Andrea Casoli, nato a Reggio Emilia nel 1972, si trasferisce nel parmense con la famiglia nel 1974. Laureato in economia e commercio e padre di tre bambine, dopo aver scritto poesie ai tempi del liceo scientifico ha ripreso la scrittura dal 2013. Finora ha pubblicato Piccole poesie passeggere, Controluna edizioni, nel 2018 (menzione d'onore a Parma poesia 2020) e Da questo temporale, Gattogrigio editore, nel 2021. 


TI SEI PORTATA VIA

Ti sei portata via la notte scorsa 
un attimo di eterno senza dirmi
dove conservi tutti i nostri istanti.
Nel caso mi servissero se piangi,
ti prego, dimmi il posto, fallo apposta,
che m’hai nascosto proprio per mancarmi.
La notte non si chiude con un bacio:
finisce solo quando sono andato.




POTERE

Potere estrarre il cielo dal tuo viso,
un pizzico soltanto,
per sollevare gli occhi se mi manchi,
e già mi manchi tanto,
e rivederti azzurra quando azzurra
risplendi in altri mondi.
Potere estrarre il mare e gli altri sfondi
in ogni foto nostra, fare guerra
a tutto il tempo perso non avendoti
incontrata. Potere
lasciarti un bacio senza ripartire.




LE STRADE

Le strade perse, quelle ritrovate,
i calcoli di cielo un poco errati, 
le macchine che sanno dove andare
veramente, le pagine di baci
appena dati, il mare senza gente
in pieno inverno, la nebbia d'estate
tra le mani e poi niente, la stazione
innominata, città come case
imprecisate, giardini di foglie
già spazzate, cammini e chi ti toglie
dai pensieri. Farò fra cinquant'anni,
o l'anno dopo, elenchi di noi due
su carta e luce e splenderanno, dammi
combinazioni nuove di follie.




NE FAI DI STRADA

Ne fai di strada quando ti incammini
pensandoti bambina senza tempo:
ti attendono temibili gradini
di scale di cartone in preda al vento.

Non è lontano il mare e ti avvicini
a riva a passo incerto, appare lento,
ma non è giusto correre, t'inclini
e quasi cadi, quasi in un momento

sorridi a pieno viso e sposti il sole
parlando con le nuvole in disparte:
sai cosa sia soffrire e ripartire,

ti allacci il cuore in volo e sai che dire,
affronti il cielo a sguardi pieni d'arte
e tuffo dopo tuffo sai d'amore.




OCCIPITALI TONFI

Occipitali tonfi senza fine
a temperare un gelido mattino
di fine inverno, tragico destino
di un calembour sgradevole ma affine

ai tuoi tentennamenti a testa in giù:
rovesci pensierosa il mento, esclami,
porgendoti di lato ai miei richiami,
di ritenerti libera, di più,

di proclamarti l'unica regina,
altera come affreschi di una chiesa,
di territori estesi e mostri offesa
le tue bellezze fragili di prima

come se fossi stata un temporale
di nuvole soltanto passeggere:
eppure in tonfi piovi certe sere
adamantina e languida, spaziale.





RICORDATI

Ricordati dei baci
di giorno quando sembrano lontani
e ti incammini sola
portando nuovi dubbi nella mente.

Ricordati degli occhi
in quella luce fioca della stanza
la sera quando pensi 
e ti rilassi in piedi nel giardino.

Ricordati del tempo
passato a raccontarsi del domani
la notte quando il mondo
si allarga e fa silenzio fino a tardi.

Ricorda che ti guardo se mi guardi 
come se fossi qui,
vestita come il buio quando luce 
diventa e m'innamora
brillandoti sul palmo della mano.

Ricordati di quanto ci vogliamo.




ECCOTI QUI

Eccoti qui, tesoro mio, qui dove
ogni parola detta non si muove
e resta in questi battiti, commuove.





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