71 Leonardo Tonini

     Megalopoli

     giugno 2014

     pag.32

     immagine di Stefano Santi


(Castiglione delle Stiviere, 1974) poeta e editore, ha scritto di Ungaretti, Deleuze, Pinter, Spinoza, Sloterdijk e altri. Ha pubblicato raccolte di racconti e poesie. Ha una passione per la Storia moderna e collabora a progetti internazionali (http://www.about-art-agency. com). Nel 2015 ha vinto il premio Virgilio Masciadri (Aarau, CH) per la promozione culturale.







dalla sezione Siriana



rimarrò tutto il tempo necessario



finché non mi dirai: il lavoro è fatto.

quindi alzai gli occhi e vidi
la presenza occupare l’orizzonte,
davanti e dietro e sopra di me.

non so leggere: rispose Muhammad

vi è un digiuno del corpo e
un digiuno della mente da tutti i pensieri impuri;
nel terzo digiuno ci si astiene
dalle preoccupazioni terrene.



ti bagnasti nell’Eufrate



per dimostrare qualcosa a te stessa,
incurante dei pannolini sporchi
e di me e di Mahmud fermi all’asciutto.
non ti toccava l’infinita deriva
delle divagazioni e l’attraversato
deserto di calcite e il librante
rapace che col suo occhio di delirio
ci bramava dall’alto di una duna
di pietre; no, tu nell’Eufrate solo
cercavi rivelazione e schiettezza,
impedita come eri dalle vesti
che non ti eri potuta togliere.



di tutte le fotografie, ogni cosa



ci ricorda qualcosa. Il nostro viaggio
ridotto a una tenda: fa ridere
il bambino. hanno cercato di
sabotarci: immagini si sovrappongono a
immagini: nel palinsesto
la stupidità della specie, e sangue
la strage irriga. di tanto non è rimasto
tanto: di altro,
ancora meno.



dalla sezione Megalopoli


perfezione e imperfezione



gli stereotipi sono in genere maschilisti,
il metodo è deduttivo. il campanile
austriaco tirato a nuovo. l’
assurda rapina ai danni del fornaio:
quello che mi preoccupa maggiormente
è un problema teorico, disse Gould.

quello che oggi ci appare strano
sono le tracce di una storia
che non conosciamo.



novanta volte un foglio da disegno



così non doveva essere, prendi
dunque il mio partito
nell’eventualità di un altro inizio
abituati a pensare che
l’evidenza è ciò che appare.
Effetti di lampade al neon
tra i rami la solitudine
umida notte nel parcheggio,
retaggio del piacere.
un senso che non sia di spaesamento:
voglio che costruiscano dappertutto,
che non lascino niente al caso.

- cemento e mattoni, e ancora asfalto
proprietà privata
: questo è mio e questo è tuo,
niente di più divertente!
e i giardinetti graziosi e finti,
il nostro unico satellite
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai? sulla megalopoli.
animale non specializzato
l’uomo.

al bar del paese incute desolazione
la sconsiderata ignoranza degli anziani.



dalla sezione Dire tutto di sé


il cielo oggi non può dirsi limpido



e nemmeno che ha il colore del glicine
e che la luce d’oro (che è intelligenza)
scenda da esso come il fondo di una Madonna col Bambino
di Duccio o di Simone Martini.
non posso certo affermare con sicurezza
che il sole si scioglie nel mare a occidente
(occidente/uccidente) se non hai mai visto il mare.

il tremulo canto di un uccello si confonde
con il rumore del traffico sulla strada.


  


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