67. Alfred Andersch
PEZZI DI TERRA
libro 1) PEZZI DI TERRA
Traduzione italiana di Mattia Mantovani
Introduzione di Peter Uhlmann
Immagine: Gisela Andersch, Linolscnhitte, 1968
pagine 48
marzo 2014
libro 2) DORT,WO DU NICHT WARST
libere versioni da poeti italiani del ‘900
Immagine: Gisela Andersch, Linolscnhitte, 1968
pagine 32
marzo 2014
Nato il 4 febbraio 1914 a Monaco di Baviera, attivo in gioventù nel Partito Comunista Tedesco, deportato due volte a Dachau nel 1933 e disertore sul fronte italiano nel 1944, Alfred Andersch è stato uno dei grandi iniziatori della letteratura tedesca del secondo dopoguerra non solo col suo libro d'esordio, il resoconto autobiografico “Le ciliege della libertà” (1952), ma anche come redattore radiofonico, come curatore delle leggendarie riviste “Der Ruf” e “Texte und Zeichen” e della collana editoriale “studio frankfurt”. Profondamente deluso dalla Germania di Adenauer e del miracolo economico, nel 1958 Andersch si trasferì a Berzona, dove visse fino alla morte il 21 febbraio 1980. Nel 1972 ottenne la cittadinanza svizzera. La sua vastissima opera, pubblicata in dieci volumi dall’editore Diogenes di Zurigo, comprende romanzi come “Zanzibar ovvero l’ultimo perché” (1957), “La rossa” (1960), “Efraim” (1967) e “Winterspelt” (1974), racconti come “Un amante della penombra” (1963) e “Il padre di un assassino” (1980), saggi, radiodrammi e resoconti di viaggio soprattutto nei paesi scandinavi. In occasione del centenario della nascita, il Diogenes Verlag ha pubblicato la corrispondenza tra Andersch e Max Frisch, che proprio su consiglio di Andersch decise di trasferirsi a Berzona a metà degli anni Sessanta. Autore molto noto e molto letto anche in Italia negli anni Sessanta grazie alle magistrali traduzioni di Italo Alighiero Chiusano ed Ervino Pocar, attualmente Andersch è presente sul mercato librario italiano col solo racconto “Il padre di un assassinio”, pubblicato da Marcos y Marcos nel 2005 nella traduzione di Amina Pandolfi. Il presente volume raccoglie una serie di poesie, in parte di ambientazione ticinese, proposte per la prima volta in traduzione italiana.
libro 1) PEZZI DI TERRA
Fumo di un fuoco a legna
di Peter Uhlmann
Alfred Andersch ha scritto poesie durante tutta la sua carriera di scrittore. Ha cominciato come lirico e non come narratore. Le poesie, costantemente irrinunciabili, sono sorte sul ciglio del vasto campo della sua prosa. Sono poesie che reagiscono a luoghi e occasioni, riflettono il clima della concreta percezione dell’attimo… Seguendo il consiglio dato a se stesso di “osservare / il fumo / di un fuoco a legna” (“Utile surrogato”), traendo righe dalla “zona di nimrod / terra di spiriti / bosco pagano / volteggio di uccelli rapaci” (“Pezzi di terra”), attirando parole “con la testa azzurra / col morso coriaceo” (“Ramarro”), il messaggio “segni neri” / fatti da voli d’uccello / fatti da zampe di rondine / nel fitto della nebbia” (“La madre folle”), “è l’autunno / la morte rossa / rannicchiata nel sommacco / è l’autunno / che dice la verità” (“Stagione credibile”), parlando con la voce dell’architetto di San Nicolao a Giornico: “ciò che ho / già detto / nell’anno 1210 / la mia / grigio-azzurra / di graniti quadrati / definitiva / benedettina / parola”.
Ascoltiamo! Osserviamo!
Zurigo, dicembre 2013
Avvertenza: essendo il sito rivolto quasi esclusivamente a utenti di lingua italiana, seppure l'edizione cartacea è pubblicata con testo a fronte, qui saranno riportate soltanto le poesie nella traduzione di Mattia Mantovani
LA MADRE AMMALATA
sopra il silenzio
segni neri molto piccoli
vedo laura
fatti da voli d’uccello
se ne va laggiù
fatti da zampe di rondine
sulla strada
nel fitto della nebbia
verso l’omnibus
vuole andare a novara col treno delle undici e diciassette
segnali di rondini
scalfiti nel muro di nebbia lacerato davanti alla montagna
sibili di artigli
la mente della madre di laura all’improvviso si è ingarbugliata
per questo lei viaggia
nel fitto della nebbia
per andare dalla mamma
da zampe di rondine
si fa più silenziosa
da voli d’uccello
così silenziosa dice lei
segni neri molto piccoli
sopra il silenzio
nella sua gola di ombre giù in basso il fiume silenzioso
LA MADRE FOLLE
osservando laura, una vicina, che giù a valle
va alla fermata dell’omnibus, - l’hanno chiamata
per andare a novara, da sua madre, la cui mente
all’improvviso si è ingarbugliata-, scorgo
sopra il silenzio
segni neri molto piccoli
fatti da voli d’uccello
fatti da zampe di rondine
nel fitto della nebbia
segnali di rondini
scalfiti nel muro di nebbia lacerato davanti alla montagna
sibili di artigli
nel fitto della nebbia
da zampe di rondine
da voli d’uccello
segni neri molto piccoli
sopra il silenzio
nella sua gola di ombre giù in basso il fiume silenzioso
EPITAFFIO D'INVERNO
i fichi mangiati
un po’ di neve a metà dicembre
verso le quattro si seppellisce un bambino
cielo giallo
la montagna a nord della valle come una pelle di animale
grigie come serpi le cortecce dei fichi
per le viti morgantini ha
piantato i pali già in autunno
si fa più freddo
dice passando arriva dal passo
dice mario ha vissuto solo sei giorni
Pezzi di terra
zona di nimrod
terra di spiriti
bosco pagano
volteggio di uccelli rapaci
villaggio di
granito e granito
abituro del cacciatore
corona imperiale
della gola azzurra
negri
come lanugine
serpeggia la venatura di marmo
sotto la cascata
del fiume di ginestre
serta pagana
betulla pelosa
fumo bianco
falco grigio lungo il monte
falco grigio
ledrima
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libro 2) DORT,WO DU NICHT WARST
libere versioni da poeti italiani del ‘900
Avvertenza: considerando conosciute, la lettore italiano, le poesie tradotte, di alcune ne proponiamo soltanto la versione tedesca.
Giuseppe Ungaretti / da I Fiumi
Giuseppe Ungaretti / »Aus Die Flüsse«
gelehnt an diesen zerschossenen baum
zurückgelassen in seiner senke
die voll ist von leere
wie ein zirkus
vor oder nach dem spektakel
beobachte ich
den lautlosen gang
der wolken am mond vorbei
am morgen habe ich mich ausgestreckt
in einer urne aus wasser
und mich ausgeruht
wie eine reliquie
der isonzo strömend
polierte mich
wie einen seiner steine
dann zog ich
meine vier gebeine hoch
und bin fortgegangen
über das wasser
wie ein akrobat
Salvatore Quasimodo / Antico inverno
Salvatore Quasimodo / Winter, vor Zeiten
ach wiederzusehn deine hände
hell im halbschatten der flamme
vertraut mit eichen und rosen
mit dem tod winter vor zeiten
die vögel nach hirse suchend
waren plötzlich aus schnee
wie die wörter
erst sonne dünn seraphisches licht
gefolgt von nebel und die bäume
und wir in der frühe aus luft gemacht
Mario Luzi / Dove non eri....
Mario Luzi / Dort, wo du nicht warst...
welch ein frieden dort wo du nicht warst der himmel
sammelte für die brennenden bäume
die weißen opfergaben der straßen ein gesicht
schimmerte im dunkel der quellen
krumen des honig-lichts
beschwichtigten die angst der wanderer
und die schönheit zerstob
verschwand zerrissen zwischen beleuchteten
wegen einem schweigen aus luft
keine erinnerung keine bilder kein traum
die abwesenheit deines gesichts war eine hoffnung
gespiegelt von dem ersten matten stern
und nicht einmal in ihm warst du gefallen warst du
aus dem sein
etwas weißes quälte die wegkreuzungen
es kam nicht aus dem abend
es war bloß die bleiche gleichgültige wahrheit
auf dem grund meines aufruhrs
nicht wahr genommen
Vittorio Sereni / Le sei del mattino
Vittorio Sereni / Sechs Uhr morgens
alle siegel man weiß es bricht der tod
und wirklich als ich zurückkehrte war
die türe schlecht geschlossen
nur angelehnt ihre flügel
mich selber fand ich eilig ausgelöscht wirklich
verwest in wenigen stunden
doch sah ich auch was die abgeschiedenen
gewöhnlich nicht sehen
das haus und wie es mein frischer tod
nur ein wenig verwirrt hatte
warm noch von mir den es nicht mehr gab
zerbrochen die schranke
nutzlos der riegel
und gewaltig einströmend die luft die volkreiche
rings um meinen winzigen tod
die straßen wachten auf eine nach der anderen
die straßen von mailand das in seinem wind
schwoiend vor anker lag