100. Massimo Bondioli
Era dunque quela la via?
immagini:
Albero dei cachi
fotografia di Cristina Costa
Casa in rovina
fotografia di Massimo Bondioli
Memoriale
(Torino, vagone in Piazza Castello,
in occasione dell’esposizione
“Primo Levi”, gennaio 2015)
fotografia alla chiara fonte
pagine 8
aprile 2019
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Massimo Bondioli (1959) risiede a Piadena Drizzona (CR). Insegna nella scuola primaria e si dedica ad un’intensa attività di volontariato.
Ha pubblicato le raccolte di poesie: Sotto il segno del tiglio, Gattogrigioeditore, 2010; La chimica del mare, Puntoacapo, 2014; Animali di strada (con illustrazioni di Mauro Ferrari), Rossopietra, 2018.
Cura, per conto della Biblioteca Comunale di Piadena Drizzona, la rassegna annuale di poesia “Strappi Poetici”.
bondioli.massimo@libero.it
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MEMORIALE
Fingersi bestiame
nel carro ripulito
da escrementi e grida
pacco fuori tempo
da smistare in Centrale
su un unico binario.
Tra le pietre d’inciampo
arrancare senza scampo
braccato dai lupi.
Testardo ricercare
con passi sicuri
le tracce svanite
di passi perduti.
Incolmabile lo scarto
che distanzia l’orrore.
E balena il pensiero più nero
forse la ferita più acuta
che ogni sforzo sia oramai
un inutile scialo di memoria.
All’uscita ti accoglie
un balsamo di luce grigia
e piano ti allontani
da quel vecchio scalo postale
per la Milano di Porta Nuova
svettante verso il cielo.
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Mischiarsi d’orizzonti
a ogni svolta di strada
da smangiarsi la vista.
E un carico che lievita
di carne e di pensieri.
E dopo infinito vagare
sotto il tiro del destino
ormai polvere le parole
fu un’alba ostinata
a legare terra e cielo.
Fra i muri sbrecciati
erosi da furore e oblio
parve, ai più stremati,
distinguere un segno.
Era dunque quella la via?
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L’ALBERO DEI CACHI
(Diospyros Kaki)
Migrato da Oriente
sopravvissuto
all’inferno di Nagasaki
ci conforterà di bacche
nella traversata incerta
dell’inverno?
Sembra che tra i pochi alberi sopravvissuti al bombardamento con ordigni atomici di Nagasaki, avvenuto il 9 agosto 1945, vi fosse un albero di cachi.
Dalla metà degli anni ’90 i semi della pianta sopravvissuta cominciarono ad essere distribuiti e adottati dalle scuole di tutto il mondo per far crescere nuove piante in una catena che ancora oggi continua.
L’albero dei cachi è divenuto così un simbolo di pace, del superamento delle barriere dello spazio e del tempo, nonché della rinascita della vita e della speranza.