Begoña Feijoo Fariña
Dialogo tra Osvaldo Licini e Jean Arp
Autrice e promotrice culturale, Begoña Feijoo Fariña è nata a Vilanova de Arousa (Spagna) e vive a Poschiavo. Ha al suo attivo tre romanzi e diverse pubblicazioni in opere collettive di narrativa. Il suo ultimo romanzo (Per una fetta di mela secca, Gabriele Capelli editore, 2020) ha ricevuto la Targa speciale della giuria al Premio Stresa di narrativa. È ideatrice e direttrice della stagione teatrale I monologanti e del festival letterario Lettere dalla Svizzera alla Valposchiavo.
I.
Corpi fluidi dipingono
di colori pallidi
i soffitti,
le pareti
e le ombre sotto
alle cicale.
I loro volti
delicati e duri
privi di angoli
contengono e dilatano
il canto
e l’impressione
d’essere d’estate
nei boschi di conifere.
II.
Le traiettorie che vanno
da me a te
vorrebbero essere linee
e sono interrotte
deformate
piegate
in curve delicate
che assottigliano la strada
allungano il percorso e ci
allontanano.
III.
Sono bambole e piante
di lavanda
consumate dai venti
cresciute incapaci
di trovare altra via
che non sia l’infelicità.
IV.
Quanto sono belli gli angeli
ancora ribelli
apparenti fughe
costanti
senza un da
senza
un verso?
Ricordi nell’antica balera salentina
V.
Un tempo, quando
avevo la tua età
il mio maestro
grigio, lungo, eterno
mi portò nella sua casa
voleva sapere
come fosse possibile
inciampare
ancora
nello stesso sasso
sui sentieri mutati.
VI.
Il sangue di mia madre
ha colorato la terra dove
crescono lenti
gli ulivi piantati
dal padre di suo padre.
L’aratro l’ha coperto e
mescolato all’arida distesa
ancora nutre
radici, erbacce e bocche
nuove.
VII.
Il fazzoletto rosso
esce appena dalla tasca
lo ricacci dentro
e ancora si ribella.
Io vi guardo e
nutro la speranza
di vederlo librarsi
nel vento della sera.
VIII.
Chi, come me, ha
sentito la vergogna
della sconfitta quotidiana?