Leonardo Tonini, Mantova 1974, si è laureato con Marzio Pieri, è poeta ed editore.



In tenui labor, at tenuis non gloria
Virgilio, Georgiche, libro. IV



NOTTE ESTIVA


Vaga la luna sopra la campagna
e la rischiara di una luce scura,
a stento si intravedono i contorni
delle cose - l’edicola dei morti
i neri campi, i cipressi, le strade
di breccia bianche - dimentico è il filo
che le unisce. Nel cielo impreveduto
un pipistrello o una grossa falena,
si vede appena il suo rapido volo.
Rompe il silenzio della notte estiva
un grillo che ora tu senti lontano
e ora tra l’erba dei fossi vicino.
E nell’aria il profumo persistente
dei gelsomini.




GIUGNO


Si specchia il sole splende come vetro
nelle torbiere tra gli avvallamenti        
risorge l’acqua dalle basse falde
ai campi; il getto lavora sul mais.
Chiocciano le galline di sé ignare
e delle estati che verranno un giorno.
È greve il verde sugli alberi, stanca
è l’erba del suo peso, con stridio  
vanno le mosche pazze di putredine
e le api alla lavanda. La stagione
serena e fosca sui colli del Garda
si sfoga e distaccata dalle umane    
sorti perpetua rinasce la vita.




IL CILIEGIO


Ciliegio sei pieno di frutti
maturi nell’aria di maggio
son macchie di rosso tra il verde
fogliame. Pur oggi succede
che muovono come animate
da un tempo vivace e sereno
di uccelli che cantano allegri.
È festa per loro di maggio
trovare ciliegie a decine
è festa per me che vi guardo
in questo mio dolce mattino.




STELLE


Innumeri dalla notte dei tempi    
in un liquido oceano vi muovete          
se con il tempo mio umano vi guardo           
al ritmo delle stagioni eterne siete            
se con altri e più lunghi tempi a voi        
penso, come cose mortali vi so.                  
Spegne la città lontana le sue luci            
nella notte incerte qui e là sicure
sopra i monti benevole apparite;
riposa nella vostra gloria il cuore.




TACCOLA


Il bambino è alle giostre e un gelato
ho comprato; pesante si fa
in pianura l’estate ed è affanno
che io dissimulo e lui non avverte,  
l’altalena e lo scivolo e via.
Improvviso un ciakciàk mi risveglia:  
ritirate nei buchi di un muro
delle taccole insieme a vociare
incominciano; a detta dei vecchi
il segnale di pioggia in arrivo. 





USIGNOLO


La notte e il giorno canta l’usignolo     
risuona ardendo lungo la distesa        
il suo richiamo: “Primavera è qui!”     
sembra dire la voce sua inattesa.  
Se sto attento… Dov’è? Ecco, sta lì!
Ha fatto il nido dove c’è il prugnolo   
tra spine i figli difende così.               
L’avido falco e il topo campagnolo   
rinunciano basiti alla contesa.          
Sereno vivi il giorno tuo, usignolo      
l’oggi non curi, non temi l’offesa         
domani, grida al mondo un nuovo sì.  



SETTEMBRE


Sferza il vento la casa avita, a raffiche
scende dal Garda, sbattono finestre
e porte, si rovescia il secchio azzurro,
volano per il portico le prime
foglie secche, s’appresta il temporale
sulle gramigne bruciate dal sole;
si odono i primi tuoni, ma non piove:
è solo strepito.




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