Gabriele Greco nasce nel 1978 a Fucecchio (Firenze). Dopo il diploma di maturità classica, frequenta la Facoltà di Lettere presso l’Università degli Studi di Firenze, laureandosi in Teoria e Critica della Letteratura con una tesi sul poeta e pittore francese Henri Michaux. Dal 2015 vive in Svezia, a Örnsköldsvik, dove insegna italiano, francese, spagnolo e arti visive in un liceo. 

Tutte le poesie qui pubblicate sono tratte da Bruciaglie (peQuod, 2022), la sua ultima raccolta di poesie.






                        Luce obliqua d’inverno,
come chiesa di gesso ti attraverso tutta,
verso un antico e perduto dolore
del tempo. E senza tempo, immobile,
nel tuo abbraccio di polvere e di madre,
mi arrendo.




Distrattamente ti sporgi
ad un mare d’azzurro e di voci
e niente sai di quei lievi voli
abbarbagliati

dove sanguigno si cretta il tramonto
e si sbriciola la sera.




È sera
e tu pettini
filamenti
d’inganni.

Frantumi
d’ogni tempo e
d’ogni dove.

Afosa
è una bocca

(non so se la tua
o la mia).

Lenta è l’ora.

E lasci che tutto
ritorni
a quelle buie
e unte
urne di preghiere.

Sigillo.

Cristallo di silenzio.




Sognai di te.

Delicato piacere
o noia del tempo.

Segreta falena nottambula.

Desiderio ineluttabile.

La fredda aurora
disperse le lacrime
sulla riva del mare.

Tutto si trasfigurò.

Qualcuno sentì un sollievo
nella tua culla di spuma.





                            ai miei figli


In fondo la vita
non è
che un perdersi.

Incespicare
per avanzare
in questo qualcosa
che sempre più assomiglia
ad un deserto
di sassi e sabbia.

E una mattina
aprire finestre sul possibile.

Tener per mano i tuoi figli
che non sanno
ancora dove andare 
ma vanno.

Accostarsi e
lasciar andare
a volte
con urgenza.

Inestricabile
matassa
di nervi e d’amore.

In fondo
anche il dolore
è stato necessario.





Resta
con me

(o su di me,
se vuoi)

come
neve su neve.



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