62 Valerio Grutt

     Qualcuno dica buonanotte

    immagine di Valerio Grutt
    
inchiostro su carta, 2012

     pagine 16

     aprile 2013



Valerio Grutt è nato a Napoli nel 1983.
Ha pubblicato la raccolta di poesie Una città chiamata le sei di mattina (Edizioni della Meridiana, 2009). Alcune sue poesie sono state pubblicate nell’antologia  Subway. Poeti italiani underground (Ed. Il saggiatore, Milano 2006) ed in varie riviste. Ha realizzato in qualità di sceneggiatore e regista video e cortometraggi, tra i quali Paolina mia e Dante on the road. E’ stato direttore editoriale della rivista Popcorner e direttore artistico del festival Lyrics – Autori di Canzoni. Collabora con il settore cultura di Coop Adriatica e con il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna. È presidente dell’associazione Heket e cofondatore del Centro Internazionale della Canzone d’Autore.






Ci vuole coraggio per essere felici,
tempeste, clamori, impeto ha la felicità.
Discese violente, sbalzi improvvisi
e costante impazzire dei sensi.
Bisogna essere eroi per sorridere,
accogliere il cielo e la terra nel petto.








Della vita si controlla una piccola parte
delle spese, alcuni ripensamenti,
qualche oggetto di arredamento
e poche notti e poche ore.
Non si controllano gli incontri,
il lavoro, la travolta del passato,
tutto il terremoto dell’essere.
Quello avviene sradicando le facce,
scuotendo il buio e la grandezza.
Chi sono? Una bestia fresca di paradiso.







Ora che ritorno a casa soffiando i fiori
so dove sbattono i passati amori
i loro treni, le luci, le ciglia.
Ora che sono nell’età piena
del colpo del figlio
conosco l’abisso e il fragore di stare.
Le notti dal giorno lontano,
le insenature, Bologna, Milano.
Sento l’invito e il boato del giorno.







La verità alla fine del male
fulmina le lampadine.
Urla forte come un angelo
pieno di sonno
in mezzo a un temporale.






Forse la morte è un vento scuro
un profumo
quando scendono le sere
nella mezza luce delle cucine

Fa il suo giro, piena
di savana e mai lontana.   
Quando arriva ne percepisci
l’ombra, il cigolio, la presa.
Quando se ne va, si alzano
i soffitti, la musica si libera,
la ruga si disfa.

Ma c’è sempre una poltrona
il dietro di un armadio
il sotto di una forbice
che attende il suo ritorno.

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