11.Tommaso Soldini
Ribelle di nemico privo
pag. 48
immagine di copertina di Massimo Giudici
febbraio 2004
A VOLTE VORREI
A volte vorrei essere filosofo
dispiegare sapere,
divulgare a più non posso:
- la dialettica hegeliana intende
non c'è differenza (uff,
distorto da storei sto)-.
Padrone mi vedo di un'essenza$mai più randagio semmai pubblica scienza.
Cammino ritto tra un podio e un partito.
Influenza?
del fare deciso smagrita.
Toh, mi sveglio, gli occhi sprango,
vedo bianco e nero e cesso.
RIBELLE DI NEMICO PRIVO
Prometeo mi ha lasciato
verme, agli altri Frege e Rilke e Dante,
soave scolpir di sillabe e senso
io, Narciso senza specchio
resto, né arte né parte,
cameriere senza clienti
infermiere senza pazienti.
Ribelle di nemico privo.
FUGA PER LE ROTAIE
Corro giù per le rotaie
fanculando strade e case
fuggiasco ramingo randagio
un moto gaio invece del grigio.
È il ritmo che qui scrivo - netto -
un velluto bruno scuro
cimitero vecchio oppure vivo.
ALMENO FALLO
Almeno tu, fallo per tutti
ringalluzzito per ieri
portatore pipistrello di
verbo, per tutti fallo e dimmi
rincasi o t'immerdi?
Se mi muoio mostro.
HEI
Ehi, capelli incazzati
- vocata guarda e gira -.
Resto un ratto per te, raro
mostra magari di amare
ma
la vetrata fra noi
io pavone mi devi mirare
accetto o dinieghi?
Se non fuggo dal se lo so.
BAR OASI
Tanto ridi di me,
falsa cortesia la tua.
Tanta fede non ho,
deserto morale in cui stecco.
È un la
di dipasono rotto,
che tocca le corde spezzate, legno
compensato da note sviolinate.
Intanto non mi fotti,
prima che agisci parto
- fuggo le fiamme le lingue di fuoco -
di te. Certo.