07.D.Bernardi, G.Bernardi, E.Buletti,
D.Monopoli, F.Moro, A.Tedesco
Si opera nella sola durata
maggio 2003
pag.18
Daniele Bernardi
uno sbuffo
che di volta in volta muta
apre la volta torta
della sacca cardiaca
un soffio
arde i cardini giugulari
inalbera il fiotto purpureo
vela del ventricolo
si tendono funi rosse
annodate alle giunture
schricchiolano
finchè un sospiro del sangue
non le spezza lungo l'eco
del tonfo conseguente
Davide Monopoli
in che cosa consiste
questo nostro essere poeti?
questo nostro vivere nella sola durata,
in una zona senza tracce, dalla parte del fuoco,
questo nostro vivere fuori dell'arbitrio fra alto
e basso, in attesa dell'evento, del verso,
del gesto che cattura, per altri versi,
il flusso imperversante della vita
-di quel che manca alla vita,
in attesa di una palingenese
che non ha ancora nome,
tra il dire e il fare, navigando
in altro mare, in che cosa consiste
questo nostro essere poeti?
questo gioco insensato di scrivere,
questo nostro essere ladri di fuoco,
verso per verso, giorno dopo giorno,
istante dopo istante, rotolando nel
silenzio tra il colpo di dadi e le sue
tracce astrali, in attesa del momento
in cui colpire, in cui aprirsi al
verso che apre al
mondo-e alla
sua voce
Alessandro Tedesco
Dura come il marmo, questo riallacciarsi, una corda protesa nel vuoto,
come una mago a suon di suoni, verrà e andrà come non volevo, troverò
ancora il luogo da compatire e penserò il viso come un periodo da
schernire, il nome la causa il luogo e il calpo del vento,
poi delirio polvere, che tutto ciò secca come un tubero
che si nutre di sole senza radice.
Giona Bernardi
Rispetto le cose alla luce del sole, sensa essere
capace di metterle a posto.
Da lontano voglio tutto così vicino sotto le
coperte ma mi dimentico del freddo.
Poi volo via col vento davanti agli occhi di un
amico. Chiamami.
Qualsiasi cosa porta, chiamami.
La luce non si leva mai di torno, allora posso dire
chiaramente quello che penso, Mi svelgio con un sorriso
tutti i pensieri più semplici di questo mondo come
difesa estrema. Non faccio niente, quargo i giocatori
polverizzati dalle rise. Mi duole il cuore sulla
macchia sveglia, troppo circondato , ti vorrò sempre
bene, cammina, non penso facile. Devo essere vero.
Nessuno ha voglia di farsi un cazzo sul mio letto,
maledizione. Però sorride sempre, non ho voglia di
fare foto. Chiede poco gabbiano.
Mi farà male la schiena, come sempre troppo cibo,
posso solo fare quello che devo e se devo mi faccio
pure fuori dalle risa.
Elia Buletti
e siano in quiete fuori preme la febbre
con le sue occhiaie morbide appiccica
falene in cenere ti supplicano così dolci
spinose chine addolorate
con un teschio alle spalle fasciate in plastica
ed esili così spaventate non hanno tempo da perdere
succhiano la spina ti sono alle costole
carezzano un cuore con le gambe aperte
e un fegato che fiorirà.
pallida monaca senza veste senza corpo
sciogli questa illusione di preghiera
te ne prego te ne prego te ne prego
fai a brandelli i tuoi stracci ed asciuga le sue gote
il buffone odia la sua vita e la ama
poiché lui non attende e non diverrà
verrà appeso invece o bruciato
sotto ai suoi piedi saranno scalzi
a mani vuote
(nulla è stato scritto di lui
nulla qua dentro è vuoto
siamo in pace là fuori)
Flavio Moro
chi sia non so, come mi so,
non sono,
cosa che non è cosa,
punto e cerchio
io,io non credo alle mie parole
io,io non credo alle mie parole
io sono ognuna delle mie parole
ogni mia singola parola ha vita autonoma da sé
, e da me
io sono ogni vita delle mie parole
, la mia vita
non parla
la mia vita vive la vita delle mie parole
, dal di fuori
la morte spegne la morte
delle mie parole a nuova vita
, da dentro
io vivo la morte apparente che parlo,
che vive fuori di me,
che vive fuori di sé
le mie parole non mi appartengono,
quel che mi appartiene è cosa morta,
le mie parole vivono la mia morte, da dentro
io appartengo loro come cosa viva,
ma la loro vita non dipende da me,
dipende dalla mia morte, quella che tace,
che tacio,
quella che non riguarda me,
ma le mie parole