Silvia Meier Camponovo è nata e cresciuta nel Luganese dove ha frequentato il Liceo letterario. Dopo essere diventata maestra di scuola elementare, ha studiato Lettere (musicologia, inglese e tedesco) in Svizzera romanda. Vive e lavora a Losanna.
PIÙ DURO DI UN ORSO
sonetto (acrostico) per mio padre
Bernhard se ne va: Me ne vado, moglie
e figlie, me ne vado ad Agno in Casa Anziani:
Rispondo sì, mi piego a questa imposizione.
Non è da ridere (di dire non ho voglia
ha ha ha): turpe è l’invecchiare, non bello.
Altri progetti avevo per me. Che ne sarà dei miei piani
rotti e inter-rotti, dei miei libri, della mia casa? Vani
dolce apiario, la campagna e la mia pialla?
Mai pensavo al lasciare tutto, mai.
E a voi quattro, accorato, intono
il mio infinito e triste Lied del Leid.
È Parkinson (nolente io!) il mio nuovo compagno:
re duro, più duro di un orso, con tutti i suoi guai.
Troppo m’è duro trasporre il domani a un posdomani lontano.
Nota: Il nome Bernhard (it. Bernardo) deriva da Bärenhart con significato di “duro quanto un orso”.
Il nome completo di mio padre si legge in verticale. La T finale sta per Trüllikon/ZH, un villaggio poco lontano da Sciaffusa, dove è nato e cresciuto.
*
L’ULI E LA VRENELI
Jeremias, se tu sapessi
quel che successe
nel quaranta
e nel quarantadue:
la resistenza spirituale
alle ombre scure nel
cielo d’Europa
fece nascere Vreneli
e poi il piccolo Uli
alla tua memoria,
in tuo onore.
Con Conrad e Gottfried
sei stato per i miei avi
pilastro della speranza nella pace
e nell’aiuto divino.
Nota: Jeremias Gotthelf (significa “che Dio lo aiuti”), Gottfried (“pace di Dio”) Keller e Conrad Ferdinand Meyer, diventati miti letterari svizzeri, sono stati messi al centro della difesa spirituale in Svizzera durante la seconda guerra mondiale.
Vreni è il nome di mia madre (*1940), Uli quello di suo fratello (*1942). A loro dedico questa poesia. I due nomi provengono dai romanzi Uli der Knecht e Uli der Pächter di Jeremias Gotthelf.
*
LA RANA E LA POESIA
dedicata a Toni Cetta
Troppo presto ti ho trascinato
a sentire il Canto Quinto
dell’Inferno.
Ho temuto di disgustarti
per la poesia
per sempre.
Ma poi la rana dalla bocca larga
e la rana dalla bocca stretta
hanno fatto il loro colpo ad effetto:
Senti, ti ho detto, in marmellata,
senti queste a larghe?
Hai sorriso. Hai capito.
E quando Ulisse parte in mare,
senti: si mette nell’alto mare aperto;
senti quanto è largo il mare?
È vastissimo. Infinito.
Hai sorriso. Hai capito.
È Dante, sai, ti ho detto.
Poi ecco l’inverno. Intorno
il gelo della neve. Ovunque
i sili pieni di sale dove
i veicoli che lo spargono
sulle strade vengono
a riempire il loro ventre.
Cascata di sale si scatena
allora sul camion.
Alto sale aperto, hai detto.
Ho sorriso. Ho capito.
*
SE FOSSI
Se fossi morta non patirei in terra nera, freddo fosso,
se fossi lesso pesce sarei salato stoccafisso.
Se fossi un fiore starei forse in un chiuso prato e
se fossi Ulisse partirei per l’alto mare aperto.
*
FUTURO
Ti fa, Tiffany, paura il futuro?
Lascia i pensieri per gli anni venturi,
immergiti nell’azzurro, nel blu.
I tempi saranno più maturi,
lo stato di fiducia duraturo:
duro muro la vita non ti sembrerà più.
*
AROLLA
Per intanto non del tutto morti,
ancora non sono partiti.
Ma le bocche sono bloccate
e le loro pupille dilatate.
Il cuore batte a rilento,
il respiro si sente a stento.
Sette di loro non ce la faranno.
Raggianti erano i loro visi qualche giorno prima, im-
mortalati sulle fotografie allora...
(Scritta in omaggio alle sette vittime della tragedia di Arolla (Canton Vallese, CH), morte per congelamento il 29-30 aprile 2018, e ai soccorritori che hanno dovuto decidere chi cercare di rianimare e chi no).
*
NON È UN VERO LAMA
Ti guardo mentre giochi
in un mondo parallelo
e, sorpresa, ti chiedo:
Perché uccidi il lama?
È solo un’immagine, mama.
E così tu, sublime
dall’alto dei tuoi nove anni,
professoralmente m’insegni
il ceci n’est pas une pipe.
*