Salvatore D’Ambrosio è nato a Napoli nel 1946, vive  a Caserta dove è stato docente. Si è occupato di storia regionale e di storia postale.
Ha pubblicato alcuni libri di poesia tra i quali: Barcollando Nell’Indicibile
1989, e Sillabe incise sulla roccia nel 2016 (Brignoli editore)




IL CUORE SUL DIVANO



Appena potremo smettere
Le isolate solitudini
Malgrado tutto
Semmai
Vogliamo parlare d’amore
Allungare le braccia
Di nuovo baciarci
Comprendere anche
Quanto sia fondamentale
Provare affetto
O talvolta deludente amore
Per volti che improvvisi
Alla cassa di un supermercato
Ti vanno diritti al cuore
Lasciarsi confondere
Dai pasticci dei sentimenti
Da “storie” sconclusionate
Forse
Ma piene di piacere e desiderio
Così vicine a noi
E  lontanissime dai giorni del male
Passati tutti sul divano



*



NULLA DI PIÙ



Abbandonarsi …
Alle felici fusa del gatto
Che si struscia
Senza chiedere altro
Esiste allora la vedi
Ed  è scintillante
La vera vita
Costruita sulle piccole gioie
Quotidiane



*



Terra amata I


Chissà perché
Solo nei sogni
Ci vengono incontro
Case calcinate di bianco
Abbagliante
È per l’anagrafe
Che è dentro noi
Forse
O per la voglia
Di purezza che in fondo
Ci deflagra le vene  nonostante tutto
Come consola allora
Quella vista
Dentro un improvviso squarcio
Azzurro di cielo
Ed è subito il tepore profumato
Della pasta a crescere
Sotto il bianco panno di tela



*



Terra amata II


Era bellissima arata
Quando l’ho vista
Per la prima volta

E l’ho capita subito
La prima volta

Battuta da un vento leggero
Mi veniva incontro portandomi
Tutto il suo profumo
Facendomi soffrire
Dalle narici a ogni piccola molecola
Di me
Fino a piegarmi le ginocchia
A  raccontarmi storie di stagioni
Di ritorni
Di calde morbidezze
E dire senza fare nomi o luoghi
Quanto può essere lunga a volte
Di un germoglio primaverile
L’attesa



*



ESTATE


    
Giù rotolando verso la marina
La nostra fanciullezza confusa
Con il sacco blu
Dentro i sassi arrotondati dalle onde
Insieme al profumo del pane caldo
E le tre pere della colazione
Che sa ancora di vento marino
E di occhi di madre
Ultima cosa felice
Prima della lontananza



*




IL COLORE NUOVO



C’era stata neve
Costruiva memoria quell’inverno
Di odori
Di briciole di pane
Lasciate sulla neve
Per passeri volati altrove
L’aria aveva il colore nuovo del freddo
Visto per la prima volta
Il cielo era un soffitto di luce bianca
Come la terra
Diventata silenziosa

Bisognerà sfogliare le margherite
Quando verrà l’amore
Aspettare poi
Prima di soffiare un dente di leone
Per spargere i semi nella brezza estiva



*



IL PROFUMO DEI LIMONI VERDI


Furono i giorni migliori
Quelli che spendesti
A coltivarmi il cuore
Al profumo dei limoni verdi
Nell’attesa del loro aspro
Rifiorire




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