Virgilio Masciadri è nato nel 1963 ad Aarau, ha studiato lingue classiche a Zurigo. Ha scitto di critica letteraria e poesia:  Eine Insel Im Meer Der Geschichten, Untersuchungen Zu Mythen Aus Lemnos,Franz Steiner Verlag, Stuttgart , 2010. È stato direttore della rivista Orte.
È deceduto, dopo lunga malattia, l'8 maggio 2014.



UGANO, CHIUSURA DEI NEGOZI


Né inizio né fine quel che è rimasto
del giorno: dopo le sette
serrande alle vetrine e il
soldato per-
so dalla truppa
come andava a braccia penzoloni
lungo la stretta
viuzza giù al lago.



Traduzione dal tedesco di Donata Berra, pubblicata in: Né inizio né fine, alla chiara fonte, maggio 2014




CHIASSO

Ma la ragazza magra che aspetta sulla
panchina della stazione di frontiera spo-
sta di lato i capelli sulla nuda
spalla il suo nero
abito scollato la sua valigia
due volte più grande due
volte più pesante di
lei forse anche due volte
più di lunga vita se lei in-
fine con fra-
gile grazia arrotola
la sua sigaretta e si dis-
solve con il fumo
            nel
vuoto



Traduzione dal tedesco di Donata Berra, pubblicata in: Né inizio né fine, alla chiara fonte, maggio 2014





ULTIMO CANTO

Ci sono cose che so e cose
che non so eppure talvolta
mi è
del tutto uguale
                       come oggi quando sono
quasi sicuro che tu non ti
ricordi
e mi domando perché ma io
ci penso qui
                  proprio qui dove
nulla e poi
nulla mi è di rammento
                              strettamente
parlando nemmeno questo som-
messo gorgoglio singhioz-
zante delle acque attorno ai pali
sotto alle assi della passerella
                                                veramente
quando come
tutti qui mi appoggio
al parapetto e nella bianca foschia sul
lago cerco
la nave se ai nostri occhi
lentamente ingrossa
                              mi sovviene
solo che
in effetti non mi manca nulla
                                                       forse
è proprio questo che
vorrei farti
sapere e da qualche parte
nella mia testa comincia ad abbozzarsi
una lettera
che non sarà mai affrancata in-
collata piegata scritta
e d’un trat-
to trovo il ridere a singhiozzi dell’acqua
così terribilmente triste
                                   e lontano
e penso
a come la viuzza che ho
poc’anzi disceso
forse te l’avrei anche
mostrata una volta
                            tu ti saresti
giustamente chiesta perché
                                           là non c’è nulla
da vedere
il cielo sopra alle grondaie non
ha un colore particolare e sulle nude
facciate
le finestre sono cieche
                                  persino la porta in vetro del
bottegaio attira tutt’al più con l’affisso
ingiallito
che qui si vendono bigliet-
ti e chissà mai
se è ancora
vero
       ma come tutto è esemplare fin tanto
che si tratta di essere là
e nient’altro
esattamente come le piccole onde sotto alla
passerella che vanno e vengono senza
che nul-
la cambi           

           mi sale un senso
di disagio se penso che è proprio
in mezzo a
queste inezie che mi sei ve-
nuta in mente e non laggiù al lido nei pressi delle
cosmopolite
bandierine sventolanti o al fiumicello
dove le case autenticamente vecchie hanno
un’aria così intima
con il loro arco ribassato in conci
di pietra grigia da riva a riva
                                        ma
se fossi
rimasto là sul ponte a
contare
i ciottoli sotto allo specchio luccicante
mi sarei sentito piuttosto
                                     imbarazzato
per l’invadenza della
metafora
e così potrei scriverti che la miglior
lezione che ne ho tratto è di essere
indifferente
come ora mentre attendo que-
sta nave che mi porta da qualche parte dove
il mio volto
è solo uno fra tanti e nessuno
mi chiede più cos’altro ancora
potrebbe essere
o per spiegartelo a dispet-
to di tutte le riserve con una
immagine
potrei dire
                che da allora
il mio cuore è come un ufficio postale il
pomeriggio
un po’ abbandonato e sonnolento
nel suo angolo pieno d’erba da marciapiede e di
polvere sospin-
ta di sbieco nel sole
                              e blindato
                                             avresti velocemente
aggiunto tu erroneamente
certo
         ma
per quale ragione dovrei ancora darmi pena di
riprenderti con l’osservazione
o meglio
nell’attesa di un qualsiasi possibile
messaggio
                  senza
contarci.


Traduzione di Monica Oliari, «Ultimo Canto» è stato pubblicato in «Gespräche zu Fuss», orte-Verlag, 1998



Ritorna a Fluire 6

































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