Giovanna Repetto Nata e cresciuta a Genova, dove ha alternato studi classici e scientifici, si è trasferita dopo i vent’anni a Roma. Qui l’umore schivo e introverso, a cui avevano contribuito l’indole e le origini, si è aperto a un’esperienza entusiasmante e insieme conflittuale, le cui contraddizioni continuano ad alimentare una variegata attività creativa. Collabora con riviste letterarie, fra cui Il paradiso degli Orchi che ha contribuito a fondare. Ha pubblicato racconti e romanzi privilegiando la letteratura di genere, dal noir alla fantascienza. La pratica della poesia è per lei strettamente intrecciata con l’attività teatrale, cosa che la porta a preferire, tranne poche eccezioni, la condivisione orale nel corso di poetry slam e reading. Suoi racconti sono stati pubblicati in Italia e all’estero. La mappa dei gesti possibili (CS_Libri, 2020) raccoglie due racconti lunghi. Fra i romanzi sono da ricordare Icarus (Watson Edizioni, 2018) e il recente L’arte di non muoversi (Delos Digital, 2022) vincitore del Premio Odissea 2022.


*


Cambio giro…
altra edicola 
altro caffè.
Giornata 
piovosa 
senza pioggia.
M’ispira.
Quasi sommessi 
i motori. 
Fiori assonnati 
ancora 
emanano 
profumi notturni.
S’apre 
il quartiere 
a nuovi scorci. 
Dalle crepe 
affiorano 
ricordi antichi. 
Piove...
non piove… 
refolo 
d’aria sospesa 
la quiete 
che precede il morire.


*


Di quello scintillio 
che aveva il mare
quando bambina 
mi si rivelava
negli squarci
di oscure gallerie
rimane traccia
in fondo alla memoria.
Quello di oggi
in tutto gli assomiglia.
Che cosa manca? Solo
la meraviglia



TRENO

Fa’ che la casa
non sia lontana
dalla ferrovia
che i bambini 
vedano il treno.
Io lo portavo
sul cavalcavia
per insegnargli
la meraviglia.
Il treno
è idea di viaggio
mente che s’apre
prodigio tecnico
presentimento
d’una catastrofe
sospesa.
È il ritmo
degli incontri
e dei distacchi
nostalgia 
di ignota 
destinazione.
Come si cresce
se non guardi il treno?



GIORNATE DIVERSE


Talvolta
il passo più lieve
conduce
a una luce chiara
a un mattino
di sole tenue
d’aria più rada
quasi la vita
fosse più quieta
più lieta
ma senza ragione.
Il corpo pesante
altre volte
arranca 
gravato
da oscuri fardelli
e il clima
pungente o torrido
lo stordisce
e lo imbriglia
in dolorosi sensi.
A sorpresa
ne scaturisce una rabbia
che morde la vita
con più fatica
e più voglia.



NEI SUOI TAGLIERI

Nei suoi taglieri
d’ulivo
ritrovo mio padre.
Io non frequento cimiteri.
E mia madre
in ogni canto d’uccelli 
al mattino.




CIMITERI

Che non frequento cimiteri
dicevo in un’altra poesia
la verità 
è che non prego i morti.
I cimiteri mi piacciono
sia umili che solenni
ci bazzico a volte.
Mi danno quiete i piccoli
cimiteri di campagna
che la neve d’inverno rende silenti
amo l’ingenuità delle croci
le vecchie foto
le date troppo vicine
che fanno pensare.
C’è vita ma
non nei fiori recisi:
è l’erba che cresce di nascosto.
Di quelli monumentali
ammiro l’arte
le polverose glorie
i marmi che sfidano il tempo.
Quel che non faccio è di pregare i morti
proprio non ce li trovo
tanto meno trovo
quelli a me più cari
loro hanno il vizio benedetto
di abitarmi nella memoria
 



CIELO E MARE

Il niente che sono
è questo
il dono d'immenso
che calma
che appaga
nel quieto spavento


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