Massimo Scrignòli (1953) vive in provincia di Ferrara, sulle rive del Grande Fiume. Ha pubblicato diversi volumi di poesia, da Notiziario tendenzioso (1979, con pref. di Giovanni Raboni) a Vista sull’Angelo (2009), poi raccolti in Regesto (2014). Nel 2019 è uscito il volume in prosa poetica Lupa a Gennaio (Book Editore).
Poesie tratte da Lupa a Gennaio (Book Editore, 2019)
Poi sarà l’improvviso. Musica. Non suoni
in punta di penna; musica da leggere
sull’impronta, come solo spiraglio
dentro l’oscuro del sentire quel Tu
che lúmina la fiamma delle urne
di Primavera.
E le ombre, tutte, incendia.
Cosí io muovo. Vado dove sono.
Cosí anche noi. Scendendo alla nave
con la marea del giovane naufragio
già pensavamo alle alture e alle rocce
nel deserto. Eppure anche noi, senza
averle sentite, stavamo seguendo
della lupa di Gennaio le tracce
delle prossime notti.
L’oltre arrivò imprevisto: il ritorno verso la fronte.
Ha inizio nuovamente in una parola.
Viene da lontano, la sola
che atterra da un silenzio maternale.
E respinge ogni possibile teoria, fino
a quando il fondo, in noi, diviene cima.
Niente altro se non tutto questo
è il grano sotto la neve, in Gennaio.
Poiché essere nel presente
è già un ricordo occidentale, allora
la nostalgia che emerge dalla sorgente
è l’eredità dell’acqua. Risorge
là dove ogni seme ha diritto
a un seme di silenzio.
Le mani che uguali hanno attraversato il tuo
il mio corpo sono foglie di ginkgo biloba
attirano la carne del sole, raccolgono
il seme. Scendono domandando alle altezze
il centro del sentiero
dove si incontrano tutti i lobi d’argento, foglie
o schegge di roccia
adagiate nell’arco del petto.
Sulla fronte.
Insiste a farsi vedere, il sole. Non teme
nessuna malattia incurabile.
Ma in Gennaio, se ci pensi, per unire
il verde ostinato di un prato del nord, per unire
il suo verde all’aria che respirano i morti, manca
sempre qualche cosa: un sentiero, una scala
o una mano chiusa piena di neve.
La vita non è tutto.
Viene in visita la neve
ma sopra l’Oceano a Gennaio
l’inverno si ritira.
Forse non si potrà mai pronunciare
il luogo silente anche se è stato nominato. L’indicibile
purifica l’azione corteggiandone la luce.
Eppure dorme, questo secolo: è un sonno
senza sogni, adagiato sul fondale
di un tempo tuttora indifeso
dalle antiche profezie di Vulcano. E noi
non abbiamo ancora messo in salvo
la cenere.