Vince Fasciani è nato nel 1950, in Svizzera, da padre abruzzese e madre svizzera-tedesca. Autodidatta, ha iniziato nel 1977 la sua attività letteraria. Autore in italiano e francese, nel 1983 pubblica a Ginevra Saisons métisses (Olizane). A partire dal 1984 parteciperà a numerose letture pubbliche, in particolare in Svizzera, Italia, Francia, Colombia e Nicaragua. Ha fatto parte, dall'84 all'87, della cooperativa editrice Aelia Laelia. Tra le ultime pubblicazioni poetiche si ricordano: in italiano Diario ordinario (Campanotto, 2007); in francese J'ai oublié mon âme au pressing (l'Age d'Homme, 2019). Vive a Ginevra.
Le cinque poesie dalla raccolta
J’ai oublié mon âme au pressing
“L’age de l’homme”, Ginevra 2019
sono state tradotte da Mia Lecomte
*
la mancanza di forza morale mi irrita la gola
a volte la mia anima pende nel vuoto
credo stia accadendo qualcosa
preferisco restare anonimo
ho difficoltà di respiro
*
stavo quasi per incontrarmi per separarmi raggiungermi
di nuovo
una balestra la freccia diretta al cielo
il gioco di due forze contrarie
prima dell’accoppiamento
l’aria fresca cade carica di rugiada
un movimento esattamente sincronizzato
l’ingresso in un altro mondo
*
in ogni momento può accendersi una scintilla
a volte soffro di insonnia in pieno giorno
Il mio sguardo concentrato
l’aria riflessiva e assente
osservo amichevolmente l'orizzonte dall’alto
della finestra
e poi do segno di una furiosa impazienza
mi metto da parte e aspetto seduto
forse un giorno diventerò una bella donna
*
attraverso le parole a costo di infinite precauzioni
le attraverso senza levare le scarpe
ciecamente getto via la vita
che mi sospende al suo filo
niente di molto originale
niente di fisso niente di stabile
distinguo una sagoma che riconosco
è ora che mi conceda gioia
molta gioia
una nuova libertà
*
jacot il grigio del gabon canta lontano
con la sua voce ferma e rauca
di certo mi sto facendo delle idee
l‘anima vola come distaccata da me
rendo visita al grande architetto
dell'universo
la mia mente tiene per opera dello spirito santo
dovrò passare l’aspirapolvere
non sono sicuro di poter finire la mia vita
in tempo
*
una poesia dalla raccolta
Diario ordinario
Campanotto, 2007
la conosco poco, di sfuggita e di passaggio
come il riflesso del cielo in fondo a un pozzo
e molti pur non avendola vista
l’avranno sentita nominare alla radio
quella domenica del cinque maggio
e non sarà facile cancellarla dal ricordo
un profumo quasi di miracolo
e poi è partita per sempre per Bogotá
accompagnare turisti nel suo paese
sarà rendersi utile a qualche cosa
anche se di là trema ogni tanto la terra
quando il mio amore non potrà più dormire
darò una sbirciatina dall’alto
per rendere il ricordo ancora più bello