Alberto Jelmini
Primavera erotica
Alberto Jelmini, nato nel 1938 a Lurengo (Quinto, TI), ha seguito gli studi magistrali, ottenendo in seguito il dottorato in lettere all’Università di Friborgo. Del 2008 la prima pubblicazione poetica Poesie (Locarno, Dadò). Ha fatto seguito Tracce con Claudine Giovannoni (Balerna, Ulivo, 2011) e Poesie sulla tavolozza (Locarno, Dadò, 2012).Nel maggio 2016 esce Essenza di donna, Lugano, “alla chiara fonte”, nel 2017, presso le edizioni Ulivo, è uscita una nuova raccolta poetica, Poesia e Danza.
*
Parigi
Ho cercato il tuo viso
nella folla di Montparnasse,
ho cercato i tuoi occhi
fra taciturne ragazze nel métro,
inutilmente.
Per un attimo
ti ho ritrovata
nelle nubi
in corsa sopra Montmartre
sciolte in lacrime:
minute gocce sui miei capelli.
Nella via più malfamata
la ragazza più bella
che avessi mai incontrata
mi ha guardato fisso con occhi
del colore dei tuoi.
E più tardi, nel buio
della rumorosa notte
di un San Lorenzo parigino,
li ho ritrovati nelle stelle filanti
a cui davo loro il tuo nome.
*
Parole perdute
Basta un clic
per scivolare nel tempo
rileggendo i tuoi messaggi
semplici e amorevoli.
Amica premurosa
inserivi nel testo,
accanto al mio nome,
la parola "caro":
sottile scossa nell'intimo,
fragranza di cose perdute.
La catena suadente dei ricordi
riporta luoghi d'incontro,
amici comuni
colori e musiche,
e il giorno in cui
la prima volta
mi sorprese il tuo sorriso,
seduto a un tavolo
sulla piazza di Ascona,
fingendo di ascoltare
(fumava la risottata del carnevale)
l’estemporaneo discorso di circostanza.
*
Primavera erotica
Fresco profumo intenso sulla pelle,
lieve la carezza.
Scivoli sotto gli abiti
stuzzicando, spogliando.
Sensualmente lambisci
un seno di donna:
non la conosci…
Risalendo, ti soffermi cercando
le sue labbra schiuse,
rosee boccioli di rosa.
Volteggia la gonna
su ritmo di danza
creata dal vento,
fremono gambe perfette
sfiorate da primaverile persuasione,
sublime confusione!
Sorprende ragazze
desiderose di piacere,
di regalare piacere,
messaggio
di complice primavera.
*
Sarà
Fresca brezza sommuove le palme,
posano passeri sui fili del telefono
e non comprendo se la vita
sia dentro o fuori di me.
Amarti vorrebbe dire
abbandonare questa finestra,
il lago e le colline al sole
fiorite nel mattino invernale.
Avventurarsi in un viale alberato
col sole che gioca a rimpiattino
fra improvvisi spiragli
e tratti inghiottiti nel buio
Ma laggiù in fondo, dove
gli alberi s’allargano in cerchio
c’è un prato di fresca erba verde
dove sdraiarsi felici nel sole.
Sarà fiorita festa, musica
di usignoli nel cielo azzurro
ricordi di mari lontani
nel pulviscolo del tramonto.
*
Tristezza e gioia
Vento freddo frusta i platani
cornice verde della Piazza,
onde schiumate agitate
ribollono nell’animo,
negli occhi rapido rimbalzare
di dadi rossi intrecciati ai grigi,
lacerati da scarpe nere
di frettolosi turisti.
Non vederti dopo un giorno di sogni,
non stringerti al petto
affondando il viso nella piega del collo;
non provare la dolcezza delle tue dita
scompigliarmi i capelli,
per intrecciarsi a sorpresa con le mie
abbandonate sul cuscino:
tutto gravava sul cuore,
sapendo di freddo, di fame,
dell’odore amaro di lago agitato...
Tornarmene a casa era una fuga,
inconsapevole ricerca di nido,
quando nel crepuscolo argentato
il destino provvide a consolarmi:
sollevato un lembo del piumone
quasi volessi nascondervi il viso
improvviso aspirai, tenue e delicato,
il tuo profumo inconfondibile
rubato nella piega dolce del collo.
*
Sono con te
Sono con te
nell'angusta stanza
dove trema ancora il tuo respiro.
Ti vedo piegata dalla nausea
negli attimi interminabili
fra il passaggio della dottoressa
e il controllo dell'infermiera,
china con la minuscola torcia
nei tuoi occhi azzurri.
Sono con te
e ripeto, sfiorandoti la spalla
dove pulsa ancora la ferita,
la tua segreta carezza
quando scivolavi dietro i convitati
servendo il pane.
Sono sempre con te,
malinconico in riva al lago,
sognando d'infonderti conforto
nelle interminabili ore della notte,
quando un silenzioso canto,
come un lamento sorto nella mente
da remote rimembranze,
vorrebbe annullare
il battere lontano di ore interminabili.
*
A Giorgio Orelli
Giorgio,
poeta delle meraviglie,
degli improvvisi intimi sussulti,
l’hai sentita su in Paradiso
la mia risata,
fresca, spontanea,
irrefrenabile,
quando rileggendo
“Il collo dell’anitra”
ho ritrovato la nipote
che al funerale della zia,
invece della manciata di terra,
gettava nella fossa
un sasso?