Mirko Formenti (Stabio, 1991) è cresciuto in Ticino e vive e lavora nell’Irlanda del Nord. Ascolta tanto, legge poco, scrive pochissimo.



C’era da restar giovani dicono i vecchi
e non è un gioco che ci piaccia giocare
iterare l’ovvio è roba buona per i libri
solo la voce rivela il sortilegio
(c’era da restar giovani dicono i vecchi)



*


Cablogramma idraulico
attraverso cent’ossa
leggero come un taglio
mentre la macchia di muffa s’allarga
alle pareti e alle mani mie queste
immobili come perni

forgio corolle di nuove stagioni
nel sapore metallico del sangue



*



Semmai scrivere

Il mio corpo è qui sembra dire
ed esprime una convinzione uno sdegno
che non concede repliche
o spintoni

Viene da leggerci
un riapproprio di spaziotempo,
di capacità di sapercisi
- ma un atto è un atto e resta tale
e di tutto il resto tanto vale tacere



*



Sintomo ineffabile
nel luogo e nel tempo
distillato clandestino
sepolto al filiferro
ebbrezza mistica – o forse cinica



*



La luna è gentile in Corso Magenta
dice vedo lo stesso mondo di ieri
e non capisco se è leggerezza
quella che mi avvolge e neutralizza
ed è quasi pace in questa città

– ma il riflesso dei tuoi occhiali cerchiati di corno



*


Sei stata carina mi hai detto vorresti
il mio cane avesse vissuto
per sempre ho
sorriso e ringraziato ma
nei miei ingranaggi già pensavo
a che valore possa mai acquistare una vita
infinita se l’arte di vivere non si basa
sul tempo ma sul tempismo



*



Ti ho cercata alle pieghe della notte
come porto ancora o naufragio

ed ora è un riposo da villani
ora che i miraggi non turbano più il sonno

ben che





*

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