Pierre Voélin
Voci nell’altra lingua


Traduzione di Grazia Bernasconi Romano


Pierre VOÉLIN (1949) Poeta svizzero di lingua francese, nato a Courgenay (Giura), ha insegnato letteratura francese a Fribourg (CH), dove ancora vive. La sua poesia medita sul destino dell’Europa dopo i campi di concentramento. Inizia a pubblicare nel 1984 (Lierres e Sur la mort brève (raccolta già tradotta in italiano) continuando tutt’oggi; infatti Arche du vent è del 2020. Le sette poesie quì proposte, parte della raccolta Des voix dans l'autre langue , sono inedite nella traduzione italiana.


*


Se Tu venissi
con le tue parole - quelle che Ti precedono

quelle che palpano il tempo - intuiscono l’eternità

i nostri occhi si aprirebbero - al giorno di pazienza
i nostri passi risveglierebbero i ciottoli
l’uno poi l’altro

quando crolla la rupe

e balza - il cuore

tra gridi di cesoia
di cinque giovani
falchi


*


Sii degno del tuo dolore - non sprofondare
va - sul cammino - a testa alta - ma
non disprezzare la tua casa
l’autunno
strati di fogliami e di vento

Presto la neve soffierà fino alla tua soglia
e colei che viene dal freddo sarà ricevuta

s’infiammeranno i ceppi a uno a uno

Ascolterete il silenzio - il cuore
intatto - martoriato - continuerà
a battere

Si ritaglino i mormorii nel legno delle travi
le carezze nello spessore delle travi

e il saper quasi niente – parole
il terribile perché dell’amore
sarà detto


*


Ventagli di pallidi ossicini – calcare
a fior di campi

o morte - mai taciuto - parole tue

Silenzio enorme - seta sulle spalle
il timido sole

Difendi - tu - la risurrezione

Il cuore primaverile si arresta - sospeso

La lepre fugge - salta nel vento
le sue grinfie ricuciono - appena - le foglie secche


*


Ti allontani e ti seguo - o luna di ottobre
vedo la tua spalla brillare - un breve fuoco
tra i rami

Giunge la notte
notte tormentata dalle profezie

Il cuore delle città sarà presto in fiamme
il tempo soffoca

sì poca schiuma alle labbra dei soffocati

incendiate - tra i rami alti
le code di scoiattolo

*


Ma la beltà si chiude - al crepuscolo
con le forche e il fieno
le nere giumente
       -     appeso
il loro grembiule di catrame

Sorelle del sole - sudate e pure
tormentate da mosche
torturate da tafani

Una voce vi chiama nell’altra lingua
una voce grida verso di voi sui campi
nel timore che ritorni l’oblio


*


Si rialza più pesante il muso della notte
l’acqua delle stelle sgocciola
       -       nel trogolo

Qualche passo - sul prato
e respiriamo a piene boccate
persi - cancellati sotto il cielo senza limiti

liberi un istante - un istante disfatti
lì - ci ricorderemo
ciò che nasce - ciò che muore
a ogni secondo

gridi - tanti gridi
rimasti dentro - annodati in gola


*


Ciò che furono scintille e selci - ferite
e postumi di febbre

nostro - il cammino delle stelle vagabonde
il vento - la sua cuffia strappata
il cielo - stremato

già al suolo
il fieno delle solitudini - carreggi
carreggi che s’inclinano - precipitano verso il tramonto

Non avremo affatto saputo pregare - appena se fummo
un istante - girati verso quelli dell’altra riva
in pianto - i nostri segreti passi già diretti
verso altre tombe



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