Giorgio Larocchi

APRILE DEL '45



Giorgio Larocchi (Muggiò, 10 ottobre 1929 – Arcore, 6 ottobre 2007) è stato pittore e poeta. Con “alla chiara fonte” ha pubblicato: Aprile del ‘45  (2005) e Attorno e dentro la sofferenza (2007).



 *


1


Solo odio e vendetta
contro di te e i tuoi amici
crepitii di mitra contro il muro
su corpi sdraiati nel sangue
e sputi e orrende capriole di parole
sulla tua carne stesa nello spasimo
del silenzio sul mio fiato sofferente.
Oggi è esploso un delirio
di furori di rantoli frantumati
in sguardi atterriti
affondati in occhi spenti
per l’eternità terrificanti.


*


2


Perpetuare voglio i passi
nel rivedere alta la tua figura
il prudente scendere le scale
davanti a me
nell’antica casa del paese
trattenendomi dalla smania
d’osservare i doni
l’orecchio teso a rintracciare
un esile suono di campanelli
il bagliore del turbamento
nel gioco intelligente e astuto
eluso dalla finzione
brivido chiaro di tenerezze
ardenti desideri e paure.
Di là dal centro
della porta chiusa
intuisco suggerimenti colorati
pallidi candori dell’animo
il finto affanno
il timido spostare l’ostacolo
la luce d’oro della sorpresa.
E tu a godere la mia gioia
nell’inquieta tranquillità
il piede vicino e il cuore
nel fuoco interiore ricco
di freschezza ad accompagnare
l’infanzia la voglia d’amore.
Cammino comune interrotto
da ostacoli di idee sentite
suscettibili di radicali cambiamenti.


*


3


Folate d’angoscia
a fine aprile
corpi in solchi
di vendette patite
con migrazioni di idee
sieri di ferite.
I prati erano assorti
le riflessioni saccheggiate
da preghiere e imprecazioni.
I miei affetti al seguito
di funerali crivellati di rancori.
Flussi di parole
falciano crocicchi di pensieri
s’oppongono ai ritorni.
I corpi hanno chiuso
gli occhi col nero
fra le unghie.
Il dolore forse stava sospeso
alle pareti del cimitero
alla luce dell’ultimo sguardo
ma già mani consultavano carte
e frasi sibilavano tra i denti
e avide bocche trituravano
fette d’arrosto sofferenze famigliari.



*


4


Allora provavo
a scardinare il dolore
nella ruvida disperazione
nell’arricchimento del silenzio.
S’increspavano rapporti
rigurgiti bruciati
con foto compromettenti
e congegni organizzati
irrompevano tra filari
di voci pallori d’amore
rivincite insensate e rappresaglie.
Preti impreparati alla paura
prendevano strade diverse
biascicavano farneticando
in sinuose sacrestie
adescando con varianti
per stanare nuovi consensi.
Accumulavo
vuoto nel vuoto
balbettamenti ansiosi nei contatti
sociali progettando suicidi
di intenzioni rinascite improbabili
tra faccende personali
smagliature d’esperienze.
Un salto in frammenti
di luce attraversando
l’arco costituzionale
pagando il giusto pedaggio
il riscatto rintracciato
nel rovescio del pensiero.



*


5


Manciate di radici
trattengono il fiato
osservano risibili miserabili
figure che ridono con ironia
criticando il mio atteggiamento
le nuove velenose prospettive
del declivio invernale.
Torni a vivere a disegnare
fremiti sibili
pronunciati dal fondo delle scale
sui marmi rimessi
a nuovo per le crepe del passato.
E il vento accarezzava
il groviglio dei sentimenti
il taglio dei tuoi capelli.



*


6


Il dolore abita la mia
coscienza le scale
che portano alla cantina
come ad angoli
misteriosi da indagare
trattenendo il respiro
le voci polverose
di una madre e tre bambine.
Ora gemme di neve
hanno nascosto velluti
scuri l’accumulo dell’angoscia
nel liquame del finale.
Un’aria azzurra e fredda
oltrepassa l’alba
abbandona i vecchi sentieri
per macerie orme ortiche
pensieri intrecciati di rivincite
abbeverati da una nuova primavera.



*


7


Oggi linee orizzontali
simboli e sillabe musicali
placano sordi risentimenti
coprono date da dimenticare
affanni di notti insonni.
Ma risento l’abisso del
disgusto.
Nella coda dell’inverno
ancora risuonano stridori
inutili pallide parole di
perdono. Il paese è
morto gonfio di vergogna.
Il rammendo di un gorgo
scivola verso di me ridacchiando
tra impronte sulla terra molle
mentre cammino incontro
al tramonto alla stazione.
Il tuo grido è il mio grido.
E io scrivo. Solo
per salvarmi.





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