Mario Marchisio è nato a Torino nel 1953. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha compiuto studi letterari e teologici.

Opere recenti – Poesia: Versi giocosi e satirici (1999); Il sipario della schiena (2003); Il viandante. Poesie d'amore (2003); Tre giornate. Poesie edite e inedite (2013); Epigrammi, parodie, satire (2022).

Opere recenti – Prosa: I dialoghi di Incmaro (1999); Elogio della pittura (2014); Poesia e prosa ad armi pari. Conversazioni sulla letteratura (2015); Ricerca di Dio e labirinto del mondo (2020); Chi vive se ne pente. Dodici racconti e una farsa (2020).



Notte alle terme

Ed ecco, in cima al cono di un vulcano spento, profilarsi la grande vasca termale. Nell’oscurità, le bianche statue che la circondano sprigionano scintille ricche di vita. La stessa che tende i muscoli poderosi del tritone irsuto e dell’orgiastica nereide sdraiati sul praticello prospiciente la vasca. Lampeggiano sorrisi in un arabesco di bisbigli. Centauri adocchiano procaci sirene lungo il crinale scosceso. Qui non vigono astrazioni. Gli esseri sopraggiunti da un universo parallelo sono infatti tangibili, palpabili. Questa, per una notte, sarà la residenza adeguata agli emissari del numinoso. Ogni recesso, ogni palmo d’acqua e di terra si trasformeranno senza sussulti in una nuova Arcadia.

 




Riscatto

L’amata è immersa nel sonno. Un sonno profondo, assediato dagli incubi. La vasca e i giochi delle ninfe, che la bella aveva contemplato dal suo nascondiglio notturno, si sono tramutati in un cupo lago infestato dai lemuri. Il letto in cui si sforza invano di trovare riposo è ormai una zattera alla deriva. Una fitta tenebra la isola dal resto del mondo, le elargisce quell’insidioso tipo di fantasia che confina con la disperazione. Mentre lei tenta di divincolarsi e fuggire, il suo petto rigoglioso s’inarca, la testa ricade all’indietro, insieme alle candide braccia. Una mano è già a contatto col pavimento. Questo semplice gesto, contro ogni aspettativa, manda in frantumi il sortilegio che l’avvolgeva e l’amato – apparso accanto a lei – può indicarle il trono d’avorio dove egli stesso le cingerà il capo con un diadema regale.

 




Trepidazione

È ancora e sempre tempo di gioia, poiché il susseguirsi dei giorni stratifica la Bellezza ma non la scalfisce e tanto meno riuscirà ad estinguerla. Mentre nel silenzio risuona l’invito imperioso a baciare le rose non ancora appassite, altre rose, dai boccioli freschi e teneri, leste si affacciano ammiccando dalle aiuole. Chi ama veramente, ama i giardini e i parchi, cornici predestinate agli intrecci amorosi. I parchi infatti, e più ancora i giardini, ineriscono alle segrete propensioni dell’amante e dell’amata, alla gravitazione stupefatta e inarrestabile che li allaccia nei giochi del desiderio, esortandoli a fondersi in un microcosmo dove la potenza dei loro sguardi è chiamata a dissipare l’intero anfiteatro della mente.

 




Sobrietà

Gli stratagemmi di Venere catturano lo spirito assetato di verità, lo rinfrancano e lo educano da innumerevoli sedi. Una di queste, replicabile all’infinito in una ridda di variazioni, è il dialogo muto che talvolta, senza alcun segno premonitore, s’incarica di intensificare il magnetismo erotico, artefice d’ogni vincolo profondo. Lo intensifica ma al tempo stesso lo alleggerisce, lo trasfigura. E – trasfigurandolo – lo rende perspicuo, limpido, pienamente umano. L’innamoramento incatena e ipnotizza, sostituisce un arcano Nulla al dominio della volontà. La passione amorosa è un sublime stato allucinatorio. Eppure un dialogo intessuto di silenzio scongiura a sorpresa tutto ciò. Chiarisce, rettifica, nobilita, illumina i labirinti inesplorati dell’anima. E la tacita miniera delle forme va dilatandosi con essa, come i cerchi concentrici si allargano nell’acqua.

 




Conchiglia istoriata

Prima, molto prima di conoscerne il nome, la sfrontatezza del malizioso Cupìdo ha colto nel segno, ha unito coloro che un tempo vagavano dispersi. Ora l’amata canta inni a bocca chiusa sul piccolo balcone di smeraldi e lapislazzuli, roseo marmo in forma di donna... Prima, molto prima che il meriggio incendi le onde, le sue labbra si uniranno a quelle dell’amato.


 



La visione e il fuoco

Di solito, quando pronunciamo le parole «giardino», «parco», vediamo sorgere nel nostro spirito una costellazione di paradisi vegetali. Sorge proprio adesso e risplende la duplice cascata che sembra scaturire da una reggia nascosta, insieme ad alte sculture dorate e ai giochi d’acqua più ingegnosi e ricercati. Poco oltre, è la volta di un parterre suddiviso simmetricamente a croce e in diagonale, con superbe aiuole fiorite a ornarne i vialetti. Questi teatri di delizie sono spesso circondati da un canale dalle acque morbide come seta. La consapevolezza della caducità non può incrinare la sacra gioia degli amanti, poiché non li riguarda. Cupìdo infatti ha innescato un fuoco che non tramonta, come il sole degli antichi dèi.


 



Gravitazioni

Come i cortigiani, quando si festeggia la vittoria sul nemico, si accalcano intorno al sovrano tentando di decifrare gli sguardi da cui potrebbero conseguire onore e ricchezza, così l’amante dissimula una riprovevole ansietà e si getta ai piedi della sua regina, ne esalta l’aura di sillabe impronunciate, il suo splendore di pianeta fra miriadi di satelliti che gli rendono omaggio e disegnano, assorti, luminose orbite vespertine...

 



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