Giuseppe Amalfa. San Pier Niceto (1981). Sacerdote gesuita, cresciuto
nel vento dello stretto di Messina, vivo a Madrid. Sporco di terra provo
a cercare il cielo.
“Un uomo con una brocca d'acqua” Mc 14,13
Non afferra armi
non lo scintillio virile del ferro
ma coccio
- gonfio d’ombra -
di fango che si è arreso al sole.
Notte d’argilla
porta la risposta alla sete
brillo fresco,
attinto da un’altra notte:
non c’è luce d’acqua senza
il buio dei pozzi,
non caldo pane senza
l’inverno che lo ha germogliato.
“Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci
vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio
del tuo fratello” Lc 6,42
È la lotta del nido contro la fortezza.
È di pagliuzze il nido
frammenti sottratti alla danza del vento
intrecciati
fanno casa dallo scarto
soffice l’appuntito
mosaico incoerente
di plastica e petali
calore della forma
abbraccio dalla diversità.
Tutte d’un pezzo le travi
allineate, selezionate dai boschi più antichi
stessa materia, unica linfa
rigidi tetti di immense navate
crollano alla fame del fuoco
che ridà il cielo a una chiesa non più casa.
Vola adesso e costruisci i tuoi
nidi.
“Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in
preghiera” Lc 3,21
Penso di essere l’ultimo
nel torbido di tanti
che hanno rovistato
sul fondo.
Scendo, in acqua già fango
risalgo pulito dallo sporco
terra che lava
- tra le crepe della vita -
riempie di luce il buco degli occhi.
E ti vedo
anche Tu
in apnea di creta
- che già è pure la mia -
Nel tuo stare gravido di prece
per tutti i sommersi,
una sorgente che lancia in alto.
“Lo presero con sé, così com’era” Mc 4,36
Pigro il giorno sorge con luce violenta.
Davanti a te
sto
corpo prima del salmo
silenzio prima di scusa
così
come sono:
senza burroni da risalire
gallerie da attraversare
bordo scuro
tra il cuore e i petali del girasole.
- Dio che mi prega! -
E tu davanti a me
così
come sei:
paura di onde e del mare nei calici
sonno che si arrende alla guerra della veglia.
Un angolo di solitudine diventa curva d’incontro.
“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”
Gv 15,16
Ho scelto la mia faccia?
Gli impasti vitrei dello sguardo,
le galassie tra il luccichio dei capelli e il tetto del cielo,
lo scavare di rughe al fanciullo sorriso,
l’aroma di suoni nello sciogliersi della voce?
O i labirinti incisi sulla punta delle dita,
il lievitare del petto nel riposo della notte?
Sono scelto dal nero caldo del ventre
fibra su fibra, tessuto
d’iride, luce
sfuggita al sorgere del tempo.
Anche la rosa - che lascia i suoi petali a ogni maggio -
è scelta
mi trafigge di profumo
e sussurra dentro
nostalgia
dell’azzurro che mi ha
sbocciato da scura terra
Lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità”
Gv 16,13
Buccia d’arancia
spaccata
libera lo spirito tra la pelle e l’aria
e sporca di sole le mani fredde.
Anche tu sbucciato
in faccia a Pilato
dici lo spirito degli
occhi
pozzi neri di verità
scavati nella luce
che dalla croce bruciano
più in alto.
“E se ne andranno: questi al supplizio eterno,
i giusti invece alla vita eterna” Mt 25,46
L’Eterno
della musica seminata nei solchi di uno
spartito
- quello che Dio ha nel cassetto per suonare ogni creatura -
e dei graffi del mio giudizio sulle tue
spalle
altri solchi dove ho seminato
la tua resurrezione
e il mio abisso.
Il supplizio per chi non ha cicatrici da far suonare
è eterno