Davide Carletto

Fantasmi


Davide Carletto è nato a Biella in Piemonte ma vive a Bellinzona, di lavoro è operatore sociale. Assiduo collezionista di tutto e di più, specialmente di vinili. Suona il pianoforte, il basso elettrico e gioca con i synth. Oltre a scrivere poesie compone canzoni, musica e testi. È tra i membri fondatori dell’associazione socio-eco-culturale MeTeOra, che promuove attività di socializzazione, culturali, ricreative e artistiche tra i quali lo storico mercalibro a Bellinzona. Ha partecipato a varie edizioni del Ticino Poetry Slam.




VAMPIRO


Tu strega mi hai fatto rimpicciolire,
mi hai chiuso in un barattolo di vetro,
hai cantato la mia morte con fiato di formalina
e infine mi hai mangiato ingordamente,
ma quel barattolo si spaccherà nel tuo stomaco.

I cocci taglienti ti lacereranno e strazieranno,
il sangue sarà fiume in secca in un cuore spento.
Tutto verrà tinto di porpora e tu soffocherai,
con dita che attanagliano la tua gola,
con il sangue che soffoca i tuoi neri polmoni.

Sei sazia dell’assenza di aria mia strega?
I tuoi occhi opachi dal gelo implorano il paradiso.
Oh strega che hai decantato la mia morte,
io mi terrò stretto al tuo marcio cuore per l’eternità.
Io sarò dentro di te, ossigeno sangue e merda.

Ora strega sarò io a saziarmi,
di tutto il tuo amore cieco ed ingordo.




FANTASMI

 
Siamo solo echi lontani
giochi di luce informe
silenzi dimenticati nel passato
immagini sfocate nella memoria

Siamo opachi come fantasmi
pura energia cinetica in movimento
in questo eterno spazio ci abbracciamo
e con giocondi sguardi fluidi scompariamo

Siamo distesi in questa prateria
tra palazzi antichi e vecchi rimorsi
tra la foschia e ciò che è stato neve
e la luce e il caldo ha sciolto greve

Evaporiamo come vecchie immagini
stampe impresse su una fotografia,
che sbiadita canta la sua ultima sinfonia
siamo fantasmi solcati da un senso di gloria suvvia!

Concediamoci ancora quella neve calda
brindiamo alla vita e al tempo concesso
al paradiso da noi creato in questo inferno
a noi fantasmi eretici che eclettici brilliamo in eterno




BORA


Uccello infernale che dimena le ali,
demone che veglia sulle vecchie vigne
scompigliando i dolci capelli corvini amati,
schiantandosi lungo le scogliere di Umago.
Il tuo urlo echeggia tra le colline striate,
fra vecchi boschi e antiche vie, e ti perdi in esse.
Nuoto in te con i miei dolci pensieri ,
Inalando i profumi del tartufo e del refosco
viaggio per i campi rossi di Sterna
e per le silenti terre carsiche. E ti ascolto.
Mi lascio ipnotizzare dalla tua potente voce
non è distante, né mi preme saperlo
l’unico pensiero fisso
è quello di udirti.





IL BALLO DELLA VITA


Siamo ballerini che arpeggiano
all’unisono volano e trasportano i sogni,
la vita, la morte le gioie.
È un ballo universale,
c’è chi è un grande chi mediocre.
Io penso di esser mediocre.
Nella massa grassa il mediocre,
affinché la vita appaia allo specchio
meno opprimente della sua riflessione.
Io ballo ballerino inesperto,
cingendo i tuoi fianchi ti trasporto
nell’universo inesplorato,
in antri celesti e luminosi,
dove sirene cantano e giocano.
Siamo ballerini inesperti della vita,
nell’eterno ballo della speranza.





NEVERMORE


Gliel’avrei gettata la proposta.
Forse sarebbe andata a buon fine.
Gliel’avrei gettata come l’amo ai pesci,
chissà! sarebbe andata fino in fondo.
La proposta del secolo;
Per me sarebbe stato tutto il mondo.
Non tornerà più indietro.
adesso avrei detto!
O mai più!
Gliel’avrei gettata in mare aperto,
negli occhi ancora aperti di gioia,
nel suo sorriso trasparente di energia,
nel suo dolore che non voleva sentire.
Io! in fondo al suo cuore;
So che avrebbe ancora combattuto,
pur di far felice e gioire suo figlio.
Un fior perpetuo tutt’intorno.
Adesso lo colgo!
O mai più!





NOVEMBRE


In una nuvola di settembre
mi inietto nebbia.
Non mi vedi ma ti ci specchi
tu mi scrivi ed io ti leggo
tu mi ignori ma io ti sento.
Nel fumo dei camini silenti,
in concomitanza coi tuoi sapori
chissà Baudlearie che avrebbe detto,
mentre fuma questa nebbia.
Io sento l’ardore che cuoce
le mie insane brune cervella.





GUERRA


C’era chi diceva che la guerra
non ha sembianze ne colori.
Altri che ha l’odore del sangue.
Altri dolore come le urla strazianti.
Altri bianco come il freddo della neve
e dei cadaveri che giacciono a terra,
restando per sempre giovani,
nell’oscurità di quel fardello glaciale
mentre cantano ancora l’inno,
della nazione che li ha uccisi.





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