Fausto Tommasina

Contro un orlo di luce






Fausto Tommasina, pittore, nasce a Vira Gambarogno nel 1961, frequenta il CSIA diplomandosi come grafico nel 1981.
Dal 1988 decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura e all'illustrazione. Da sempre amante della poesia (l'arte è poesia ...oppure non è) scrive quotidianamente ma non ha mai pubblicato nulla.
Ha scelto una via solitaria e isolata: ama le stelle, le nuvole, la pioggia,gli alberi, gli uccelli , l'innocenza dei bambini e il silenzio.
Questa è la prima volta che si espone, con un certo pudore, in qualità di poeta.


*


Nostalgica


C’è ancora senso di te,
di te che manchi
da questo cielo cenerino,
da queste foglie storte sull’erba.


Tra gli alberi spettinando
come un vento, un canto
bisbiglia il tuo nome,
e pare un pianto


che inabissa dentro me,
mentre cerco di afferrare
la coda di un passero in volo,
di muover le nuvole con le mani.


Chissà se ti vedrò domani…



*



Muta figura


Così,
se ti dimentico, inesisti…
non sei più che una distanza
ritornata alle stelle,
mentre un’eco si perde lontana
in me, come una lacrima.


Dove sarai poi nel vento,
chi mai sarai.
Sfiorami nell’aria, magari
rivelati nella stagione
che ti farà fiorire:
io tengo il fiato sospeso.


Largo è il mio cuore, sai?
Contiene moltitudini:
senza dove e senza quando,
dimora ovunque e
da nessuna parte,
muta figura… come un’arte.



*



Invito a sedere


Eccomi!
Abdico alla lotta…
troppo brutta sei oggi!
E non voglio graffiarmi
non voglio graffiarti.


Ti invito piuttosto a sederti
a me accanto, senza azzanni,
così come sei in te stessa,
dentro il fiato che ti fa
malinconica bestia.



*



In disparte


Rivendico un posto in disparte,
non chiedo più di tanto oggi,
oggi non voglio far nulla!


Poco importa dov’è quel posto:
se la mia stanza oppure, magari,
un’erta deserta vicino al cielo,
solo a sfiorare quell’aria distante.
O ancora, una nota a margine dove
con passo sbilenco, scartando,
riposare raccolto nell’ora muta
immaginando un altro azzurro,
a osservar dileguarsi il vocìo
che confonde:
banalmente…Tristemente.


Restare li, oggi, oggi solamente.



*



Meditazione


Non disturbate i suoni:
sono note dal silenzio
di una sera d’ottobre
che scende sul mondo.


Remoto e sereno sto
seduto ad ascoltare
un altro giorno che finisce
e si accorda in canto
accendendo nell’ombra
un pensiero di stelle.


Non mi distraggo adesso
ne mi struggo quando sento
qualche voce ai bordi,
qualche passo fuori.


Non disturbate i suoni:
sono canto nato dal silenzio.
Alto o grave che sia,
è un’antica nostalgia.



*



Fioritura



Fiorire infine,
come il calicanto
che sboccia a gennaio
e fragranze dorate disperde:
quando sugli orti raccolti,
tra enigmi glaciali,
crollano sere siderali
e irraggiungibili stelle
brillano, brillano intorno
ai miei morti
e nulla più sembra dover,
poter essere.


Ma non è mica vero però!


Guarda te
come fiorisco invece:
che tutto risorge, lo giuro!
Che rinasco, rinasco
per morire in un’ora
e poi rinascere ancora.



*



Serale


Contro un orlo di luce
ai bordi della sera
ultimo a sfiorire
un albero storto
loda l’autunno morente.




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