quadra 1/30









30.Elia Buletti

     Nella mia cameretta ammazzando il tempo

     immagine alla chiara fonte

     pagine 32

     dicembre 2006




Elia Buletti vive per il momento a Berlino.


mentre accendo una candela

penso a una frase perfetta

ci sono altre 30 pagine
di roba del genere
nel taccuino nero
infilato sotto al pane in cucina.


*


faccio solo il mio dovere!
ascolto le confessioni nei bar:
dopo ca. 10 min. mi rompo.

penso:

questi pensatori non sono
abbastanza magri per toccarmi
e non hanno abb. lische.


*


non tutti i fannulloni
sono uguali,
prendete i ragazzi
tristi ad esempio
loro non guardano
dalla finestra,
lavano i piatti piuttosto
mentre i capelli
gli si dilungano.












29.Giuseppe Curonici

     La maschera di Edipo Re

     immagine di Nadja Ottino

     pagine 84

     ottobre 2006



Giuseppe Curonici
è nato l'8 agosto 1934 a Lugano. Laureato in Filosofia Teoretica a Milano, Università Cattolica. Dal 1959 al 1983 viaggi di studio in Europa. Un viaggio in Africa. Studi di semiotica.
Insegnante al Collegio Papio ad Ascona, nelle scuole del Cantone Ticino, direttore della Biblioteca Cantonale di Lugano. Ha fatto parte del Consiglio Comunale di Lugano (1960)  e di altri comuni. Nel 1979 eletto nel Comitato della Corsi, Cooperativa per la radiotelevisione svizzera di lingua italiana.
Libri e articoli sull'arte contemporanea: S. Brignoni, M. Cavalli, C. Cotti, E. Dobrzanski, A. Ferrari, F.Filippini, C. Forster, F. Francese,A.Giacometti,
R. Guttuso, G. Gonzato, H. Hesse, G. Mc Couch, M. Marini, V. Matino, R. Pasotti, R. Rossi, L. Sturla, K. Wiemken, ecc.
La poesia di Valerio Abbondio, Gaggini Bizzozero, Lugano 1968    L'interruzione del Parsifal  dopo il primo atto, Interlinea, Novara 2002. Premio Bagutta opera prima. Nell'isola distante, Interlinea 2004.





IN ARCADIA SONO STATO ANCH ’ IO

I. L'incontro

In Arcadia avevo sbagliato strada
si comincia con uno smarrimento
solo su un pianoro polveroso
poi con fragore mi veniva incontro
senza faccia tutto articolazioni un immane granchio di ferro
una macchina scavatrice
enormi ruote come tenebra rotante
profili di zappe e mandibole
sono fuggito a precipizio.


*


IL SIGNOR GALANTE E IL CELESTE

A Camignolo un grossissimo maiale
ben ingrassato a castagne
il signor Galante gli tenne lo scalpello sulla fronte
il Celeste lavorante calò un colpo di maglio
Il maiale gridò e cadde in avanti
gli si erano piegate le ginocchia
Lo lavarono, gettavano secchi di acqua bollente
raschiavano con i coltelli
lo portarono dentro
una macchina a manovella triturava le carni
i macellai erano impiantati nella sala della festa
dove erano stati ospiti perfino i vescovi
Il maiale era sparito, lasciarono ogni cosa in ordine.
Il signor Galante dormiva al piano di sopra
la vetrina era verso lo stradone












28.Lorenzo Morandotti

     Giardino del sonno d'amore

     immagine di Bruno Bordoli

     pagine 32

     aprile 2006




Lorenzo Morandotti (nessun legame di parentela con l’aforista Alessandro Morandotti, autore del libro Minime e vissuto molti anni prima) è nato a Milano nel 1966. Giornalista professionista, ha diretto la rivista trimestrale “Como”, il mensile “22100 Como” e il quindicinale “360 gradi”. Ha fatto parte della redazione della rivista milanese di poesia e filosofia “Margo” e collaborato alle pagine culturali dei quotidiani “La Provincia” di Como e “Corriere del Ticino” di Lugano. Ha inoltre lavorato come caporedattore a “Millennium Cultura”, una delle prime riviste culturali in Internet diretta da Donatella Bisutti. Dal 1995 al 2004 è stato redattore della rivista letteraria “La Clessidra” di Novi Ligure. Dal 1997 è redattore delle pagine culturali del quotidiano “Corriere di Como”, abbinato al “Corriere della Sera”, dove cura anche l’inserto settimanale dedicato al tempo libero “Vivicomo”. Collabora con il periodico di letteratura “Satisfiction”.

Suoi testi di poesia, narrativa e critica letteraria sono stati pubblicati in varie plaquettes, riviste e antologie che gli hanno valso numerosi riconoscimenti e premi letterari. Nell’ambito del genere aforistico il testo più importante di Lorenzo Morandotti è Crani e topi (“Nel cranio si avverte odore di chiuso. Ed è impossibile aprire finestre” si legge in uno degli aforismi del libro). Iniziato nel 1985 è uscito a più riprese sia in volume (plaquettes) che su riviste e antologie. Per ultimo sul sito di  Mauro Germani Crani e topi è ancora inedito nella sua versione completa.




SIBILLA

Con occhi perplessi
guardavi l’emozione.
Il tuo cupo silenzio
di animale che lusinga la piovana
come un’ampia cerimonia contro il freddo
o un discorso sul finire dell’oblio.
Sembrava stesse per scoppiare via
la tenera pazienza dell’inverno
e indossavi una maschera di prima
Ora sono lo specchio, dietro la finestra.
Ogni volta che scorri lungo l’acqua
nell’ombra avvolta della luce
assomigli a una strana scalfittura
accenni timida
gli occhi aperti sulla casa della vita
che nemmeno la notte può alternare
profumo di cuffia e di lavanda.



*


ANCILLA

Il rubinetto è corto
si distingue
nei dintorni della pesca
tu gomena gentile
e se prendi lo sguardo
alza le mani
la natura
per te si fa bella
Madre camicia ha partorito una testa
e il bacio sui capelli
è una promessa di fecondità.
Ma adesso viene il lupo
resta in piedi sul dizionario
mangia tutto di te
la cacca e il cuore


*


VEDRETTA

Anima che spegni
al buio la candela
hai acqua nello stomaco
e mangi con il dito
buono per la terra
non vuoi più che si guardi
nella tomba di un bambino

Si voltano i curiosi
in fuga dal momento
signori del comando
il braccio destro
e la sua spina
si nutrono con brevi ali















27. Mariarosaria La Manna

      
Il mio corpo spiaggia rimane

       a cura di Beatrice Norelli

    Immagini Elio Zorzi

    settembre 2006



Maria Rosaria La Manna

(Caserta 1957 – 1999)

Psicologa e psicoterapeuta.

Esperta in problematiche della condizione giovanile e promozione dell’infanzia e dell’adolescenza.

Responsabile del Consultorio Familiare ASL CE/1.

Ha coltivato attività artistiche nel campo della poesia, della musica jazz e teatro popolare.

Ha investito i suoi ideali in azioni di cambiamento all’interno delle Istituzioni Pubbliche e nel volontariato sociale.

Impegnata sin dagli inizi nel movimento femminista, ha pubblicato nel 1989, Piccolo inciampo, una prima raccolta di poesie (Ed. Del Delfino – Napoli).

Nel 2007 viene pubblicata una seconda raccolta Il mio corpo spiaggia rimane, alla chiara fonte.


7.1.89


Voglio cantare

le canzoni degli schiavi

voglio cantare

le canzoni della protesta

Io voglio gridare

le musiche della liberazione

 

Ma chi non ha grano

da seminare

o crede di non averne

trascorre l’inverno

senza attese.

Solo aspetti che passi.


*


I bavosi, sul treno

continuano ad aggirarsi

con ostinazione.

Loro non si sentono mai demodè.

E se li si uccide

si va pure in galera!


26.Quel che resta del cielo

Poesie di D. Berra, A.Buletti, G. Gazzolo,V. GuarracinoG. Isella, G. Larocchi, C. Martella, A. Maugeri, P. Montorfani, A. Nessi, G. Orelli, M. Scrignoli, J. Soldini, S. Takeda, G. Zani


Marzo 2006  














25.Elena Jurissevich 

     Salmi di secondo tipo

      novembre 2005




Elena Jurissevich (Lugano, 1976) ha studiato teologia e lettere in Svizzera romanda.

Collabora alla rivista Hétérographe. Revue des homolittératures ou pas; e impara a insegnare italiano in un liceo ginevrino.
Per alla chiara fonte ha pubblicato: Salmi di secondo tipo, 2005


Fra il carnaio     qualcosa     s'impietra. 

Nel pallore del vino s'affloscia il tuo incarnato. 

Hai gli occhi d'oro e di vacca lo sguardo d'acqua 

la pappagorgia glabra i seni. Quello stridio d'orgasmo il riso. 

Tu eri lei, genitore che per superarsi partorisce Frankestein 

per dolore di umanità un mostro. 


Ma ora ti ho morta 


e piango. 


Affianco a te consumarsi respiro a respiro insecchire. 

Senza un fuso dormire daffilati cent'anni 

a competere con uno specchio del tuo ego 

per ridarti l'imago. 

Destarsi     di pietra     in un rimbombo 













24.Christophe Martella 

      Brisco Delago

       settembre 2005




CHRISTOPHE MARTELLA è nato a Brissago il 27 gennaio 1978, ha studiato lettere a Milano. È alla sua prima raccolta di poesie.


Al gentile lettore.

 

Tutto ebbe inizio in una cantina buia. A stento la luce si intrufolava attraverso una sottile graticola tra la parete volta a sud ed il vecchio soffitto di assi, credo di robusto castagno stagionato, poiché l’aria era colma di spore di muffa, il cui odore tanto profondamente pervadeva le narici, e i polmoni, ad ogni respiro.

Ricordo quel che Brisco Delago mi disse a proposito della fessura, di come fosse la meridiana che scandiva i tempi dei suoi lunghi ritiri dedicati alla scrittura. Di lì spiava ed indagava il mondo, senza mai veramente immergervisi, come attraverso uno spioncino e ne distillava, quasi fosse lo stesso fare dell’alambicco, versi succinti di inaudita potenza e verità.

Di quel fugace e casuale incontro serbo una memoria ricca di dettagli: quel che già ho detto, e la vecchia lampada poggiata sul tavolo, e il tavolo sghembo contro la parete su cui la luce tracciava i suoi muti geroglifici, e il barattolo di latta, e le due o tre penne di fagiano, e le alcune, smunte, matite che vi erano contenute. Rare carte, un po’ così, sparse, che ho saccheggiate, per quel poco che una breve occhiata a potuto mandare a cuore, e già ne tracimava, di frammenti di versi, appunto forse infedeli, che intonano, qui, il mio rincorrerlo, ma non un viso.

 

Brissago, 27 giugno 2005                                            C. M. 


Le fontane

 

È il sentimento indefinito d’un tempo

che slitta su foglie ingiallite,

sotto il peso della pioggia

che preme, schiaccia e opprime

contro la terra - esala slozza e vecchia

il vissuto odore materno -

la leggerezza d’un momento.

 

Non è ancora il tempo

di cogliere l’oscura chimera

che dietro l’angolo si nasconde

tra le solitudini

di sbiaditi péluches abbandonati.

 

È il sentimento indefinito del tempo

che sorprende le fontane nelle piazze

quando una più vivida acqua

cade dal cielo e sommerge

gli zampilli, appannandone il senso

colto poi nella fitta rete di nebbia

che li assale, gelosi per lo scrosciare.

 

Ma non è il tempo

di figurare nemmeno l’ombra

dell’oscura chimera,

che da dietro l’angolo

una luce comincia a mostrare.












23. Gilberto Isella

    Fondamento dell'arco in cielo

     Immagini di Enrico Della Torre

   2005




Gilberto Isella (Lugano 1943) è poeta e critico. Laureato in lettere e filosofia all’Università di Ginevra, ha insegnato nel Liceo cantonale di Lugano. È coredattore della rivista di cultura “Bloc notes” e vice-presidente del Pen Club, sezione della Svizzera Italiana. Collabora al "Giornale del Popolo", a riviste letterarie svizzere ed estere, e al festival luganese Poestate. Ha tradotto dal francese Charles Racine e Jacques Dupin, e curato un'antologia di scritti dell'artista Mario Marioni.
Tra le ultime raccolte poetiche si segnalano: Nominare il caos (Locarno, Dadò, 2001), Fondamento dell'arco in cielo (Lugano, alla chiarafonte, 2005), Corridoio polare (Castel Maggiore, Book, 2006) e Taglio di mondo (Lecce, Manni, 2007). Per il teatro ha scritto Messer Bianco vuole partire (Lugano, alla chiarafonte, 2008).

Pubblicazioni recenti:

  • CensuralbeMilano, Il robot adorabile, 2012. Con tempere di Adalberto Borioli.
  • Preludio e corrente per AntoniBellinzona, Salvioni Edizioni, 2012. Con incisioni di Loredana Müller Donadini.
  • Caro aberrante fioreLugano, Edizioni Opera Nuova, 2013.
  • MobiluneBellinzona, Salvioni Edizioni, 2015. Con incisioni di Loredana Müller.
  • Liturgia minoreFalloppio, Lietocolle, 2015.
  • L'occhio piegatoBologna, Book Editore, 2015. Prefazione di Vincenzo Guarracino.
  • Acque aperte acque chiuse, [Milano], 2016. Con un'incisione di Adalberto Borioli.
  • Berndard Vagaftig, Io scrivo ciò che è vivereLugano, ADV Publishing House, 2016. Traduzione e cura di Gilberto Isella.
  • Gilberto Isella per Enrico Della Torre, Materie se non luciLugano, Pagine d'Arte, 2017

  


La scanalatura del calice

 

Devìa la porpora

come il tramonto s’inclina

ad altri colori tesa

 

Prossime al vino

le nubi formano carene

in tinte stridule 


*


Incorniciata

da un’unica finestra

la casa getta liquide luci

 

Nei riflessi la brezza

risveglia la circolazione dei gatti

 

Quanti

ammaliati dal tenue quadro

si asciugano in quell’acqua celeste 





  








22. Giorgio Larocchi,

      Aprile del '45

        immagine Giorgio Larocchi

        2005




Giorgio Larocchi (Muggiò,1929 – Arcore 2007) Ha esordito come pittore nell’ambito informale nella seconda metà degli anni Cinquanta, condividendo le esperienze della nuova figurazione milanese.

Come poeta ha pubblicato le raccolte

Rammendi e nidi (Book Editore,Castel maggiore,1990); Ogni movimento disturba (Lythos, Como, 1995); L’intervallo tra un pensiero e l’altro (Signum, Bollate, 2000); Aprile del ’45 (alla chiara fonte, Lugano, 2005); Esercizi di melanconia (Book Editore, Castel Maggiore, 2006).

Nella primavera del 2007 ha pubblicato “Attorno e dentro la sofferenza. A Roberta”, a poche settimane dalla scomparsa della moglie, è deceduto il 6 ottobre dello stesso anno.


Oggi linee orizzontali
simboli e sillabe musicali
placano sordi risentimenti
coprono date da dimenticare
affanni di notti insonni.
Ma risento l’abisso del
disgusto.
Nella coda dell’inverno
ancora risuonano stridori
inutili pallide parole di
perdono. Il paese è
morto gonfio di vergogna.
Il rammendo di un gorgo
scivola verso di me ridacchiando
tra impronte sulla terra molle
mentre cammino incontro
al tramonto alla stazione.
Il tuo grido è il mio grido.
E io scrivo. Solo
per salvarmi.













21.Ruben Oviedo

     Poesie della tarda estate

     maggio 2005

     immagine: Ruben Oviedo





da Tra l'estate e la tarda estate




Dietro la faccia

sua, così bella,

i capelli lunghi,

biondi e vaporosi,

la gonna le gambe

l'organo sessuale

complementare,

c'è uno scheletro,

sporco di sangue,

uguale al mio.

Che cosa ci sia

di desiderabile,

sapendo ciò,

davvero non so.

E, adesso,

che cosa farò?

Dietro la nube

d'innamoramento,

che tutto trasforma

in meraviglia

c'è donna Maria,

pronta a lustrare

le sbarre di questa

quotidianità.

Che cosa ci sia

di desiderabile,

sapendo ciò,

davvero non so.

E, adesso,

che cosa farò?












 20.Aurelio Buletti

        E la fragile vita sta nel crocchio

      immagini di M. Vals

     maggio 2005



Aurelio Buleti è nato a Giubiasco nel 1946. Vive a Lugano. È stato a lungo docente. Ha scrito alcune poesie, quasi tute edite, e alcuni racconti brevi. 

     

Scatola contenente i seguenti quattro libretti:












Pur nel modesto chiaro dell'esistere

     pag. 34

    










La scontrosa incostanza della gioia

     pag. 38













Vecchio vizio di scrivere in estratto

     pag. 42


    










Non ciascuno stupore è senza voce

     pag. 38












19.Fabrizio Frigerio

     Poeti ciprioti del Novecento

    giugno 2005

     pag.62


con testo greco a fronte


Còstas Mòntis, Estratti da Istanti

Kypros Chrysànthis, Olimpia

Tàkis Filaktù, Giorgio

Còstas Cleànthus, Cercando l'amore

Dìna Paghiàsi, L'esecuzione

Fìvos Stavrìdis, Morale

Michàlis Pasiardìs, Voglio dire

Dòros Loìzu, Alle bandiere sfilacciate

Antis Kanàkis, Partiamo

Lèfkios Zafirìu, Le parole

Còstas Makrìdis, Mausoleo; I popoli vinceranno

Nìcos Orfanìdis, Troia

Andrèas Pàntzis, Nicosia

Antònis Pillàs, Poeta

Adriana Ierodiakònu, La barca da pesca

Michàlis Pierìs, Discesa da Vunì

Chrìstos Melìdis, Poema con le sette mosche

Polìcarpos Kyriàcu, Non è

Pàmpos Kuzàlis, Promesse










18.Pietro Montorfani

     Intuisco che ridi

      pag.40

     Immagine di: Andrea Mariconti

     gennaio 2005

    

Pietro Montrofani è nato a Bellinzona (Svizzera) nel 1980 e risiede a Lugano. È dottore di ricerca in italianistica presso l’Università Cattolica di Milano, dove ha tenuto seminari di Letteratura italiana del Rinascimento e di Storia della critica letteraria. Ha soggiornato in atenei stranieri (Mary Washington University, Katholische Universität Eichstätt) e ha pubblicato saggi sulla letteratura del Cinque e del Novecento (Lodovico Dolce, Pomponio Torelli, Giovanni Pascoli, Gianfranco Contini, Piero Chiara). Con la raccolta di poesie Di là non ancora (Moretti & Vitali) ha vinto il “Premio Carducci” e il “Premio Schiller incoraggiamento” nel 2012. È direttore responsabile dell’Archivio storico della Città di Lugano. Dirige la rivista e le edizioni «Cenobio».



Alla squilla secca del campanello

segue sempre un affrettarsi per le scale,

una corsa, uno strappo, qualcosa

che sbatte, un rumore come di chi

armeggi con le chiavi…

 

E sorrido anch’io quando

pur dietro il vetro opaco della porta

intuisco che ridi.



CAMERIERE IN UNA TRATTORIA


Sotto il vestito deve avere un tatuaggio

a fitte meglie, qualcosa che lo copra

per intero dai polsi alle caviglie.

La massa attorcigliata dei capelli

ricorda quei batuffoli d'ovatta

che togli all'ombelico la mattina,

gli anelli alle sue dita sono meno

del metallo che gli intonaca la faccia.

Veste pezze di grigio-militare...


Eppure il mio continuo tossicchiare

lo chiama un raspeghin.












17.Vincenzo Guarracino

     Una visione elementare

      Immagine: alla chiara fonte

      pag. 40

      febbraio 2005


Vincenzo Guarracino, poeta, critico leterario e d’arte, tradutore, è nato a Ceraso (SA) nel 1948 e vive a Como. Ha pubblicato, in poesia, le raccolte Gli gnomi del verso (1979), Dieci inverni (1989), Grilli e spilli (1998), Una visione elementare (2005); Nel nome del Padre (2008); Baladas (2007); Ballate di atese e di nulla (2010).


I.                                                                   

Qui è come riapparire al desiderio

immessi in una cenere di attese

ove ripensa la rosa la sua anima :

 

il lume rade ancora quanto è oscuro

al nostro esperimento di verità :

ma vive dacché esposto nelle lettere

 

e ti pensa, Roberto, da ogni morta

natura la polvere all’esilio

l’Altro ti pensa dal suo esistere :


II.

dal libro per conoscerlo l'assente

procede come l'ego alla memoria

invita nela neve all'immanenza


e l'astratta insistenza dell'assillo

in agguato nella nebbia di Brianza

ricorda che nulla più del semplie


può distrarre dall'ordine l'insonnia

sapendo che ad esprimerci è l'istante

ove la vita si selebra e cancella:


III.

rinchiuso in una cella di rinunce

il sogno è ridotto a San Jeronimo

ai congengi di un'assurda verità:


enigma il tempo incontrollabile è

nell'aria di un'afosa Estremadura

legge che si ferma a quella pagina


dove ha scritto Gloria la sua estate

di colore di calcare e deserti

cui ridusse il fasto l'Imperatore:


nel minimo sfiorarsi c'era stato

a cercarlo quel margine assoluto

la musica da cui origina il viaggio:


IV.

dal malbianco senz'alibi e pretese

si spoglia la storia: nella cronaca

sa di attimi in un gioco di sapienza:

con la danza senza fine delle ore

riconosci i silenzi nella trama:

oltre il detto ti commuove l'inquieto

allarme: l'intesa all'altro secolo

tra tante differenze e ricorrenze è

presagio di un sogno che desidera


il tratto con passione di una fede

non il nulla che nega al suo visibile

transito terrestre ciò ch'è ardore:


V.

"Dimentichi i confini della morte"

a Yuste t'ammoniva il Gentiluomo

e certo di evitarlo chi sognava


il tragico ponte tra due nomi, il salto

nel segreto che confonde Dio e nulla?

che senso ad esser vivi è tenerezza?


-ma tu che già eri in viaggio al pensiero

delle cose costrette in uno spazio

dicesti ch'era incubo: figura


(a provarci, le rime non perfette

(vita:lite/ferita) quale danno

stigma di "bellezza inenarrabile"?)


........












16.Angelo Maugeri

     Nóstos

     Immagine: Istvan Gyalai    

     pag.44

     novembre 2004



Angelo Maugeri è nato a Motta Camastra (Messina) il 29 marzo 1942. Ha studiato a Messina, Napoli, Roma e Palermo e, durante gli anni universitari, ha fatto esperienze di lavoro a Palermo, intervallate da lunghi soggiorni a Francoforte sul Meno (Germania). Dopo la laurea in lettere, conseguita presso l’Università degli Studi di Palermo, si è trasferito dapprima a Como, poi a Milano, infine a Campione d’Italia, nelle cui scuole ha insegnato dal 1969 al 2009. Attualmente risiede nell’hinterland comasco.

Ha pubblicato le seguenti opere:

Poesia
Mappa migratoria (Geiger, Torino, 1974);
Verbale di s/comparsa (con un ritratto a penna di Carla Tolomeo; Geiger, Rivalba-Torino, 1976);
Il filo del discorso (altre ragioni) («Niebo - Rivista di Poesia» n. 2/3 (Deambrogi, Milano, 1977);
Minimi variabili («Niebo - Rivista di Poesia» n. 2/3 (Deambrogi, Milano, 1977);
I sensi meravigliosi («Quaderni della Fenice» n. 4, Guanda, Milano, 1979);
Il fiume i falchi la distanza il vento («Almanacco dello Specchio»  n. 9, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980);
Passaggio dei giardini di ponente (Società di Poesia / Lunarionuovo, Milano / Acireale, 1983);
Kursaal (Guanda, Parma, 1989);
Piccoli viaggi (Laghi di Plitvice, Lugano, 1990);
La stanza e la partita (Nuova Editrice Magenta, Varese, 2000);
Nóstos (con due disegni di István Gyalai; alla chiara fonte, Lugano, 2004);
Varianti variabili (con quindici dipinti di Arianna Maugeri; Consorzio Artigiano «L.V.G.», Azzate, 2012);
Prove d’impaginazione (Nuova Editrice Magenta, Varese, 2015).

Narrativa
Figura femminile (I libri degli amici, Ispra; 1993);
Ramo materno (“Il gatto dell’ulivo”, Edizioni Ulivo, Balerna, 1996);
Recita di Natale (“Il gatto dell’ulivo”, Edizioni Ulivo, Balerna, 1996).

                                                             

NOSTOS


1.

Il cammino dell'anno riporta

parole sommesse parole che

ti parlano del ritorno

ti parlano del fiume delle rocce dei boschi

ti parlano del vuoto se tornano vuoti

i profili dei nomi gli aspetti dei volti

nei resti dei pensieri che cambiano

i volti ai nomi le impronte ai corpi.


2.

Le insidie del giorno si celano

nel bianco della notte.

                                         Si attenua

l'ansia della fine ogni volta avvertita

come una sfida.

                             Quante labili

figure si affollano

sulla parete del tempo.


Instabile è il traguardo della mente

il filo del confine trasposto nei rapidi

strappi del cuore.



3.

Le stagioni dell'acqua costeggiano

le balze bordate di fiori.

Il divenire degli alberi sente

il ritmo della voce che affonda

nelle pieghe dei lamenti -

                                               forse dolore di terra

che le sue forme lascia come una cosa

perduta nella fuga

della casa che più non ti aspetta.


4.

Sentono angosce e temporale

le rondini che volano basse

brivido nerobianco nel sereno della sera

dal colmo al muro -

                                   muro del sonno

sere accovacciate per stringere il buio, lo stesso

elemento del freddo.



5.

Le gioie non nate anche nelle giornate

di dolce primavere, il peso che si porta

con lo stupore dei bagagli tra arrivi e partenze

e delle partenze rivanga per chi più non parte

un viale solitario, l'oscurità straniera

che ne cuore impianta ruote e fazzoletti.


6.

L'orrore del limite è lo sguardo che incide

il respiro delle ombre così vivo e minerale.

Più le guardi più ti senti guardato, puoi svanire

come un guizzo dell'occhio nelle inquiete

parvenze che la mente dischiude

giorno e notte.











15. Jean Soldini

      Cose che sporgono

     Immagine: Bruno Pinto

      pag. 28

      ottobre 2004


Jean Soldini è nato nella Svizzera italiana, nel 1956. Prove di resistenza a un pensiero autoritario che, con i suoi travestimenti multiformi, è minaccia mai debellata contro l’esistente concreto e meticcio, i suoi studi sono volti a delineare una metafisica alimentata da un’estetica dell’ospitalità. Quest’ultima non va confusa con un’estetizzazione dell’ospitalità, ma vuole essere filosofia impegnata a riflettere sul sentire attraverso ciò che nei sensi ha la sua componente imprescindibile: donare e ricevere cibo, acqua, un tetto sotto cui dormire, un abbraccio. Tra le sue pubblicazioni: Alberto Giacometti. Le colossal, la mère, le “sacré”, Lausanne 1993, Saggio sulla discesa della bellezza. Linee per un’estetica, Milano 1995, Alberto Giacometti. La somiglianza introvabile, Milano 1998, Il riposo dell’amato. Una metafisica per l’uomo nell’epoca del mercato come fine unico, Milano 2005, Storia, memoria, arte sacra tra passato e futuro, in Sacre Arti, a cura di F. Gualdoni, Bologna 2008, Resistenza e ospitalità, Milano 2010.


NELLA SONORITÀ DELLORGOGLIO

                                                         

Il vetro si è rotto.

Guardi attraverso i rami

il rimprovero, la delusione.

 

Apertamente nudo, l’uno,

coperta di lana grossa, l’altra,

per pregare

per indovinare una passione

nella sonorità dell’orgoglio,

di un sopportabile fastidio. 

 

L’occhio altrove,

dirigi infine,

nel succedersi degli ignoti.


TROPPO SOLI GLI ALBERI


Troppo soli gli alberi,

vicini,

nell'aria che  precede lo sguardo.

Preparano l'abbandono

della simmetria,

dell'asimmetria.


Se preparano a forzare il possibile

su di un Flugrad,

finché un lampo

non spazza la pupilla

che rotola sull'acqua

come frutto,

e pietra poi

nell'abisso del fattibile,

tra le sue due estremità:

qui e qui.




S'ALLONTANANO INSIEME


S'allontanano insieme.

Attraversano seduti

l'esattezza,

immaginando in anticipo

segni di fiamme e di percosse,

pagine d'indulgenza,

passi e battiti di congiure mancate.


Avventure

prevedibili e terribili

appese a un filo,

a ricevere gli applausi

nella debole luce

di un commento.











14.Gabriele Zani

      Locali

      immagine alla chiara fonte

      pag. 20

     settembre 2004



ALTRO BAR


Fosse per gli occhi limpidi

e dagli abiti neri attillati

soprattutto quel bianco che trapela

di gioventù

ci sarebbe di che sentirsi satiri.

 

Ma più che ninfe sembrano megere

quelle del tavolo accanto

sbircianti il tuo origliare

di tra le alte foglie

i verdi gambi di questo bar cittadino.



ADOLESCENTI


Bevevano sospese a un tavolino

minuscoli bicchieri di verde liquore e

una si tormentava l'orlo della gonna

l'altra s'accarezzava le puntute scarpe

dai tacchi alti, lucide di vernice rosso fuoco.

Ammazzavano a loro modo il tempo

giocando a fare le due signore un po' in là

mentre aspettavano nel trambusto crescente

l'anno nuovo che viene e quello vecchio che se ne va.











13. Agostino Colombo

     Ci fosse un'altra vita

    maggio 2004

      pag. 32

      immagine di copertina: contatto kodak

      fotografo ignoto, inizio '900


Agostino Colombo è lo pseudonimo di uno che è nato ai bordi di uno stagno e conosce poco dei suoi simili, ma che, nonostante tutto, è contento di essere al mondo.


    

                                  

RADICI


Sono nato ai bordi di uno stagno tra i canneti,

ho ancora addosso il sapore del germoglio

e il freddo del vento che soffia tra le foglie;

sono nato sotto la ragnatela e il nido del passero

e ho visto luccicare il luccio quando veniva il temporale

e certi barconi avvicinarsi alla mia casa di canne

come per prendermi con la loro civiltà e le loro regole,

mi nascondevo tra i rami più folti, ero come una lucertola

o un topo di campagna, ho sempre avuto un rifugio

dove nascondermi agli uomini, sono invecchiato

e conosco molto bene lo stagno, le canne, l’umido

ma non so quasi niente di loro, miei simili.



CI FOSSE UN'ALTRA VITA


Appaio in maniche di camicia bianca a righe fini e blu

come un fantasma su di un carro che sarebbe poi tutto

per me se ci fosse un'altra vita da vivere in un altro tempo e tu

calzoni sdruciti, maglietta bianca che sembri

                                                                  un pesce fuori dall'acqua

accoccolata al  fianco; tu macedone o alessandrina o lombarda,

tu profumata di chicchi di riso, capezzoli ardenti e cieli tersi

e mani che se fossero state queste nostre vere

                                                                      non si lascerebbero più;

invece solo fumo e sillabe che fanno sognare un tempo altro

da questo estremo che ci è dato in sorte, cavallo

carro e una certa violenza del vivere che come donna

                                                                               non capiresti mai:

io uomo in giacca scura e spessa, in velluto direi, e bombetta;

uno spaventapasseri di mezza età in mezzo all'erba alta,

un capo, un contrabbandiere, un uomo antico

                                                         e tu la donna a lui seduta accanto

su di un carro che ha un secchio in latta agganciato

                                                                                  e dondolando batte

e fa l'eterno rumore dell'andare e un telo per fare ombra

quando si fa l'amore e si dorme nel viaggio che non termina mai

e del quale soltanto tu sapresti qualcosa ma non sei voluta venire.











12.Davide Monopoli

     A titolo provvisorio

     immagine di copertina di Davide Monopoli

    pag. 48

    aprile 2004




da sette poesie.


ecco, la fucina risuona - in filigrana, questo

è il suono della bottega del segno - il rumore

del testo nel suo farsi, nel suo dirsi e ritrarsi,

si compone e si decompone che è un piacere,

a suon di grafemi, carta canta sotto il torchio,

una questione di carattere, anche. ri(n)tocca

il testo mentre la trama si disfa, fra incastri e

disincastri, conta annessi e connessi, senza

mai dimenticare l'umiltà dell'artigianato,

neppure per un istante, al contrario. ma è

soltanto in questo modo che la scrittura

continua, senza battere la fiacca, battendo

anzi il ferro mentre è ancora caldo, bocca

spalancata del suono scaturito dal battito

incastrato fra l'incudine e il martello



da a titolo provvisorio.


poesia - si forma come al fondo una frase, poi

si sviluppa in svariati modi, e cresce, dall'interno,

prende piede, sulla carta, intorno al motivo originale

coagula tutta una serie di cose - materiale vario che

si deposita, stratifica, allora declini, coniughi, sempre

sul crinale, da lato, ti fai da parte, le parole si aprono

e cedono di punto in bianco ai loro segreti, una figura

sboccia allora, o un suono, dopo resti con la bocca

aperta, con gli occhi spalancati - a contemplare - e

trattieni il fiato, spesso a lungo - incredulo, vivace.












11.Tommaso Soldini

     Ribelle di nemico privo

    pag. 48

     immagine di copertina di Massimo Giudici

     febbraio 2004


A VOLTE VORREI


A volte vorrei essere filosofo

dispiegare sapere,

divulgare a più non posso:

- la dialettica hegeliana intende

non c'è differenza (uff,

distorto da storie sto)-.

Padrone mi vedo di un'essenza mai più randagio semmai pubblica scienza.

Cammino ritto tra un podio e un partito.

Influenza?

del fare deciso smagrita.

Toh, mi sveglio, gli occhi sprango,

vedo bianco e nero e cesso.



RIBELLE DI NEMICO PRIVO


Prometeo mi ha lasciato

verme, agli altri Frege e Rilke e Dante,

soave scolpir di sillabe e senso

io, Narciso senza specchio

resto, né arte né parte,

cameriere senza clienti

infermiere senza pazienti.

Ribelle di nemico privo.









10.Daniele Bernardi

   Giona Bernardi

    Elia Buletti

   Davide Monopoli

   Flavio Moro

   Alessandro Tedesco

   Antologia della durata, febbraio 2003

   7 libretti in un cofanetto


dalla nota introduttiva di Davide Monopoli

„Wozu Dichter?“ – a che servono i poeti? – si chiedeva nel bel mezzo di sentieri interrotti, un antico maestro. Come spesso accade, il tempo passa – ma la domanda resta viva, e invariata. Certo poi, sono le risposte a cambiare. Oggi come oggi, più che altro, il poeta fa quel che può, si fa in quattro: mette carne al fuoco – la sua. A che cosa serve la poesia, allora? – poiché un interrogativo di fondo accompagnerà sempre il fare poesia. Forse è proprio questo il suo pre-testo. Si potrebbe tentare di tracciare un piano della situazione, una magna charta – ma non si tratterebbe in fondo che di un sorvolo, necessariamente impreciso, e col rischio implicito di scadere nell’erudizione. Tutto attraverso, le cose si muovono. La poesia non se ne sta con le mani in mano. Anche se non gode di grande attenzione, ascoltata o meno, per un poeta che muore, ve ne sono almeno tre che nascono. Perché mai si continuerà a nominare invano? Più d’una risposta incerta è stata data in proposito. La poesia è anche questa forza sotterranea, cresce, sgorga dalla terra. I tentativi di raccolta poi, di “autoantologizzazione”, non sono certo nuovi: non siamo noi i primi, ma non saremo nemmeno gli ultimi – si spera. Semplicemente, nel nostro piccolo, affiliamo in questo modo le nostre “armi da preghiera”......











10. Antologia della durata, Flavio Moro

    Alti e bassi di una stella senz'arte né parte, 2003

    pag. 28

     immagine di copertina: Flavio Moro


COLLAGES (politico)


Poniamo il caso che un tizio   a testa nuda,   potesse    contemplar   con una lama   proprio a quest'uso destinata   in che modo una   zucca vaglia e pesa il brulichio   dei termini   tutto lo sciame   dei venti   che gli solletica le orecchie   dopo un aspro   tagliare il nostro sacco   Indubbiamente   è poi   tutta farina    l'uno sull'altro triangoli, quadrati,   folleggiano,   col mantello e   la barba.   Discorsi    vanno a catafascio da una statua senza voce   Ma che importa!   son sempre nelle nuvole   i macigni   e mill'altre meraviglie del genere


COLLAGE (dionisiaco)


Dunque, sul palcoscenico tutto è posticcio, non è altro che terra la commedia e potrebbe cascar dalle nuvole 

ma una specie di nuova divinità   ovunque col suo sguardo spacca in quattro uno specchio si finge ora che non è mai esistita in alcun luogo che altro mostra una fronte e altro nasconde in giri e rigiri incessanti del suo  cervello ma il risultato   si annulla diverso in un punto qualunque   poiché non v'è luogo in cui non si veda la fronte   apriti cielo, che c'è dell'altro pendono innumerevoli pensatoi ne ho piene le tasche

Se poi qualcuno cercasse una qualche luna crederebbe di vedere uno sciame di mosche e di zanzare che rissano insidiano cadono e muoiono tuttavia un solo sguardo basterebbe a disingannarlo essendo scambievole la derisione conviene che ridano devo dirlo o tacerlo? Io intendo dimostrare il cielo che sono ch'è quando in tondo ora ch'è rotondo in quadro per terra e per mare ormai è tempo il ticchettio dei dadi reca scritto a chiare note che non c'era affatto bisogno di dirlo! ridiscendiamo sulla terra c'è da stabilire una differenza

Essi sono   caso per caso   i miei ergastoli, come se si trattasse   di un mosaico  ciò che li legò   nella pallida immagine degli attori che sostengono   la loro parte   su di un palcoscenico   di una fonte di noia

ed ora mutano le loro facce   Le spine dei cardi   si lascian   turbare dalle parole   più che dai fatti











10. Antologia della durata, Daniele Bernardi

     Tutto questo andare a rotoli, 2003

      pag. 28

      immagine di copertina: Daniele Bernardi


da QUATTRO POESIE


preme

                                  contro gli archi del costato

                                          ingorga spugna

                                      trapuntata di alveoli


                                    a fior di labbra

                              l'orifizio sgrana l'occhio

                                 la brace squilla

                                     onda azzurra che palpita

                                      a fior di pelle

                                 sul pelo dell'emisfero



*



ALLA FINE ESSERE ATTORE


alla fine essere attore forse

non è altro che questo rientrare ad ora tarda

masticare lentamente pollo al curry

tenendo un dialogo ad uno specchio laido

chiudere piano la porta

della propria stanza soli

dopo aver fatto tanto rumore











10. Antologia della durata, Giona Bernardi

     Il limite generale dell'ABC, 2003

      pag.20

      immagine di copertina; Giona Bernardi



CI SONO COSE


Ci sono cose che partono da niente. A prescindere da interpretazioni e significati. Non ho tempo. La scio perdere le immagini, non la vita. Se sbuffo, pensare bene mi fa male, mentre dico il mio bene a qualcun altro.

Sono stato nel bagno fino a quando l'incoscienza mi ha permesso un bacio dall'acqua tempera che si scola il buco cercando di stare calmo. Sul culo. Visitato da un materasso circolare che sciolga i nodi del doppio in una forma unica sui nervi. Planarsi i polmoni rasi d'aria tremante non scalda la vista.


era pittura.

e voglio ridere adesso.

se amo amo e basta

non ragiona mai abbastanza.

non ha parte.

serve a difendersi, con amore.

Scorrevole, come non riuscire a muoversi. Malamente contorto e attaccato dalla terra, inconvinto dalle cose razionali mi mantengo attaccato.

Infermo convinto controllo continuo                                             spoglio che cerca per un altro e dice aspetta.

Cercano troppo sul mio culo, rapido dileguo su tutto cerco fusioni. Me ne voglio andare, fa male tutto, adesso no, calmo mi rompo, ma ti lascio troppo stare.














10. Antologia della durata, Elia Buletti

     Armi da preghiera, 2003

      pag. 28

      immagine di copertina: Elia Buletti



E SIANO IN QUIETE


e siano in quiete fuori preme la febbre

con le sue occhiaie morbide appiccica

falene in cenere ti supplicano così dolci

spinose chine addolorate

con un teschio alle spalle fasciate in plastica

ed esili così spaventate non hanno tempo da perdere

succhiano la spina ti sono alle costole

carezzano un cuore con le gambe aperte

e un fegato che fiorirà.

pallida monaca senza veste senza corpo

sciogli questa illusione in preghiera

te ne prego te ne prego te ne prego

fai a brandelli i tuoi stracci ed asciuga le sue gote

il buffone odia la sua vita e la ama

poiché lui non attende e non diverrà

verrà appeso invece o bruciato

sotto ai suoi piedi saranno scalzi

a mani vuote.

(nulla è stato scritto di lui

nulla qua dentro è vuoto

siano in pace là fuori)



TANTO OGGI FA BRUTTO


tanto oggi fa brutto

e tutto tanto si muove

fa grigio è appena breve

tutto come una breve solitudine.

oggi battono i fiati sul margine

e non c'è sete di potere

sulla via dello spirito

c'è una curva dietro la tua bellezza

una cosa dolce poi tutto scompare.

tutto quello che mi chiedo.

se ci vado già ci sono

e mai ci sarò

quando me ne sono andato.













10. Antologia della durata, Davide Monopoli

     Per altri versi, 2003

      pag. 28

      immagine di copertina: Davide Monopoli


IN UN MOMENTO QUALSIASI


in un momento qualsiasi del tempo,

l'occhio si spalanca sul labirinto, e tace.

apertosi nella nebbia, si risigilla nelle tenebre.

ma l'anima è un volo notturno.

d'altronde trotterellando in linea sbilenca,

sospesa in una zona senza tracce,

durante la fuga dall'attesa, attesa, suo malgrado,

funambolo sul filo del rasoio che separa

e congiunge il corpo in parte triste e in parte

allegro, nel cuore della durata, poi: sull'orlo

della caduta, mentre rotola il dado,

-infine, sprofondando dolcemente fra

il movimento e la sua ombra, in un lento

divenire musica nella formulazione di

un ritmornello, una cantilena divina, il cui

flusso sgorga in sé, e se non è corrente

é un getto di forme, un gioco febbrile,

assurdo e la fine ovunque

intorno all'orlo.


E SEI QUI


(...) e sei qui, sull'orlo,

mentre tendi muscoli e

nervi una musica ti

attraversa, sciogliendo

il pensiero in canto,

nel breve sorvolo che

accenna appena ad un

movimento che riduce

ogni tuo gesto alla

polvere, movimento

che da questa polvere

condensa ancora (infinite volte)

corpo e carne e cuore

che pulsa al ritmo

di questa danza senza

sosta che non (ti)dà

tregua, e scioglie ogni

(tua) sensazione in questo

divenire che sucote,

che svuota e che colma,

contnuum (...)












10. Antologia della durata, Alessandro Tedesco

    Ritagli, 2003

      pag. 28

      immagine di copertina: Alessandro Tedesco



SOLO


Solo nel mio assenteismo,

godo di una certa

popolarità,

si un certo folclore intrinseco.



SENZA TITOLO


E allora il gesto godrà di una loquace confusione.



QUI


Qui si lavoricchia un po'

un po' di non so cosa,

ma lacune volte mi piace

semplicemente

aprirmi una porta e

chiudermela.












09. Giovanni Orelli

       Quartine per Francesco

         pag. 28

        aprile 2003                                                  


 

Giovanni Orelli è nato a Bedretto nel 1928. Ha insegnato in vari ordini di scuola, vive a Lugano. Ha pubblicato tre romanzi da Mondadori (il primo è l’Anno della valanga , uno da Einaudi, Il sogno di Walacek , e due da Donzelli, Il treno delle italiane Gli occhiali di Gionata Lerolieff.

Ha pubblicato diversi racconti “ticinesi” (la raccolta più recente è Da quaresime lontane ), e diverse raccolte di poesia, tra le quali Un eterno imperfetto uscita da Garzanti.

Nel dialetto di Bedretto ha pubblicato le poesie di Sant’Antoni dai padü (Scheiwiller); in italiano due raccolte di sonetti, Quartine per Francesco (Interlinea) e Concertino per rane (Casagrande).

Ha curato un’antologia (storia e testi) delle lettere nella Svizzera italiana e, con Diana Rüesch, il Carteggio Bertoni-Chiesa. Collabora al settimanale “Azione” con una pagina quindicinale di segnalazioni librarie.

Nella primavera del 2012 è stato insignito del Gran premio Schiller.

Con la casa editrice Messaggi Brevi ha pubblicato nel 2000 Farciám da Punt a Punt. Facezie dell’alto Ticino e, nel 2008, Immensee. Tra Chiasso e Basilea.

Del 2014, racconti in I mirtilli del Moleson, Nino Aragno editore, Torino, 2014.

Per alla chiara fonte ha pubblicato una prima silloge delle Quartine per Francesco, 2003; Cata mia da sàvei, 2004 e la raccolta Frantumi, 2014.



Nel quartiere lo dico a tutti, pesi a tre mesi sei e cinquantotto

un frontaliere fa: fantastico, io me li giuoco al lotto.

Sei e cinquantotto nel giorno del tuo primo trimestre di vita:

“Salve, alégar e viva” come diceva un Clemente archimandrita.




Una pozzanghera è per te un mare immenso

e zan giù con i piedi, due o mille, a sguazzare.

Per me les jeux sont fais, niente più mare.

Questa la differenza tra te e me, immensa.



La vecchiaia è un disastro, dicono alcuni vecchi,

uno di quelli io. Ma hai ragione tu che credi

nella pozzanghera. Rimettici i tuoi piedi,

guardala come un tuo avvenire lieto specchio.











08.Fabrizio Scaravaggi

     Oscar spariva

     marzo 2003

     pag. 22

                                                                

Fabrizio Scaravaggi, scrittore di racconti brevi. Migrante dal 1955. Pubblicazioni in riviste e cataloghi d’arte dal 1979. Premio Schiller 1990 per il volume di racconti « Pure sviste », edito da Casagrande Bellinzona.



Oscar non è un cane. È il mio cane. Per puntiglio dico che è l’unico cane che mi ha adottato. Appena uscì dall’auto, che l’aveva trasportato da me, mi dette un’occhiata d’intesa sorniona, dalla quale intuii che sarei diventato in breve tempo il suo migliore amico. Nonostate ciò, undici giorni dopo, spariva....alla più totale chetichella.

.....














07.D.Bernardi, G.Bernardi, E.Buletti,

      D.Monopoli, F.Moro, A.Tedesco

     Si opera nella sola durata

    maggio 2003

    pag.18


Daniele Bernardi


uno sbuffo

che di          volta in volta     muta

apre                  la volta torta

della                   sacca   cardiaca

un soffio

arde        i cardini giugulari

inalbera     il              fiotto purpureo

vela del ventricolo

si tendono funi rosse

annodate alle giunture

scricchiolano

finché un sospiro     del sangue

non le spezza      lungo     l'eco

del tonfo conseguente




Davide Monopoli


in che cosa consiste

questo nostro essere poeti?

questo nostro vivere nella sola durata,

in una zona senza tracce, dalla parte del fuoco,

questo nostro vivere fuori dell'arbitrio fra alto

e basso, in attesa dell'evento, del verso,

del gesto che cattura, per altri versi,

il flusso imperversante della vita

-di quel che manca alla vita,

in attesa di una palingenesi

che non ha ancora nome,

tra il dire il fare, navigando

in altro mare, in che cosa consiste

questo nostro essere poeti?

questo gioco insensato di scrivere,

questo nostro essere ladri di fuoco,

verso per verso, giorno dopo giorno,

istante dopo istante, rotolando nel

silenzio tra il colpo di dadi e le sue

tracce astrali, in attesa del momento

in cui colpire, in cui aprirsi al

verso che apre al

mondo-e alla

sua voce




Alessandro Tedesco



Dura come il marmo, questo riallacciarsi, una corda protesa nel vuoto,

come una mago a suon di suoni, verrà e andrà come non volevo, troverò

ancora il luogo da compatire e penserò il viso come un periodo da

schernire, il nome la causa il luogo e il colpo del vento,

poi delirio polvere, che tutto ciò secca come un tubero

che si nutre di sole senza radice.




Giona Bernardi



Rispetto le cose alla luce del sole, senza essere

capace di metterle a posto.

Da lontano voglio tutto così vicino sotto le

coperte ma mi dimentico del freddo.

Poi volo via col vento davanti agli occhi di un

amico. Chiamami.

Qualsiasi cosa porta, chiamami.

La luce non si leva mai di torno, allora posso dire

chiaramente quello che penso, Mi sveglio con un sorriso

tutti i pensieri più semplici di questo mondo come

difesa estrema. Non faccio niente, quardo i giocatori

polverizzati dalle rise. Mi duole il cuore sulla

macchia sveglia, troppo circondato , ti vorrò sempre

bene, cammina, non penso facile. Devo essere vero.

Nessuno ha voglia di farsi un cazzo sul mio letto,

maledizione. Però sorride sempre, non ho voglia di

fare foto. Chiede poco gabbiano.

Mi farà male la schiena, come sempre troppo cibo,

posso solo fare quello che devo e se devo mi faccio

pure fuori dalle risa.



Elia Buletti


e siano in quiete fuori preme la febbre

con le sue occhiaie morbide appiccica

falene in cenere ti supplicano così dolci

spinose chine addolorate

con un teschio alle spalle fasciate in plastica

ed esili così spaventate non hanno tempo da perdere

succhiano la spina ti sono alle costole

carezzano un cuore con le gambe aperte

e un fegato che fiorirà.

pallida monaca senza veste senza corpo

sciogli questa illusione di preghiera

te ne prego te ne prego te ne prego

fai a brandelli i tuoi stracci ed asciuga le sue gote

il buffone odia la sua vita e la ama

poiché lui non attende e non diverrà

verrà appeso invece o bruciato

sotto ai suoi piedi saranno scalzi

a mani vuote

(nulla è stato scritto di lui

nulla qua dentro è vuoto

siamo in pace là fuori)



Flavio Moro


chi sia non so, come mi so,

non sono,

cosa che non è cosa,

punto e cerchio



io,io non credo alle mie parole


io,io non credo alle mie parole


io sono ognuna delle mie parole


ogni mia singola parola ha vita autonoma da sé

                                                             , e da me

io sono ogni vita delle mie parole

                                               , la mia vita

                                               non parla

la mia vita vive la vita delle mie parole

                                           , dal di fuori

la morte spegne la morte

                        delle mie parole a nuova vita

                                                 , da dentro

io vivo la morte apparente che parlo,

                                      che vive fuori di me,

                                      che vive fuori di sé

le mie parole non mi appartengono,

                 quel che mi appartiene è cosa morta,

le mie parole vivono la mia morte,            da dentro

                     io appartengo loro come cosa viva,

ma la loro vita non dipende da me,

          dipende dalla mia morte, quella che tace,

                             che taccio,

           quella che non riguarda me,

                       ma le mie parole              











06. Domenico Notari

      Un amore tedesco

     settembre 2003

     pag. 20, racconto


Domenico Notari, architetto, vive e lavora a Salerno. Suoi racconti sono apparsi sulle riviste “Nuovi Argomenti” e “Linea d’ombra”, sulle statunitensi “Webster Review” e “TriQuarterly”, sull’elvetica “Viola” e trasmessi dalla Radio Svizzera di lingua italiana. È stato inserito da Goffredo Fofi nella sua antologia Luna nuova. Scrittori dal Sud (Argo, 1997). Ha pubblicato, tra l’altro, il romanzo L’isola di terracotta (sull’epopea dei ceramisti di Vietri sul Mare negli anni Trenta,  Avagliano, 1999, II edizione 2000), i racconti Ritratti (Ascona Presse, 2004), Un amore tedesco (Alla chiara fonte, 2003)  e i saggi Il cibo nei romanzi di Maigret (paroladidonna.it, 2002), Cinema: immagini, parole e... (AA.VV. Educazione all’immagine, CUES, 2004). È autore del documentario radiofonico a puntate Salerno, un archivio della memoria per”Cento lire” di Radio RAI. Ha collaborato al “Mattino” e al “Corriere del Mezzogiorno” con recensioni e racconti. Ha insegnato scrittura creativa all’Università di Salerno. Ha fondato e conduce dal ’98 il laboratorio di scrittura creativa “L’officina del Racconto”.                                                             



.....Ho stentato a riconoscerla. Non ha niente del ritratto del salone, quel dipinto da morta. Che fine hanno fatto il pallore mortale, le occhiaie profonde, le unghie violacee?

Davanti a me - stendo a crederci - una donna ancora giovane, non certo quella sfiorita del quadro. È in giardino, sotto il pergolato, tra anemoni e begonie, seduta a un tavolo di pietra. Ha fianchi generosi, viso florido, pelle liscia e luminosa, labbra carnose...










05. Aurelio Buletti

      Segmenti di una lode più grande

     novembre 2002

      pag.90


Aurelio Buletti è nato nel 1946 a Giubiasco. Ha lavorato come docente.

Vive a Lugano. Ha pubblicato alcuni libri di poesie e un libro di racconti:

 

Riva del sole, Pantarei, Lugano 1973

Né al primo né al più bello, Iniziative Culturali, Sassari 1979

Trenta racconti brevi, Casagrande, Bellinzona 1984  [Premio Schiller 1984]

Terzo esile libro di poesie, Mazzuconi, Lugano 1989

Brevi, Alla chiara fonte, Lugano-Viganello 2001

Segmenti di una lode più grande, Alla chiara fonte, Lugano-Viganello 2002

 

Temi (5 poesie), Alla chiara fonte, Lugano-Viganello 2004

 

Rosa shoping, Fondazione Diamante, Riva San Vitale 2005

 

E la fragile vita sta nel crocchio – Poesie brevi 2000-2004,

Alla chiara fonte, Lugano-Viganello 2005 [Premio Schiller 2006]

 

Contesse, Gentiluomini, Altri e Altre, Alla chiara fonte, Lugano-Viganello 2010. Altre poesie e altri racconti sono usciti su giornali, riviste o in libri antologici.

Traduzioni di sue opere (libri):

 

Vertraulichkeiten eines Strandverkäufers. Geschichte aus dem Tessin, (Übersetzung und Nachwort von Cornelia Schlegel), Benziger Verlag und Ex Libris, Zürich 1989 Rivage du soleil;

Ni au premier ni au plus beau; Troisième frêle livre de poèmes, (Traduit de l’italien par Adrien Pasquali, Préface de Clara Caverzasio), Editions Empreintes, Lausanne 1998

Nicht jedes Staunen ist ohne Stimme – Non ciascuno stupore è senza voce – Gedichte 1970-2009, (Auswahl und Übersetzung von Christoph Ferber, Nachwort von Giovanni Orelli), Limmat Verlag, Zürich 2010

 

Osorna nepostojanost radesti, (Preveo s talijanskog izvornika: Tvrtko Klariċ), Felsina, Zagreb 2010 [È la traduzione in croato di E la fragile vita sta nel crocchio].

Regine, A.D.V. Lugano, 2014


da 1. Poesie per Giò


UN BEL SILENZIO



Un bel silenzio sta fra queste righe

di parole pensate lietamente.


Viene da te, s'incanta.


Si fa ancora più zitto, più cortese,

si fa velo fiorito, si sospende,

poi con un lieve sibilo si scioglie

al tuo primo sorriso.




LIEVE LUCE


Della necessità di queste righe

non c'è nessuno

che si fidi a parlare.

Vengono povere,

camminano nel dubbio,

si scostano all'incedere

delle frasi che contano.

Sola le porta incredula letizia

cui lieve brilla di speranza

che tu legga e sorrida.



PRECAUZIONE DEL SOLE



In un freddo mattino dell'inverno

vale la precauzione

del sole:

non si cammina sul lato dell'ombra.


Fosse gelo la vita,

dimorerei dalla parte di te.


Anche se vi sto, pur essendo emozione.



    








04.Haiku della 2 c

            maggio 2002

             pag. 40 


Luna


Sposa velata della notte,

di tutti noi ella è madre.

Protettrice del silenzio.


*

Ferita


Un sasso ferisce lo stagno

l'acqua torna quieta

ma non è più lo stesso.


*

Solitudine


Sullo stagno morto

il gracidare di una rana

che s'immerge.


*


Haiku


In una tempesta di vento

ecco case cadere giù

e mattoni volar via come haiku.


*


Solitudine


Solo, al buio

la luce è pura immaginazione,

e la paura aumenta a ogni respiro.


*


Io


Io mi sento grande

ma nel mondo

una goccia in mezzo al mare.


*


Una creatura

che sia ragno o usignolo

natura madre salvala.

















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