere veniva abbandonata alla corrente del fiume
i genitori mi portavano al mare d’estate,
era un grande piacere per me entrare nell’acqua,
prendere il largo, era un sogno
mi sentivo estraneo a quel mare nell’ adolescenza,
la ricerca del mare in armonia con me durava,
un film, era l’occasione per trovare il mio mare
d’allora l’anima puntava verso l’occidente,
il corpo veniva avvicinandosi alla costa,
superati i Pirenei, era la terra diversa
l’aria non era nativa, ma più simpatica,
si estendeva il mare davanti a me al porto di Valencia,
era il mare che ricercavo
prima c’ era la luce, e poi l’ombra fresca e chiara,
mi e`venuto il senso della felicità alla spiaggia di Maiorca,
gli uccelli bianchi seguivano la nave,
le orme erano impresse sul molo,
io esistevo al porto di Genova,
una donna stava dirimpetto a un marinaio sulla salita
il mio corpo si trovava nel mezzo della luce a mezzogiorno,
alla punta del promontorio in Corsica,
un peschereccio navigava per mare silenzioso
le parole italiane sonavano vivacemente sul traghetto,
mi guardavano le due piccole sorelle dall’albergo
una lepre correva come fa una corsa col treno
Palermo, l’aria era addormentata e rinfrescante al porto,
le foglie tenere brillavano sul bordo della strada,
si mangiavano i polpi col limone alla bancarella
la nave stava allontanandosi dal porto,
la città e le montagne erano bellissime ai miei occhi,
la gioventù è finita, mi spuntavano le lacrime
un attimo d’idea, rimango nella città meridionale,
mi attraversava il cuore con intermittenza,
ma ero reduce dal viaggio aureo
nel paese orientale, avevo la testa altrove,
il corpo era affetto da malattia,
il mio desiderio più sincero era rinascere
ero in convalescenza nel grande centro,
facevo la passeggiata nel quartiere intorno ad un tempio,
mi aspettava una meraviglia: l’apparizione di una donna
era una fonte che mi dava la vita,
desideravamo insieme di vivere vicino al mare,
sul nostro cammino si poneva di nuovo la malattia
durante la cura in casa, facevo tre cose,
tradurre un libro italiano, godere l’opera Don Giovanni,
e il film Nostalghia
stavo voltando la pagina di una rivista italiana,
mi é caduta sotto gli occhi una foto,
la didascalia indicava, la baia di Rapallo
appena uscito dalla stazione, la voce del cuore diceva,
mi abbraccia la città ,
ha detto mia moglie, andiamo a trovare la casa
c’é una data che ho impresso nella mente,
la data che segna l’inizio della vita vera,
si vedeva il mare, il mio mare, dal terrazzo
ora sono nella vecchia città fondata dai samurai,
tra le montagne e il mare,
il viale d’accesso al tempio centrale inizia dalla riva
al crepuscolo vedo la baia e il capo dal lungomare,
naturalmente mi ritorna in mente la vista del mio golfo,
ogni giorno vedevo il promontorio dal terrazzo
la mattina in aprile dell’anno passato,
appena uscito in strada,
una macchina mi ha investito
il guidatore mi ha fatto visita in casa,
é medico, e pittore della domenica,
ha portato le foto delle sue pitture
c’erano comprese due foto,
il paesaggio della Corsica e l’acqua di mare,
si fermava per assistere a un congresso
non sono morto nell’incidente,
ho evitato la morte per un pelo,
resto in vita con rinascente vigore
mi viene in mente il vicolo nel quartiere vecchio,
voglio camminare poggiando i piedi sul lastricato,
e poi respirare l’aria passeggiando sulla spiaggia
cercavo sempre la vita, la vita che sale alla fonte,
credo che esista,
la troverò